In questo Paese così "difficile", c'è un territorio più "difficile" degli altri. Un territorio in cui fare le cose è sempre un poco più complicato, soprattutto se le vuoi fare a modo tuo, in cui seguire le regole è quasi impossibile ma non seguirle è molto pericoloso. Per questo in Calabria ogni presidio di cultura, di socialità, di passione è doppiamente prezioso, e come tale va custodito.
Da nove anni bada perfettamente a sé stesso il Color Fest, festival musicale (e pure qualcosa di più) ideato e diretto da “Che cosa sono le nuvole” che si tiene all’agriturismo Costantino di Maida. Quest'anno l'evento sarà il 12 e 13 agosto per due date sold out piene di live: “Una questione di qualità”, come recita il claim della nuova edizione. I nomi: Iosonouncane, Venerus, Ariete, Cimini (from Cosenza), Nicolò Carnesi, Generic Animal, Emma Nolde, Post Nebbia, McKenzie e Praino (localissimi entrambi), Valerio Lundini + VazzaNikki e la musica del dj residente Fabio Nirta.
Il 10 agosto una preview della due giorni, per vedere le stelle assieme a Stuart Leslie Braithwaite, frontman dei Mogwai, con l'opening a cura di Aquerell, artista lametino che in occasione di Color 9 farà il suo esordio. A lui, che proverà a dare slancio proprio da qui, casa sua, alla sua carriera solista (proviene dai McKenzie, trio di "punks" locali che qui sono un'istituzione), e al creatore e direttore artistico dell'evento Mirko Perri abbiamo voluto fare un po' di domande su questa terra, la sua musica, il suo domani.
Dieci anni fa nasceva l'idea di fare un festival a Lamezia: il tuo primo ricordo, e il più bello di tutti
MIRKO: Il primo ricordo è l’entusiasmo di 10 anni fa: il voler fare un festival in una città che non aveva un rapporto strettissimo con la musica indipendente. Ma nel mio essere giovane era scontato che potesse funzionare. Avevamo 500 euro in tasca ed abbiamo organizzato un'edizione da 50.000 euro, una follia ben riuscita che puoi fare solo a 22 anni. Il ricordo più bello non saprei trovarlo, sono tanti, troppi. Gli abbracci con tutto lo staff alla fine di ogni edizione credo sia la cosa più emozionante fra tutte.
AQUERELL: Il primo è legato all’esordio dei McKenzie nel 2015, terza edizione del festival. Da lì in poi ho partecipato a tutte le altre e i ricordi non si contano, il più bello ancora non saprei.
Un gruppo che hai conosciuto e imparato ad amare grazie al Color Fest?
M: Diciamo che qualcuno mi ha sbalordito più di quanto mi aspettassi: I Hate My Village, Iosouncane, Verdena, Truppi e tanti altri.
A: Sono rimasto molto colpito dall’entusiasmo di Nada, non proprio un’esordiente.
Cosa succederà quest'anno? Che obiettivi vi ponete?
M: Stiamo lavorando tanto e bene. Siamo felici di poter tornare a fare il nostro lavoro, abbiamo due giornate sold out, quindi abbiamo raggiunto il massimo degli obiettivi e adesso lavoriamo affinché le persone possano vivere al meglio il festival.
Come si portano persone da tutta Italia a sentire musica in un posto abbastanza fuori dalle rotte?
M: Ci vuole tempo e capacità di promuovere le qualità di quel posto. La Calabria è bellissima e questo ci aiuta molto. Le location che scegliamo sono sempre suggestive e poi accogliere al meglio chi viene per farlo tornare l'anno successivo con qualche amico un più. Il pubblico felice che racconta il festival credo sia la migliore arma promozionale fra tutte.
Cosa porterai su quel palco, e che effetto speri di suscitare?
A: Intanto sarà presente Carlo Scali, musicista e produttore con cui ho cominciato il percorso qualche mese fa. In questi giorni stiamo riarrangiando un po’ i brani dell’album, suonandoli in una chiave più “elettroacustica” che speriamo possa incuriosire i presenti.
Che significa fare cultura in Calabria? Quanto è più difficile, o anche soltanto diverso, rispetto ad altri posti?
M: È difficile. Spesso si trovano difficoltà nelle relazioni istituzionali. C'è poca abitudine a manifestazioni organizzate come la nostra. Siamo tra i primi ad aver organizzato un festival di queste dimensioni in regione e quindi abbiamo fatto un po' da apripista. Organizzo e lavoro anche fuori dalla Calabria ed effettivamente spesso sembra ed è più semplice. Però la Calabria quando accoglie una manifestazione con benevolenza la ama oltre ogni cosa.
A: Significa tantissimo, probabilmente è l’unica strada per un reale e costruttivo cambiamento. Allo stesso tempo è difficile, si ha spesso la sensazione di essere da soli e in fondo non è del tutto così. Come in tante cose della vita, la collaborazione e la vera condivisione sono fondamentali.
Cosa manca (o cosa c'è più che altrove) secondo te per la musica in Calabria?
M: Mancano le persone, il pubblico. Non ci sono grandi città e spesso molti giovani vanno via. È un territorio che esplode in alcuni periodi, specie in estate, per poi svuotarsi in inverno. Il valore aggiunto è che siamo in una terra stupenda, questo è un grande potenziale. Abbiamo la neve in inverno e il mare in estate, montagna e spiaggia a due passi. Avere la bellezza intorno aiuta anche la musica in ogni lato, compositivo ed organizzativo.
A: L’ispirazione non manca di certo, ogni luogo ha le sue caratteristiche che in qualche modo influenzano coloro che lo abitano o attraversano. Tutto quello che manca dovrebbe funzionare da stimolo, se no si cede alla rassegnazione e sappiamo quanto questo possa succedere.
Quali sono le eccellenze della musica calabrese oggi?
M: Ci sono grandi artisti, come Brunori, Cimini, Peppe Voltarelli che ha da poco vinto il premio Tenco. Tanti giovani che scrivono musica di qualità come Praino o Aquerell. Anche altri festival in crescita come il Be Alternative Festival.
A: Sono tante e alcune di queste sono facce familiari: non vorrei fare un elenco di nomi, solo dire che mi piacerebbe conoscere sempre più artisti, appassionati e addetti ai lavori under 30.
Tre cose belle e tre cose brutte della Calabria?
M: Natura, vita lenta, cibo. N'drangheta, arrendevolezza, non coscienza.
A: La natura, i dialetti, la luce. Gli abusi edilizi e non, la mala politica, “chi ha scarsa memoria”.
Cosa ti auguri per il futuro della tua terra?
M: Che nuove generazioni la governino senza attendere che qualcuno gli dica che è il loro turno. Che cultura, turismo e ambiente siano messe in primo piano e che da lì si costruisca il futuro della regione.
A: Che possa essere davvero artefice del proprio destino.
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L'articolo Color Fest: ciò che è più difficile è più bello di Redazione è apparso su Rockit.it il 2021-07-30 14:23:00
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