Su Instagram il Collettivo bolognese HMCF si presenta così: "Siamo un gruppo di persone che scrive, suona, disegna o semplicemente pensa".
Il Collettivo HMCF è nato poco più di dieci anni fa, quando un gruppo di sei ragazzi minorenni voleva semplicemente fare radio e ascoltava della musica pseudo alternativa. Nelle radio indipendenti locali era difficile trovare spazio, "un po’ per esperienza, un po’ perché forse non eravamo nemmeno così originali nei contenuti che volevamo proporre", racconta Filippo Teo Cremonini, tra i fondatori.
"Navigando in Internet abbiamo, poi, scoperto la possibilità di creare una web radio/tv e da lì, piano piano, abbiamo comprato un dominio, scritto un paio di programmi giornalieri e a un certo punto ci siamo anche permessi una sede, diventata con il tempo un basement dove immaginare un sacco di attività e robe da fare".
Ma HMCF sta per? La creazione del nome HMCF porta con sé una storia divertente: "Le lettere H e M sono state messe per comprare il dominio sul www, visto che l’originale "Close Friends" era già occupato e quindi sta per HEY MEN. Insomma, una schifezza adolescenziale. Crescendo abbiamo deciso di abolire tutto, rendendoci culturalmente accettabili da attivisti e intellettuali".
Il 4 e 5 settembre 2020, per festeggiare i dieci anni della fondazione del Collettivo HMFC, sono state organizzate due serate all’interno della programmazione del BologninAlive, dove suoneranno tanti artisti in piccoli showcase acustici. In aggiunta, anche altri progetti totalmente nuovi, oltre alla compagnia e all’esibizione di amici musicisti. L’ingresso sarà gratuito e sarà garantito il distanziamento sociale, seguendo tutte le regole in vigore.
Ognuno dei fondatori ha dei percorsi professionali e di istruzione diversi, anche non legati al mondo della musica. Un aspetto fondamentale se si vuole cercare di portare avanti messaggi e idee all’interno di un settore, spesso complicato oltre che "stretto": "Fa bene allo spirito lavorare anche su altro, leggere qualcosa di diverso, guardare dei film brutti adolescenziali o serie tv di bassa levatura morale. È dal connubio di 'percorsi alti e bassi' che può nascere qualcosa di nuovo. Altrimenti, facciamo tutta la stessa cosa, usiamo tutti lo stesso tono e puntiamo tutti negli stessi canali".
Filippo Teo Cremonini consiglia la lettura di un saggio che ha letto in questi mesi, L’alieno e il pipistrello di Gianni Canova, pubblicato circa 20 anni fa, ma che è tremendamente attuale nel momento in cui si parla di social network di promozione – e di tante altre cose –. Nel testo l’autore fa un paragone con la società di Gotham City che autoproduce i propri nemici e le proprie paure: in Batman il male nasce dagli stessi luoghi dove cresce il bene e, soprattutto, parte sempre dal basso a livello puramente semiotico, mentre il supereroe piove dal cielo.
"Ecco, noi viviamo in una gigantesca Gotham City e diciamo che i social network sono un grande strumento necessario – ma non fondamentale – che parte dal basso, con cui per davvero puoi raggiungere determinati obbiettivi. Come in tutti i settori, nella musica come nel cinema o nella vita di tutti i giorni, le ascese dal basso si portano dietro un po’ di discussione, com'è giusto che sia.
Chiunque di noi si sente un po’ Batman nel giudicare gli altri su questa piattaforma ed è normalissimo così. Ci creiamo i nostri nemici, le nostre perplessità e pensiamo sempre di essere dei supereroi nel giudicare, nessuno escluso".
Il Collettivo HMCF si occupa di comunicazione, di management, di radio e di molto altro. Come si riesce a tenere insieme tutto questo? "Ci vuole un po’ di allegria”, racconta Filippo Teo, e continua: "Odio i grandi presunti esperti che ti bacchettano o ti danno dei consigli su come vivere o come fare il proprio lavoro, così come non apprezzo particolarmente gli youtuber che realizzano corsi motivazionali per insegnare come funziona il mondo". Sono necessari spensieratezza, allegria e una montagna di curiosità: leggere, guardare, ascoltare, capire.
Tutto quello che fanno e che creano questi ragazzi si realizza grazie al loro profondo entusiasmo: "dove non arriva la nostra professionalità, arriva la pazzia", commenta Filippo Teo. Cosa intende per pazzia? "In una società liquida come la nostra, in un settore così ristretto, per pazzia si intende soprattutto coraggio. Molte volte capita di autocensurare alcune idee, perché la grafica non era perfetta o perché ci si pone troppe domande, come 'dove si vuole arrivare?'. Questo forse è l’aspetto più complicato, su cui anche noi stessi ci siamo spesso bloccati".
HMCF è un collettivo, dicevamo. "Crew", "gang" e "collettivo" sono termini iperutilizzati al giorno d’oggi: "'Gang' serve a farsi belli agli occhi degli altri, per rimorchiare e per entrare nelle stories di alcuni cantanti famosi, possibilmente con il cappellino addosso e delle scarpe molto fiche", spiega Filippo Teo, e continua: "'Crew' serve per essere professionisti accettati, con la maglietta nera a maniche corte e il moschettone legato alla cintura, mentre 'Collettivo' serve per darsi un tono da intellettuali senza aver nessun tipo di talento o qualità".
I ragazzi del collettivo HMFC promuovono un movimento dal basso, per supportare da dieci anni gli artisti emergenti di Bologna e non, lavorando fianco a fianco per trovare un percorso insieme: "Cerchiamo di scovare sempre nuovi artisti che abbiano qualcosa, che possano far parte di un gruppo come il nostro e che, quindi, possano accettare i nostri pregi e i nostri difetti. Non facciamo pagare nulla per i nostri servizi, non vendiamo pacchetti da uffici stampa e nemmeno produzioni discografiche".
Come sono cambiate le cose in questi anni? "In questi anni abbiamo visto morire e riciclarsi una valanga di progetti indipendenti come etichette discografiche o case di produzione. Quelli bravi ce l’hanno fatta davvero, altri molto bravi, forse no. Recentemente ci siamo messi a lavoro per cinque giorni per creare un cubo di plexiglass, dove far esibire un nostro artista. Abbiamo girato per Bologna senza sponsor, senza niente. Artigianato puro. Chiodi, trapano, lavoro di squadra e gran caldo. Questo è indie nel suo vero concetto, non le playlist su Spotify, quelle sono un mezzo importante, ma non sono lo strumento giusto per giudicare o meno l’artista".
Com’è cambiata Bologna, che ha sempre accolto queste nuove proposte musicali? "A Bologna c’è un movimento fiacco, anche se ultimamente la nostra città è tornata presente, grazie soprattutto a realtà come Covo Club, Locomotiv e altri, che danno sempre spazio a tutti. Ci piace definire Bologna come 'il cimitero degli artisti', perché quando si viene a suonare qui è difficile, rispetto a città come Milano e Roma".
Poche settimane fa, come da tradizione, sulla pagina del Collettivo HMCF è stata pubblicata una classifica della CLASSE 2021, ossia una selezione di artisti che secondo i membri del gruppo potevano rappresentare le nuove proposte musicali: Tonno, Bartolini, Tropea, Canarie, Nostromo, Elasi, Eugenia Post Meridiem e tanti altri.
Cosa può fare un artista per farsi notare? "Forse si può rispondere a questa domanda con un'altra domanda: 'Cosa deve fare per non farsi notare?'! In ogni caso, un artista emergente ha bisogno di una squadra. Sembra una provocazione, però, infondo se io ho le mie canzoni e decido di pubblicarle solo su un canale, anche non necessariamente conosciuto, ho più speranze rispetto alla distribuzione standard con 890 canali, dove ci sono 89 miliardi di canzoni, di cui un buon 80% nei primi dieci secondi è estremamente uguale. Magari non per mancanza di originalità, ma semplicemente perché vivendo in un determinato periodo storico è normale che chi fa musica adesso è influenzato da certe cose", risponde Filippo Teo.
"Noi possiamo dire che infondo, il ruolo di influencer musicale finalmente sta scomparendo", contuna Filippo Teo: "A forza di informazione rapida si sta annullando un po’ la street credibility di alcune pagine e/o personaggi. Non per colpa loro, bensì per un normale processo di attenzione. Dieci anni fa le lunghe recensioni influenzavano gli ascoltatori, ma passo dopo passo, siamo arrivati a dar troppo spesso importanza ad un utente 'x', che con un discreto numero di follower pubblica un brano e influenza gli ascoltatori".
Ora, invece, ci si muoverà verso il ritorno del long form nel giornalismo per promuovere una canzone. É ciclico e normale ricorrere all’estrema sintesi, anche se adesso potrebbe essere davvero un pensiero pericoloso decidere di farlo. Banalmente, costa più un post di qualche pagina da 100.000 follower che 50 recensioni scritte bene e oneste da 50 persone, che per altro, secondo noi, ti portano a un pubblico ben più affidabile".
Il Collettivo HMCF non si è fermato durante la quarantena: hanno realizzato una playlist Fatto in casa, dove molti artisti hanno realizzato delle cover di cantanti italiani ed internazionali – versioni live di alcuni brani – e hanno presentato inediti. "L’idea è nata perché volevamo rifare le cose che facevamo nel 2010, quando pubblicavamo i nostri mixtape con dei brani pazzeschi in free download di artisti che hanno poi spaccato", racconta Teo.
"C’era una certa leggerezza all’epoca e tutto sommato, uno spaccio autentico di musica. Da quest’anno ripartiamo a cadenza trimestrale con questo format perché è andato molto bene ed è interessante per far conoscere gli artisti anche sotto altre vesti", continua Teo. I nomi scelti sono quasi tutti amici o vengono da realtà con cui il Collettivo ha avuto dei rapporti: "Doveva essere una festa fatta in casa per creare una sintesi di tutte le suonate viste negli ultimi mesi, e forse è pure venuta troppo bene", spiega.
Nei mesi del lockdown il Collettivo bolognese ha anche preso parte alla produzione di un format tv, Pillole 2D - La cultura non si ferma, andato in onda su Sky e realizzato con la collaborazione di Fonoprint e la Regione Emilia-Romagna. Il programma prevedeva interviste a diversi artisti – Bobby Wanna, Nostromo, GENTE e altri – e personaggi legati al mondo della musica, e live acustici all’interno dello studio di Fonoprint.
In questo periodo il Collettivo HMCF sta ultimando molti dischi nuovi e da settembre ci sarà da divertirsi, anche perché i prossimi mesi saranno belli intensi: "Lavoreremo tra video, promozione nuove proposte da valorizzare", dice Teo. Per quanto riguarda la ripartenza della musica dal vivo, i ragazzi stanno pensando a qualcosa di itinerante con piccole produzioni, prestando attenzione all’evolversi della situazione e soprattutto cercando di capire come le persone possano percepire un nuovo modo di intrattenimento per la musica dal vivo.
Tra le attività svolte di recente dal Collettivo HMCF c'è la pubblicazione di diversi fumetti, dove alcuni cantanti sono diventati supereroi. Questi artisti sono stati inseriti da loro all’interno di un gruppo, definito la "fotta dei mediocri", un motto che rimanda all’idea di accettare e valorizzare lo stare nel mezzo, il non essere né buoni né cattivi, farsi andar bene questa cosa, anche se non si ha nessun tipo di talento. Un messaggio forte e chiaro, fuori dagli schemi sociali e dagli schermi dei social.
Il perché di questa scelta Filippo Teo lo siega così: "In questo settore ci si prende troppo sul serio. Il concetto e l'attitudine di essere artisti di successo fa un po’ paura. Mi spiego meglio: faccio il tour ed è un successo, esce il disco ed è un successo, faccio questo percorso e devo dire per forza che è un successo. È sempre un successo. Un successo fatto da persone bravissime e buonissime. Tutti buoni, belli, bravi e di successo. Le domande da porsi sono: 'oltre quelli che sono conosciuti e sono bravi, gli altri? Che tutele hanno un musicista o un locale che non sono di successo, però muovono piccole comunità? Quali strumenti ci sono a disposizione se si vuole intraprendere un percorso diverso da quello standard?".
Arriviamo così al punto della questione: "Il nostro messaggio è questo: ci sono anche gli altri, non solo quelli che contano i soldi e il successo. D'altra parte, però, non saremo mai dalla parte di coloro che stanno a rosicare per giorni e giorni, con teorie cospirazioniste sul sistema musicale", spiega Teo: "Noi vogliamo porre l’attenzione anche su una terza via, quella di coloro che non necessariamente hanno successo, che forse lo avranno o forse no, ma lavorano per crearsi strumenti per sopravvivere e poter fare questo lavoro. Ce ne sono tanti e sono sicuro che alla fine, con un po’ di lotte, molti di loro potranno davvero togliersi delle soddisfazioni".
La creazione di questo collettivo ha permesso a molti ragazzi di crescere, di maturare la loro passione per la musica e di farla diventare un lavoro: "Più che la passione, quello che ha mosso qualcosa è stata la rivalsa", sottolinea Teo, pronunciando una parola davvero pericolosa, ma che è stata effettivamente il motore che ha portato questi ragazzi a non mollare, a mettersi sempre in gioco, sporcarsi le mani, poi continuare a lavorare, anche in situazioni di difficoltà. "Siamo amici tempo", conclude Teo: "Siamo davvero una famiglia in cui magari non votiamo lo stesso partito, ma abbiamo tutti il desiderio di riscatto, anche per piccole e stupide cose".
Prima di salutare, Filippo Teo racconta un ultimo aneddoto, che riassume la filosofia che sta dietro alla creazione e allo sviluppo del collettivo HMCF: "Un paio di mesi fa, durante una cena, Francesco – che si fa chiamare 'season' e suona nella band di Nostromo – tira fuori una perla: 'anche io, quando vi vedevo sui social network ai tempi dei blog e dei dischi in free download, pensavo che avevo proprio voglia di perdere con voi'. Ed è vero. È questo il nostro slogan più forte: 'siamo perdenti, ma non è che gli altri vincano'".
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L'articolo Il Collettivo HMCF è il "vero indie" bolognese di Enrica Barbieri è apparso su Rockit.it il 2020-08-20 15:00:00
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