(Foto in home di Emanuela Rillo, Polaroid di Michele del Nobolo)
Tutti i cambiamenti arrivati insieme al nuovo album: i ritmi in levare, i colori diversi e altri immaginari con cui rapportarsi. Ma le parole rimangono dense e importanti. Con un Davide Toffolo non perfettamente in forma ma che ha retto ugualmente. Con i Pan del Diavolo in apertura, imperdibile. I Tre Allegri Ragazzi Morti passano a Milano con il tour di Primitivi del futuro. Claudia Selmi racconta.
Alla gente cosa interessa?
Partono i Pan del Diavolo, impartiscono forza e chitarra e mento in su, la gente inizia a ballare, pugni sotto le braccia e gambe piegate, e canta a squarciagola, canta tanto, non è di emozionalità l'atmosfera, è di festa, una festa di paese, il pubblico ha già sentito e sa cosa aspettarsi, si aspetta qualcosa che ha già dentro, e che canta. I Pan del Diavolo sono in forma, magari non si sente sempre bene ma la performance c'è, la gente è accalcata, "Lo sapete già che non si fa fatica vero?" scherza Alessandro Alosi dal palco asciugandosi il sudore, "uh ih ah ah" buttiamo fuori tutto, "ho una bomba nel cuore che fra poco esplode", uno asciuga la faccia dell'altro, e il duo scalda tutti quanti. E' un soffio di vento caldo e notti d'agosto quello che portano, "su una cinquecento o una seicento che sia", è una frase che risuona e cerca di evadere da una Milano tendoni e cuore strano, bevo una birra a un tavolo di gentilissimi sconosciuti che parlano di passaggi in macchina e di posti dove dormire, ma parte il concerto dei Tre Allegri Ragazzi Morti, corro di là vedo la sala del primo palco vuota, inizia fuori la marea di gente che come un tappeto fluttua fino al palco esterno. La voce di Davide Toffolo è costretta ad arrochirsi ogni tanto per contrastare la bronchite, si vede un inedito Enrico Molteni al basso che oscilla a tempo di dub, e per il resto non vedo più niente che sono esclusa momentaneamente dalla visuale e relegata dietro la tenda, posto in cui riesco a incontrare tutti i presenti che conosco stando ferma, un punto strategico.
Qualcuno mi ha detto che per passare dopo una carriera del genere a fare un disco reggae che resta pur sempre prima di tutto un disco dei Tre Allegri bisogna essere dei geni, a me piace più degli altri dischi addirittura, ma sono una fan piuttosto recente, non mi azzardo a dirlo troppo ad alta voce, qualcuno è lì solo per sentire "Mio fratellino ha scoperto il rock'n'roll". "Primitivi del futuro" scorre liscio e un po' minimalista, ballo che è un piacere, perché il reggae si balla, qualcuno ha detto che l'uomo è fatto per danzare, il ballo ce l'ha nel dna, il punto è che stavolta non c'è solo ritmo e suono, ma, rispetto ad altri concerti reggae, ci sono le parole da ascoltare, e non sono parole qualsiasi, sono le parole d'ordine dei Tre Allegri, rimescolate di nuovo per essere ritrasmesse, e se la gente non vede l'ora di ascoltarle, e le sa a memoria, e le canta e ci crede, non c'è da temere, siamo tutti sulla stessa arca, aspettiamo le stesse cose e vogliamo le stesse cose, perché tutta 'sta gente non è a un concerto in inglese, e va bene il ritmo che ti prende, ma se ti emozioni stai condividendo quelle parole. E le parole dei Tre Allegri sono quelle giuste, del cambiamento, della forza, della critica, di se stessi, della ribellione, dell'energia positiva, della vita da vivere. Senza contare che tra i vari bis e tris con la gente che non si muove di un decibel con il gruppo che non sa se Davide ce la farà a cantare un'altra frase, pronti a una jam dub di sostituzione, c'è un medley di dieci minuti del loro primo demo su un giro dub, spezzoni di canzoni messe una dietro l'altra, ricomposti come un mosaico, che riecheggia come un pezzo dub degli anni 70, frasi che vengono come da un'antichità comune o un subconscio blu. Un momento davvero grande del concerto, imprevedibile, Davide grida o canta, si sbizzarrisce e scioglie tutto il corpo, si muove come uno stregone africano, e ci sono delle frasi stupende, qualcosa come:
"l'hai detto tu, il tempo passa, l'hai detto tu, sarà diverso, il futuro si è dimenticato un parametro fisso che è l'uomo e un concetto, contemporaneamente io vivo in un presente che per altri milioni è un deserto di fame e di guerra, la vita è come un karaoke, qualcuno vive e tu ripeti, la vita è come un karaoke, tu che ripeti ed io che rido, sessanta milioni di topolini davanti alla tivù in quanto tempo impareranno il facile du du du". Ed è risuonato metallico e meraviglioso un "MADRE MIA avrei voluto esser come mi vuoi ma in questa vita sono come mi piace a me".
(ho scelto qualche frase che mi ricordavo, niente a che vedere con il medley reale).
E mi hanno detto che si accendevano dei neon colorati sulle loro teste. Io da lì riuscivo solo a vedere Davide che si dimenava come un caraibico. La filosofia dei Tre Allegri Ragazzi Morti che con il reggae si fa ancora più grande.
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L'articolo Circolo Magnolia - MIlano di Claudia Selmi è apparso su Rockit.it il 2010-04-08 00:00:00
COMMENTI (5)
bello l'articolo e belle le foto.:)
bella cla :)
uh
La prima Polaroid è Fantastica.
michele1/4zeffjack
bello!