Claudio Cecchetto è uno di quei signori che hanno inventato la cultura pop in Italia: dj, produttore, personaggio televisivo, cantante (Gioca Jouer è entrata nell'immaginario collettivo), talent scout, negli anni ha scoperto e lanciato Jovanotti, gli 883, Fiorello, Amadeus, Gerry Scotti, Sabrina Salerno, Sandy Marton, Daniele Bossari, Fabio Volo, Leonardo Pieraccioni e pure i Finley, ha fondato e portato al successo Radio Deejay e Radio Capital, ha presentato Discoring, Sanremo e il Festivalbar e ne ha fatte altre mille, ma ci fermiamo qui per ragioni di spazio.
In questi giorni difficili, ha lanciato una campagna di solidarietà che è anche un gioco che coinvolge il calcio, i suoi tifosi e la solidarietà. Si chiama Donation League e le donazioni sono destinate ai reparti di malattie infettive di tutta Italia in prima linea contro il Coronavirus, rappresentati dalla Società Italiana di Malattie infettive (SIMIT).
Tra i personaggi noti che hanno deciso di supportare l’iniziativa, nonché grandi tifosi vi sono Max Pezzali, Gigi D'Alessio, Emis Killa, Francesco Facchinetti, Carlo Conti, Caterina Balivo, Pierluigi Pardo, Daniele Bossari e molti se ne stanno aggiungendo in queste ore. La prima fase di Donation League finisce domenica. Abbiamo preso questa sua ultima iniziativa come occasione per parlare con lui di questo periodo strano per la musica, di ciò che rimane e di quello che sarà.
Come funziona la Donation League?
Guarda, è molto semplice, abbinata a una donazione c'è anche la scelta della propria squadra del cuore, quindi uno decide quanto donare e poi indica il team, questo fa guadagnare un punto alla squadra e in qualche modo si stabilisce una specie di campionato delle tifoserie. Visto che non possono più scendere in campo i giocatori, allora entrano in campo i tifosi sotto il segno della solidarietà. Come nel campionato vero e proprio, si crea una classifica con le tifoserie che hanno donato di più. Domenica si conclude la prima fase, che abbiamo fatto un po' come esperimento e abbiamo visto che funziona, per il momento in vantaggio ci sono i tifosi dell'Inter, seguiti dal Milan e dalla Juve. La raccolta fondi andrà a sovvenzionare la ricerca del professor Massimo Galli, primario del Polo Universitario dell'ospedale Sacco, collegato con altri primari della Società Italiana Malattie Infettive, che opera in tutta Italia.
Perché hai scelto il calcio come scintilla per la solidarietà, e non la musica?
Perché la musica in ogni caso sta andando ancora, sta scoprendo nuovi canali, e poi perché mi sono accorto che quando è stato sospeso il campionato, i tifosi, quasi per pudore, non manifestavano più il tifo per la propria squadra, quando invece il tifo è stato il motore della settimana, che aiuta a passarla bene, con entusiasmo. Mi sono detto: dovremmo dare ai tifosi un motivo per esprimere di nuovo il tifo, con un intento solidale, in questo momento difficile.
Come stai vivendo queste giornate?
La musica mi ha riempito la vita e riempie anche queste giornate, infatti sono spesso e volentieri su Spotify ad ascoltare tutte le novità, è un vizio da dj che mi è rimasto. Sono particolarmente attento alle novità, anche se ce ne sono poche perché, come dico sempre, la musica è giù stata inventata tutta. Nel rock e nel pop è stato scritto tantissimo, ecco perché è venuta fuori la trap. I giovani si sentono proiettati verso il futuro e la trap ha meno collegamenti col passato di quanto abbiano altri generi: è parente del rap, ma è comunque un altro linguaggio e li rappresenta nella miglior maniera possibile. Tra l'altro uno dei miei due figli, insieme ai suoi amici, si è messo a fare trap per puro divertimento.
A questo proposito, come hai preso il revival degli anni '80 nel pop, che ha riportato gli artisti italiani in classifica?
È stato un periodo molto produttivo, quindi sono nati dei grandi successi. Tu quando ascolti una di quelle canzoni, non pensi "Ah, gli anni '80", ma pensi "Oh che bel pezzo, com'è divertente". È un po' come per gli anni '70: se oggi ascolti YMCA dei Village People, non ti viene da pensare a quanti anni sono passati, ti godi la bella canzone, che ti fa ballare. Gli anni '80 sono stati molto importanti per la musica, la new wave, la dance made in Italy, quindi è chiaro che ancora oggi qualche artista si ispiri a quei suoni.
Qual è stato l'ultimo concerto che hai visto prima del lockdown?
Io per curiosità vado più o meno a tutti i concerti che mi capitano. L'ultimo stato quello di Ultimo, devo dire che ha un pubblico veramente appassionato, un gran numero di fan accanitissimi.
In questo momento, però, i concerti sono tutti in stand by. Il business musicale potrebbe vivere anche senza aggregazione?
È stata una bella botta. Il live è stato quello che ultimamente ha risolto i problemi della musica, da quando si vendono meno dischi, i concerti tengono su tutto il mercato. Ora manca il motore economico principale della musica. Io sono un ottimista per natura e spero che questo virus, così com'è apparso velocemente, se ne vada fuori dalle palle altrettanto velocemente.
Hai sentito Max Pezzali recentemente? Salteranno i live a San Siro?
Max lo sento quasi tutti i giorni. Comunicazioni ufficiali, sia governativo/sanitarie sia dall'organizzazione di Vivo Concerti non ne abbiamo, ed è chiaro che siamo teste pensanti e sappiamo che se c'è un minimo di pericolo per le persone che vengono al live, quello non si fa. Ci dispiace perché sarebbe un concerto in meno, un grande evento e una grande festa, però se il pubblico deve rischiare sono d'accordo nel rimandarlo, eventualmente all'anno successivo.
Le dirette su Instagram le segui?
C'è un traffico incredibile su Instagram, anche lì come nella musica c'è una specie di hit parade. Mi sembra che al numero uno ci sia Lorenzo (Jovanotti, ndr) per un certo tipo di comunicazione stile diario, e l'altra numero uno sia Jo Squillo che fa bordello! Dopo ci sono tutti gli altri, proprio come fosse una classifica. Io le condivido perché mi pare un ottimo sistema per poter passare questo periodo, anche fosse solo per dieci persone, però sono comunque dieci persone che in quel momentosi stanno riempiendo la giornata.
Instagram non sostituirà mai i live, ma può essere la nuova tv? Da lì possono uscire le nuove star?
Se hai talento, qualsiasi strumento è buono. Per Instagram c'è bisogno di un sacco di talento, perché come strumento ha i suoi limiti, quindi devi essere anche intrattenitore, simpatico. Diciamo che IG prende una nuova fascia di telespettatori, con tutto quello che comporta.
Oggi una tv musicale com'era MTV risulterebbe anacronistica?
Se vuoi la musica, i social ti hanno abituato ad andare a cercare quella che vuoi, non quella random. Quando vuoi distrazione e non hai voglia di fare ricerca vanno benissimo, ma non avranno mai il successo di una volta.
Visto il periodo, questa potrebbe essere la prima estate senza i tormentoni...
Sai, il termine tormentone vuol dire che una canzone viene trasmessa da più radio, sempre la stessa, quindi sicuramente ci saranno canzoni che piaceranno di più rispetto ad altre. Bisogna vedere come si vivrà questo tormentone, perché se questo problema sarà risolto completamente, ce lo vivremo con più serenità, altrimenti passerà in secondo piano. In primo piano c'è sempre la salute. Il tormentone ha bisogno di serenità, eventi, discoteche, aggregazione. E poi ultimamente le canzoni dell'estate sono diversificate: una volta le radio trasmettevano più o meno la stessa canzone, quasi fossero d'accordo, oggi invece vogliono diversificarsi anche come proposte, quindi ognuna ha il suo tormentino.
Anche l'estate balneare sembra a rischio. Sei preoccupato per la tua Romagna?
Certo, ma al momento viviamo solo di previsioni. Io spero che l'emergenza sanitaria sia più contenuta di adesso, in modo che con un po' più di attenzione si possa vivere la stagione. È difficile togliersi dalla testa il mare, la vacanza, le nuove amicizie, i nuovi amori. Di certezze non ce ne sono, quindi rimango ottimista.
Anche noi abbiamo spostato il MI AMI a settembre, l'evento che di solito apre l'estate dei concerti
Sì, ho visto. È incredibile questa cosa, sembra uno di quei film, di quelle americanate che durano solo due ore e si concludono col supereroe che trova il vaccino. Qua sta durando un pochettino di più e sicuramente cambieranno in nostri atteggiamenti e i rapporti personali per un po' di tempo. La cosa positiva è che, guardando la storia, dopo i periodi bui il mondo è sempre andato meglio.
C'è una canzone de I Cani che ripete la frase "L'unica vera nostalgia che ho". Ecco, mi piacerebbe sapere l'unica vera nostalgia professionale di Claudio Cecchetto.
Li conosco, hanno collaborato anche con Max. Io, però, non sono un nostalgico, proprio zero, perchè la nostalgia mi fa un pochettino paura, anche se poi mi piacciono pezzi come Gli anni, che più nostalgico di quello non esiste. Ma quella personale mi intristisce un po' e quindi cerco di evitarla, perché ti porta ad avere anche dei rimpianti, e quelli non sono mai positivi. Niente nostalgia per me.
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L'articolo Claudio Cecchetto: gli anni '80, le canzoni sui social e l'estate senza tormentoni di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-04-08 16:00:00
COMMENTI (2)
Anni '80 e '90 . Gli anni + belli
Claudio Cecchetto, la massima espressione della distruzione della musica. Dimenticare... Voltare pagina... paraparapappa