Sembrano tutti presenti, almeno secondo il mio feed di Instagram. Non solo quelli che non si perdono un concerto, ma pure amici dal profondo Nordest, conoscenti che non pensavi di trovare in mezzo alla folla, pure qualcuno di cui non ti ricordavi l'esistenza, tutte persone che pubblicano almeno una story minima per poter dire che sì, loro c'erano, erano lì per assistere al live di quella che è probabilmente la rock band più importante per la mia generazione (noi millennial dall'animo fragile e dal senso di inadeguatezza perenne): gli Arctic Monkeys.
I numeri ufficiali dicono che ci sono circa 65mila persone all'Ippodromo La Maura per questa ultima data degli I Days, anche se Pelle Almqvist, voce degli Hives, ne spara 90mila durante il loro show in apertura agli Arctic Monkeys. Un live stoico questo, considerando che gli svedesi sono saliti sul palco alle 19:40 vestiti tutti in giacca e cravatta e per un'ora hanno fatto il panico sul palco. Arrivano alla fine con le camicie bianche che sono diventate trasparenti dal sudore, mentre Pelle sembra ancora scatenato dopo aver trainato il pubblico per tutta l'esibizione. Pubblico che, evidentemente, ha accusato più il caldo e la lunga attesa per il main act rimanendo tiepidino (qualche picco a parte). Va detto che non si sprecherà particolarmente neanche quando Alex Turner e soci si paleseranno.
Il bisogno collettivo di essere presenti, però, lo si percepisce, e non solo come una questione generazionale. Sì, tantissimi quelli più o meno della mia età (28 anni), che ascoltano più o meno la musica che ascolto io, che si vestono più o meno come – spero per loro meglio di me – e che hanno più o meno gli interessi che posso avere io, ma basta poco per rendersi conto quanto sia più ampio il fenomeno e sfoci nella generazione successiva.
Inizialmente non riesco a dare un senso alla fiumana di metallari con la maglia degli Iron Maiden che mi circonda nel tragitto sardinesco in metro da casa al quartiere di San Siro: che anche loro rientrino nel fenotipo del fan arcticmonkeysiano? È un meme di Crudelia Memon, sempre a proposito di questioni generazionali, a ricordarmi che quella stessa sera c'è un concerto degli Iron Maiden – i cui ascoltatori tendono ad avere un abbigliamento didascalico in questo senso – a circa un chilometro e mezzo di distanza. Ci penserà poi il traffico mortale a fine concerto per tornare a casa a ribadirlo. C'è poi la mia amica Beatrice che riassume la questione in maniera più dicotomica, come riporta lo screen qui sotto, che comunque è abbastanza fedele alla realtà dei fatti.
A dirla tutta, è un po' più larga la platea di così. Io, dal canto mio, rimango particolarmente affascinato da due ragazzini che potrebbero avere 16 anni, faccia così pulita che pure per uno spot della Kinder sarebbero esagerati, che fanno un recap della loro estate di concertoni, mentre manco la puzza da carico di bestiame del vagone della metro sembra poter intaccare il loro spirito. Li invidio, non poco.
È questa parte di Gen Z a colpire l'occhio in particolare: quello che pensavo fosse un concerto per gente sulla soglia dei 30 anni con la nostalgia del liceo – o, per dirla in due parole, amo noi – va a prendere anche quella fascia d'età che il liceo lo sta facendo ora. Secondo Silvia Violante Rouge, autrice delle foto in quest'articolo, è merito di TikTok, io mi fido perché il suo occhio su queste cose è ben più penetrante di quanto potrebbe essere il mio. È lei a raccontarmi di una ragazza particolarmente presa bene in mezzo al pit che, parlando con della gente affianco, se ne esce con: "Loro sono il mio gruppo preferito perché sono nati nel 2002, come me!". Mai "mio padre" in riferimento ad Alex Turner sarebbe più azzeccato.
E che padre: sul palco è lui il centro dello show. La percezione è di vedere una rockstar al picco della sua carriera, un essere che non viene da questo pianeta dal fascino killer. Mentre i compagni di band grondano di sudore, lui sembra non avere una traccia d'umidità in corpo, è solo la mano passata nei capelli a tradire il caldo (e a far sospirare mezza platea). Innumerevoli gli "Alex, I love you" e varianti sul tema esposti su cartelli, scritti sulla pelle, urlati a squarciagola e chissà quanti solo pensati, probabilmente pure dalle zanzare che infestano la zona.
Il live è un gran live, con riprese effettuate con videocamere vintage a dare un filtro anni '70 alle immagini proiettate sul maxischermo, per non parlare del cerchio alle loro spalle in cui l'immagine viene proiettata all'infinito come in un alienante video degli Earth, Wind & Fire. Retromania che veicola nostalgia, ma meno proiettata all'indietro: la scaletta contiene giusto qualche brano del nuovo album, The Car, ma è una carrellata di hit – e sono tante, davvero – pre-2013 di una discografia ventennale, come ci ha ricordato la fan di due paragrafi sopra. I 65mila/90mila dell'Ippodromo cantano con intensità, ma generalmente sono un po' fermini. "Non saltava NESSUNO", secondo Beatrice. Non saprei se è perché quelli che avevano più fotta hanno preferito farla grave e andarsi a farsi spaccare il bacino dagli Iron Maiden o per estasi di fronte alla perfezione umana di Alex Turner, ma il pogo latita, eccezion fatta per il finale di fuoco con R U Mine?, ultima traccia dei bis. I ragazzi si faranno – anche se hanno le spalle strette, direbbe qualcuno –, intanto è già bello vederli sotto palco.
La scaletta:
Brianstorm
Snap Out of It
Don't Sit Down 'Cause I've Moved Your Chair
Crying Lightning
Teddy Picker
The View From the Afternoon
Why'd You Only Call Me When You're High?
Arabella
Four Out of Five
Pretty Visitors
Perfect Sense
Fluorescent Adolescent
Do Me a Favour
Cornerstone
There'd Better Be a Mirrorball
505
Do I Wanna Know?
Body Paint
Bis
Sculptures of Anything Goes
I Bet You Look Good on the Dancefloor
R U Mine?
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L'articolo Com'è fatto oggi il pubblico degli Arctic Monkeys in Italia di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2023-07-17 09:46:00
COMMENTI (3)
@Columba Errata corrige: acqua a 3 euro (1 token e mezzo). E non senza considerare la fregatura implicita nell'utilizzo dei "token"
Mi accodo al segnalare i prezzi ormai folli per tutto. E alla triste mancanza di pogo, e in generale al poco muoversi, se non per usare i telefoni.
Nulla da eccepire sull'articolo. Sarebbe però ora di cominciare a parlare di prezzi troppo alti per i concerti, sembra a tutti che vada bene così ma a parte il prezzo del biglietto non si può vedere un panino a 10 euro, una bottiglietta di acqua a 2 e una maglietta a 35 .
Non sarebbe il caso di abbassare i prezzi? Vogliamo una buona volta cominciare a parlarne?