Realismo magico in Adriatico è il nuovo disco di Colombre, che pesca nel mare di casa sua l'ispirazione giusta per trasformare il presente in qualcosa di incantato. Arriverà a MI AMI domenica 28 maggio – qua i biglietti –, ma prima ci ha fatto un regalo speciale: ecco le pagine del suo diario di viaggio dal Conero a Trieste, per scoprire tutto il fascino della riviera adriatica, con tanto di foto in esclusiva.
Ho sempre sognato di legare l’uscita di un disco a qualcosa di indelebile come un viaggio. Quel qualcosa di magico da catturare, che prima era solo nella tua mente, poi nelle tue dita, nella tua voce e infine anche nei tuoi occhi. Così decidiamo, insieme a Bomba Dischi, che quella è la cosa da fare: un viaggio di quattro giorni lungo la costa adriatica, dalla riviera del Conero a Trieste. Andremo a caccia del realismo magico che la abita, per “presentare” e soprattutto per festeggiare il disco in un modo un po’ diverso, e per ricordarci in futuro di un’avventura pazza e randomica.
Saremo in quattro: io, Andrea di Bomba, Gabriele e Francesco di Thrucollected, tutti dentro una macchina asiatica presa a noleggio, e partiremo il giorno esatto dell’uscita, il 31 marzo mattina. Dicevo, un viaggio alla ricerca del realismo magico della costa, perché la realtà è molto più misteriosa di come appare e il magico è molto più reale di quanto sembri. Come il Mar Adriatico, che apparentemente è una specie di lago calmo e tranquillo, ma che con le sue correnti cambia volto all’improvviso per poi sorprenderti con una tempesta inaspettata.
Capitolo 1: Andava solo scovato
La prima tappa è la Rivera del Conero. Dopo l’autostrada Roma - costa est ci sbuca l’Adriatico davanti e ci ritroviamo sulle colline che strapiombano sul mare, ed è subito evidente che quello che stiamo cercando non è solo sotto i nostri occhi, ma bisogna andarselo anche a cercare. Ma poi, cosa stiamo cercando Scendiamo per la piccola mulattiera di Mezzavalle, una spiaggia che sembra la Jamaica, circondata dai pini e dal mare, e ci ritroviamo a Portonovo.
Sappiamo, da quel poco programma stabilito in partenza, che oggi sarà una giornata random di riprese in posti magici ed eccoci subito serviti: una spiaggia semi deserta con surfisti, che aspettano le onde sotto il Conero in una giornata ventosa e nuvolosa. C’è un’aria frizzante di palpabile libertà. Nessuno parla, solo accenni di saluto come se avessimo, tutti, fatto un patto segreto con il posto, con la natura e con il vento. Stiamo li a guardarli mentre preparano l’attrezzatura e solcano le onde con le vele volanti. Il piccolo bar sulla spiaggia è magicamente aperto e non ci serve altro al mondo. Poi faccio una mossa, non prevista, e metto una storia su ig, che per chi vuole ci si vede alle 7 al Passetto, un posto di pescatori in Ancona a picco sul mare, dove tra l’altro è stata scattata la copertina del disco. Avrei suonato qualche canzone appunto per festeggiare l’uscita. "Chi vuoi che verrà, così all’ultimo?", mi dico, però proviamo e vediamo se scatta la magia. Arrivati al posto ci sono tre ragazze e un ragazzo un po’ sospetti, sguardo d’intesa e capisco che sono lì per incontrarci. “Ok, vado prendere la chitarra in macchina”. Nel tragitto ecco che ne sbucano altri che chiedono se la cosa stia per succedere. Mi sembra un film western.
Ci ritroviamo in una trentina sul tempietto a picco sul mare. Fa freddo ma è bellissimo. Andrea prende delle birre da offrire e mentre suono arriva pure la polizia, insospettita da quel piccolo rave improvvisato. Forse quello che stavamo cercando era proprio li, sotto i nostri occhi, e andava solo scovato.
Capitolo 2: Palcoscenici e arcobaleni
Oggi è una giornata più strutturata perché la mattina abbiamo un appuntamento a Rimini con Gabriele – il bagnino d’Italia – e il tardo pomeriggio un piccolo showcase al porto di Senigallia. Ma andiamo con ordine.
L’appuntamento con Gabriele è alle undici al suo bagno (qui si dice bagno non stabilimento balneare), e un po’ intimoriti entriamo in spiaggia, che sembra la California già il 1 aprile. Gabriele è un uomo enorme, come del resto ti aspetti sia il bagnino d’Italia, con le mani generose e lo sguardo buono. E’ impegnato a intrattenere i suoi clienti, promettendo un litro di vino bianco direttamente all’ombrellone, mentre un dj sulla sessantina mette funk in vinile. È un sogno o la realtà?
Bastano dieci minuti per capire che è un capo assoluto. Fa un caldo cane e mentre aspettiamo che si liberi mi colpisce una scritta sulla sua cabina: “Il mare è una linea lunga e blu”. Già, una linea che unisce, e non divide, popoli e terre, mi racconterà più tardi. Sono li che lo intervisto e cerco di farmi raccontare che rapporto abbia con quella linea blu, da sempre davanti ai suoi occhi, e quanto di magico ci sia nell’Adriatico. “É il mio palcoscenico”, esordisce, “il mio palcoscenico di tutti i giorni”. E, come un Bob Dylan del mare con il suo Neverending Tour, continua: “perché qui le persone cambiano di continuo, tu ti rapporti con la gente ogni momento e ti prendi cura della loro anima, perché vuoi che allontanino per qualche momento lo stress e i pensieri scomodi, e in tutto questo il mare in sottofondo ti parla, ti racconta e ti accompagna, ma soprattutto crea e rende possibile tutto lo spettacolo” .
Dopo un’ora magica di racconti, compresi quelli, a telecamere spente, di quante ne abbia viste dentro quelle cabine, sento che devo sdebitarmi, a modo mio, per quel suo regalo. Gli canto Niente è come sembra e, sarò pazzo, ma si crea una sintonia tale che mezzo mi/si commuovo/e.
Spritz-piadina e via verso Senigallia. Alle 18:30 è l’appuntamento al porto di Marina vecchia, un posto del cuore, dove vado spesso a girovagare, ma mi dicono dalla regia che a quell’ora pioverà sicuro. Cerchiamo una soluzione alternativa e penso a Simone, che gestisce il piccolo circolo gli “Amici del molo”, che è al coperto, ma non ho più il suo numero. Cerco di procurarmelo e nel mentre che spargo voce lui stesso mi scrive su Instagram: “So che pioverà, facciamolo qui da me”. Allineamento magico!
Alle 18:30 arriviamo e comincia a piovere impetuosamente. Ci sono un sacco di amici e non, che vengono anche da fuori. Sarò pazzo, ripeto, ma al primo accordo di chitarra del mini live spunta il sole e anche un arcobaleno sull’acqua che ha dell’incredibile. Forse è questo il realismo magico? Nel piccolo capanno dei vecchi pescatori c’è un atmosfera quasi surreale e casalinga e a colmarla c’è anche Letizia (Cesarini, aka Maria Antonietta, ndr). Suoniamo Io e te certamente. Mi sento a casa.
Capitolo 3: Mangiati dal Delta
Oggi si viaggia verso Chioggia e il Delta del Po. Partiamo presto. Lungo la costa il realismo magico, dagli occhiali giganti e elefanti indiani, è li che si manifesta improvviso, e ci ritroviamo lungo quella strada magica che è la Romea. Arriviamo a ora di pranzo a Chioggia. Abbiamo un appuntamento con Mr. Noki Novara, personaggio mitologico dai mille lavori e dalle mille vite: da assistente alla regia di Mazzacurati, a trafficante di legname con la Slovenia. Ci aspetta in un ristorante “marcio” e, tra una portata di spaghetti al nero di seppia e sarde in saor, comincia a raccontare. Noki è un mare in tempesta ed è impossibile fermarlo. Ci porta nei vicoli di Chioggia dove ci perdiamo per due ore. Il mio è solo un goffo tentativo di intervistarlo e rincorrerlo nei discorsi, ma lui come il mare Adriatico è indomabile e mi dice: “Quando decide comanda lui, quando c’è la luna comanda lui”. Come dargli torto.
Ci spiega la strada verso il Delta del Po. E’ li che ci dirigiamo per vedere che può succedere. Faccio una storia e do l’appuntamento per le 18:30 al ponte di barche di Santa Giulia vicino Gorino. Nemmeno noi sappiamo dove si trovi precisamente.
Veniamo presto mangiati dal delta, che posto incredibile! Ci ritroviamo al ponte ma abbiamo ancora una mezzora prima del live improvvisato. Anche qui… verrà davvero qualcuno? Troviamo un pescatore di vongole e con una spavalderia che solo il caso può donarti, gli chiediamo se ci porta a fare un giro in barca. Accetta con un accenno del viso e ne approfittiamo per girare anche un video di Durerebbe un’ora in mezzo al nulla, dentro una barca scovata a caso quasi al tramonto. Mi dice che la canzone gli è piaciuta molto e che dovrei andare a Sanremo.
Arriviamo al ponte di barche. Ci sono tre macchine, sei persone in tutto. Incredibile ci hanno trovato! Di quel concerto mi ricorderò sempre il sole che, perfetto, scendeva, canzone dopo canzone, su quel porticciolo di legno, per scomparire del tutto all’ultima nota, manco fosse il concerto di Mac De Marco al Primavera Sound.
P.S.: sapevo che saremmo riusciti, prima o poi durante il viaggio, a trovare una barca che ci portasse al largo, me lo sentivo.
Capitolo 4: Bora
Ci svegliamo ad Adria e manco a farlo apposta scopro la mattina stessa che è la città che ha dato il nome all’Adriatico. Perché siamo finiti proprio lì? Sarò petulante e ripetitivo, ma se non è magia questa…
Alle dieci abbiamo un appuntamento con due visionari: “I signori dei cartelloni” come li abbiamo battezzati. Sono due personaggi magici che abitano la costa, e nello specifico sono due periti elettronici che hanno avuto l’idea di inventare quei cartelloni che vediamo nelle partite di calcio allo stadio e in tv. Quelli delle sostituzioni per intenderci. Ecco, loro negli anni '90 erano andati a vedere il Delta F.C. allo stadio comunale e pioveva. Il cartello, all’epoca di cartone, si scoloriva per la pioggia, così da li l’idea di farlo elettronico. Si presentano alla Fifa in Svizzera con il prototipo e il resto è storia. Per gli amanti del calcio o gli ingegneri che stanno leggendo, sappiate che è enorme, pesa quasi niente e emette una luce devastante. Caffè al bar, giusto il tempo per due chiacchiere con un gruppo di anziani incuriositi, tra cui Vanni Vongola, un pescatore di vongole dai mille segreti, e poi via verso Trieste.
L’appuntamento stabilito è alle 18:30 alla statua di James Joyce, ma una volta arrivati scopriamo che la statua è su un ponte dove passano le macchine e tira una bora inumana. C’è un sacco di gente e manco fossi il pifferaio magico li trascino in una via riparata, finiamo in via Cassa di Risparmio. Suono tutto il disco chitarra e voce e tutti infreddoliti ma felici mi dicono quanto sia stato bello questo appuntamento improvvisato, perché Trieste purtroppo da qualche anno è ormai fuori dal circuito dei live. Non nascondo di andarne fiero e penso a quanto sia bello incontrarsi e guardarsi in faccia così per strada, senza regole e con delle canzoni nuove da cantare.
È stato anche questo il senso più profondo di questo viaggio. Il realismo magico in Adriatico che andavo cercando.
P.S.: Grazie a Edoardo Camurri per le dritte sui personaggi che abbiamo incontrato.
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L'articolo Colombre: prossima fermata MI AMI di Colombre è apparso su Rockit.it il 2023-05-05 13:20:00
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