Chi sta usando l'intelligenza artificiale per fare musica?

Più di una ricerca ci dice che l'uso dell'AI per creare musica (e qualsiasi altra cosa) è anzitutto una questione generazionale. Se c'è chi ci vede l'inizio dell'apocalisse, a molti ragazzi e ragazze della Gen Z sembra un'opportunità. A che punto siamo arrivati, e cosa comporta tutto questo?

Pur non essendo gen z ci dilettiamo con l'ai
Pur non essendo gen z ci dilettiamo con l'ai

Il rapporto tra l'intelligenza artificiale (IA) e la musica sta attraversando una fase di intensa riflessione e dibattito, come evidenziato da un recente studio condotto da YouGov, un gruppo internazionale specializzato in analisi di mercato. L'indagine, rivolta agli americani di diverse fasce d'età, ha rivelato un interessante dualismo tra l'entusiasmo per l'utilizzo dell'IA nella produzione musicale e le preoccupazioni etiche, creative ed economiche ad esso associate. Ci sembrava giusto approfondire in questa puntata la tematica che può generare una discussione interessante, perchè se forse è considerato delicato e ripetitivo riflettere su questo strumento, diverso è capire se tutto ciò è generazionale oppure no, ma soprattutto negli ultimi 10 anni cos'è successo?

GEN Z LOVES AI

Secondo lo studio, la Generazione Z emerge come un gruppo particolarmente incline ad abbracciare l'IA nella musica. Il 49% di questa generazione si mostra interessato all'utilizzo dell'IA per modificare e migliorare la musica, mentre il 40% è aperto al nuovo materiale creato con l'ausilio di questa tecnologia. Tuttavia, nonostante tale interesse, sorgono interrogativi cruciali riguardo all'originalità e all'unicità delle opere musicali generate dall'IA. La mancanza di queste qualità rappresenta una delle principali preoccupazioni espresse, con il 55% degli intervistati che teme la perdita del carattere distintivo nell'ambito musicale

LE PREOCCUPAZIONI SONO LE STESSE

Parallelamente all'interesse emergente, sorgono preoccupazioni riguardanti l'impatto dell'IA sull'occupazione nel settore musicale. Il 55% degli intervistati esprime timori legati alla possibile riduzione delle opportunità lavorative, mentre un terzo degli adulti teme una sorta di "mercificazione" della musica, con conseguente omologazione dei generi e riduzione della diversità artistica. La questione etica legata all'utilizzo dell'IA nella musica è altrettanto significativa. Le implicazioni legali, compresa la violazione del copyright, preoccupano il 55% degli intervistati, mentre oltre un quarto si interroga sulla diminuzione della diversità dei generi musicali. Questi timori, se trascurati, potrebbero minare la fiducia del pubblico e compromettere il sostegno agli artisti che fanno uso dell'IA. 

OPPORTUNITÀ E TRASPARENZA

Una parte crescente della comunità musicale sta adottando strumenti di IA generativa per superare blocchi creativi e personalizzare le proprie opere. Inoltre, la ricerca indica che solo il 21% degli adulti americani è sicuro di poter individuare l'uso dell'IA nella musica. La capacità di distinguere tra composizioni generate dall'IA e quelle create manualmente potrebbe influenzare significativamente il sostegno agli artisti che fanno uso di questa tecnologia. Infatti, il 39% degli adulti che si fidano di individuare l'IA nelle composizioni musicali è più propenso a sostenere gli artisti che la utilizzano, rispetto all'11% degli adulti che non si sentono in grado di riconoscerla.

Per concludere, l'interesse per l'utilizzo dell'IA nella musica è innegabile, ma le preoccupazioni e le domande sull'originalità, sull'occupazione nel settore e sulle implicazioni etiche e legali sono altrettanto rilevanti. La fiducia nell'individuare l'IA nella musica svolge un ruolo cruciale nel determinare il sostegno agli artisti che ne fanno uso. Affrontare tali preoccupazioni in modo trasparente e rispondere alle sfide emergenti potrebbe essere fondamentale per plasmare il futuro della musica in un'era sempre più influenzata dalla tecnologia.

 

GLI STRUMENTI DA SOLI NON PORTANO DA NESSUNA PARTE
 

È uscito un documentario molto interessante della band YACT e dovete assolutamente guardarlo. Nel 2017, il panorama dell'intelligenza artificiale (IA) era molto diverso da quello che conosciamo oggi. Non c'erano ChatGPT, Midjourney o DALL-E. I dipendenti delle aziende non portavano il titolo di "prompt engineer". Non esistevano strumenti per la conversione testo-audio o testo-video. L'IA non era integrata in Photoshop e mancavano strumenti di consumo per il pubblico generale. In breve, le possibilità offerte dall'IA sembravano ancora remote e inaccessibili. Questa mancanza di strumenti pronti all'uso non è stata solo una carenza tecnologica, è stata anche una benedizione travestita. Gli individui e le aziende sono stati costretti a collaborare con persone al di fuori delle loro cerchie sociali, spingendoli a cercare innovazioni al di fuori dei soliti confini. L'assenza di strumenti preconfezionati ha richiesto un impegno più profondo e un lavoro più collaborativo con tecnologi per costruire e adattare modelli personalizzati.

INTERSEZIONALITÀ E ADATTAMENTO 

Ricercatori e professionisti si sono rivolti a strumenti di ricerca open-source, anche se incomprensibili, per ottenere risultati. In un ambiente dominato da codificatori, gli artisti hanno dovuto adattarsi e imparare a utilizzare tecnologie complesse per realizzare le loro visioni. Questa situazione ha portato a un'interessante intersezione tra arte e tecnologia, dove gli artisti non solo dovevano padroneggiare il loro mestiere creativo, ma anche imparare a navigare nel mondo della codifica e dell'IA. L'IA non era più un'entità distante e incomprensibile, ma qualcosa che richiedeva una comprensione pratica e un'applicazione creativa.

ACCESSIBLITÀ E INTEGRAZIONE

Con il passare del tempo, l'IA ha iniziato a evolversi, diventando sempre più accessibile e integrata nella vita quotidiana. Strumenti come ChatGPT hanno aperto nuove possibilità nel campo della comunicazione e della creatività, mentre DALL-E ha dimostrato il potenziale dell'IA nel campo della generazione di immagini. La figura del "prompt engineer" è emersa, riflettendo la crescente importanza di guidare l'IA attraverso input umani per ottenere risultati desiderati. Oggi, l'IA è diventata parte integrante di molte industrie, compresa quella artistica. Artisti, designer e creatori di contenuti utilizzano regolarmente strumenti alimentati dall'IA per ampliare le loro capacità creative e raggiungere nuovi livelli di espressioneTuttavia, mentre l'IA diventa sempre più onnipresente, è importante riflettere sul viaggio che ha compiuto dal 2017 a oggi. È stato un percorso caratterizzato da sfide e opportunità, che ha visto la convergenza tra arte e tecnologia in modi unici e innovativi. E mentre guardiamo al futuro, è essenziale mantenere viva la creatività e la collaborazione che hanno caratterizzato questo viaggio fin dall'inizio.

  

Questo contenuto è tratto dalla nostra newsletter dedicata agli artisti, che si chiama Ghost Track ed esce ogni mercoledì. Se vuoi rimanere aggiornato su tutte le nostre novità per chi suona, iscriviti alla nostra newsletter Ghost Track.

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L'articolo Chi sta usando l'intelligenza artificiale per fare musica? di Teo Filippo Cremonini è apparso su Rockit.it il 2024-05-13 10:32:00

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