Il culto di Claudio Caligari passa anche dalle sue musiche

Con soli tre film, il regista ha costruito il proprio mito (purtroppo solo postumo o quasi). Ora che la Rai lo celebra, ripercorriamo le colonne sonore della sua carriera: dai viaggi sintetici di Detto Mariano in "Amore tossico" al dualismo di "Non essere cattivo"

Una scena da "Amore tossico", il primo film di Claudio Caligari
Una scena da "Amore tossico", il primo film di Claudio Caligari

Domenica 6 settembre, su Rai 4, è stata annunciata una serata dedicata a Claudio Caligari: alle 21.20 verrà mandato in onda Non essere cattivo, realizzato appena prima della scomparsa del regista, e successivamente il documentario a lui dedicato Se c’è un aldilà sono fottuto, di Simone Isola e Fausto Trombetta, con le musiche di Marco De Annuntiis.

Il rapporto tra De Annuntiis e Caligari parte da lontano, ed è proprio il musicista ad aver avuto l'idea di realizzare questo documentario: "Ho conosciuto il regista Fausto Trombetta componendo le musiche di un altro suo precedente documentario, poi lui fece a sua volta la regìa di un mio videoclip", ci ha detto. "Eravamo cresciuti a Ostia e diventando amici scoprimmo che entrambi avevamo rapporti di amicizia e in qualche caso perfino di parentela – Michela Mioni è una mia “zia” acquisita – con personaggi del cast di Amore tossico. Così, quando mi venne l’idea di realizzare un film su Claudio, lo proposi subito a lui".

Pur realizzando solo tre lungometraggi, Caligari è diventato un regista di culto nel nostro Paese e non solo, puntando la lente di ingrandimento sul degrado suburbano della periferia di Roma, tra droga, prostituzione, stupri e violenza. Purtroppo tardi. Il suo era un cinema ruvido e tremendamente vero, che nasconde anche nella sue colonne sonore un incredibile – e spesso sottovalutato – punto di forza.

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Dopo un inizio come documentarista sociale, con particolare attenzione verso il Movimento del ’77, Caligari realizza il suo primo film: Amore tossico, del 1983, incentrato su un gruppo di eroinomani tra la periferia romana e la spiaggia di Ostia. Si tratta sì di cinema di finzione, ma con un cast pieno di attori tossicodipendenti. Come Cesare, il protagonista, che – pur riuscendo a smettere con la droga – morì di AIDS sei anni dopo l’uscita del film. La colonna sonora di Amore tossico venne composta da Detto Mariano, uno dei più importanti arrangiatori della musica leggera italiana tra gli anni ’60 e ’70, scomparso a marzo a causa del Covid.

Si tratta di musiche volte a sorreggere una pellicola dove dominano la tensione e il silenzio, soprattutto nelle scene in cui i protagonisti si iniettano in vena l’eroina, motivo per cui la colonna sonora è stata pubblicata in vinile solo nel 2016. Nonostante questo ruolo di supporto, si tratta di un lavoro eccezionale e per certi versi avanguardistico: tra Carpenter, Christiane F. e la synthwave, Detto Mariano accompagna con glaciale malessere i momenti più bassi nella vita di questi ragazzi senza una prospettiva per il futuro. Per contrasto, risalta l’amara spensieratezza con cui Cesare, Enzo e Roberto “Ciopper” cantano Per Elisa di Alice, canzone in cui il testo è sempre parso far riferimento all'eroina, mentre tornano a casa la sera dopo essersi fatti nel pomeriggio.

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A distanza di quindici anni, dopo molte sceneggiature scritte e mai portate sullo schermo, Caligari arriva al secondo capitolo della sua ideale trilogia con L’odore della notte nel 1998. Qua un poliziotto della periferia di Roma, interpretato da Valerio Mastandrea, guida i furti notturni di una banda di rapinatori per i quartieri ricchi della capitale come riscatto sociale e rivalsa proletaria. Questa volta la musica è del duo Pivio e Aldo De Scalzi, prolifici autori di colonne sonore anche in tempi più recenti e che si dedicano al film di Caligari dopo aver esordito l’anno prima con Il bagno turco di Ferzan Ozpetek.

Qua, la musica racconta la dimensione urbana del giallo metropolitano attingendo dall’industrial, dal breakbeat, da ritmi dub e jungle. Una cupezza ancora più accentuata rispetto al capitolo precedente, mentre lo stile registico passa da un realismo esasperato a una dimensione più grottesca. In questo senso, una delle scene più surreali è proprio a tema musicale, con l’improbabile cammeo di Little Tony: Maurizio/Marco Giallini, mentre lo tiene in ostaggio, lo obbliga a cantare Cuore matto, fino a puntargli la pistola contro. Memorabile.

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Passano altri diciassette anni, Caligari non dirige niente. Non perché non vorrebbe, ma perché si trova ancora ignorato da un mondo che non lo accoglie e non si fida di lui. C’è tanta gente che però crede nei suoi progetti. Tra questi c’è di nuovo Valerio Mastandrea, che decide di scrivere una lettera aperta a Martin Scorsese per aiutare l’amico a realizzare il suo ultimo progetto. Scorsese non risponderà mai, ma tanto basta per attirare l’attenzione di nuovo su Caligari al punto che Non essere cattivo si riesce a fare.

Non essere cattivo è il capolavoro del regista piemontese, nonché ideale continuazione di Amore tossico: lo sfondo sociale è sempre lo stesso ma spostato negli anni ’90, in cui ancora traspare il mondo pasoliniano che tanto è stato fondamentale per Caligari e dove ritorna la droga come evasione da una realtà troppo difficile da accettare.

Le musiche sono di Paolo Vivaldi in collaborazione con Alessandro Sartini e rappresentano la dualità dei due protagonisti del film, Vittorio e Cesare – interpretati da Alessandro Borghi e Luca Marinelli –, nel loro modo diverso di combattere contro la dipendenza. Da un lato abbiamo composizioni delicate e drammatiche, dominate da sax leggiadri e pianoforti sognanti, dall’altro c’è la ruvidezza delle chitarre elettriche e di synth minacciosi.

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Claudio Caligari muore appena terminato il montaggio di Non essere cattivo, nel maggio del 2015. Scompare così il regista degli ultimi, che a sua volta ha pagato il pegno di essere scomodo e, anche per questo, irresistibile nei tre spaccati di brutale realtà che sono i suoi film. Se c’è un aldilà sono fottuto, pubblicato quattro anni dopo, vuole raccontare una delle figure più emarginate e affascinanti del cinema italiano attraverso le voci di colleghi, attori e amici che hanno avuto l’opportunità di trovarsi vicino a Caligari. "Con Fausto iniziammo nel 2017 a fare il lavoro, contattando gli attori, convincendoli, gestendo insieme le interviste, ma da subito pensando anche a inserire riprese dei suoi luoghi, che poi sono anche i nostri", ci ha svelato De Annuntiis. "Di solito li si chiama luoghi pasoliniani, per noi sono caligariani".

De Annuntiis, per chiudere, ci ha rivelato anche un piccolo aneddoto su Caligari: "A Claudio avevo già dedicato una canzone, Blues della Renault, perché avevo notato che in Amore tossico tutte le auto usate dai personaggi nel film sono modelli Renault dell’epoca, mentre nessuno del cast se n'era accorto", ci ha spiegato il musicista. Come è anche una Renault a comparire in una scena cruciale di Non essere cattivo: "Durante le riprese ero spesso presente sul set e, quando si girò sul lungomare di Torvajanica la scena della rapina, ho subito pensato che Claudio avesse voluto inserire un’ulteriore auto-citazione. A volte amo pensare che l'abbia fatto per raccogliere il mio suggerimento. Non lo saprò mai, perché quella fu anche l’ultima volta che lo vidi, sarebbe morto poche settimane dopo". 

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L'articolo Il culto di Claudio Caligari passa anche dalle sue musiche di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2020-09-04 16:30:00

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