È rimasto lontano dal mercato discografico per diversi anni, tanti per un mondo che si muove alla velocità degli indici di borsa, non tanti per chi pensa che la musica sia un oggetto da trattare con cura. Samuele Bersani si muove così, che siano i dischi oppure i tour. Si è preso il suo tempo ed è tornato sulle scene con un progetto nuovo: portare la sua musica nei teatri, accompagnato da un’orchestra di numerosi elementi con l’eleganza sonora di sempre.
L’esperimento era iniziato l’anno scorso a Roma e Milano, qualche tempo dopo l’uscita di Cinema Samuele, ora è ripartito con Samuele Bersani & Orchestra – tour indoor 2024, un progetto più ambizioso ancora, con varie date nel mese di aprile in alcune delle principali città italiane e poi un appendice negli eventi estivi. Un viaggio mirato nel passato, una galleria di canzoni che rintraccia la genealogia di un cantautore tra i più apprezzati dal pubblico e dalla critica.
Siamo andati a vederlo agli Arcimboldi di Milano, dove per altro tornerà il 20 aprile, e vogliamo raccontarvi un po' cosa aspettarsi. L’esibizione si carica di grazia sin dal primo minuto. Sulla scena, con l’ironica cordialità dell’amico della porta accanto, accompagnato dall’Ensemble Symphony Orchestra, Bersani regala le sue canzoni a una platea accesa. Il repertorio mostra la disinvolta alternanza di stili, sonorità e arrangiamenti che vestono di nuovi abiti i brani in scaletta: musica apparentemente semplice, in realtà intarsio complesso, calligrafia di esperti amanuensi musicisti. Quasi una sorta di teatro in musica, un karaoke di lusso che offre al pubblico il piacere di un pop sofisticato che nessuno oggi sembra più all’altezza di proporre.
La scaletta si apre con Il Mostro, rappresentazione dello spirito un po' favoliere, un po' dolente del Bersani degli esordi; un brano puro che, in chiave orchestrale, non cerca cieli o rivolte ma è fatto di respiro e semplicità. L’atmosfera di Come due somari e Occhiali rotti ha il passo di chi ama addentrarsi nella vita con parole gentili, quella gentilezza che l’autore ritiene sopraffatta dall’egocentrismo edonistico dei nostri tempi, invitando il pubblico a riconoscerla e a praticarla ovunque.
Spaccacuore procede sicura come una macchina ben collaudata, senza sterzate improvvise, seguendo la strada di una melodicità mai banale; Lo scrutatore non votante, cui segue Barcarola albanese, traccia il percorso di un cantautore refrattario ai luoghi comuni, capace di trasformare la melodia in poesia. C’è aria di celebrazione nostalgica in En e Xanax, Cattiva, Coccodrilli, Freak, Replay, in cui Bersani risale direttamente alla fonte d’ispirazione con adattamenti appetitosi (il bolero di Freak, ad esempio), con impianti sonori che trovano la giusta chiave per entrare perfettamente nella canzone. Il concerto è una dedica in musica ad un pubblico di fedelissimi e raggiunge la massima intensità quando tutti cantano Giudizi universali in un trasognato viaggio della memoria che abbraccia nuove riletture di altri classici famosi: Chiedimi se sono felice, Il pescatore di asterischi, Braccio di ferro, Chicco e spillo.
Dopo trent'anni di onorata carriera, Bersani sembra aver chiesto e ottenuto quasi tutto dalla canzone d’autore, eppure ancora si sforza di interrogarla nella volontà di ottenere qualche intrigante risposta. Ciò avviene grazie a tanta metodica applicazione del concetto di passione, dove trovano rifugio classe, eleganza, creatività. E il sogno di un’orchestra al suo fianco.
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L'articolo Quello di Samuele Bersani è un karaoke extralusso di Libera Capozucca è apparso su Rockit.it il 2024-04-09 14:57:00
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