Come suona l'elettronica di chi arriva dalla sala prove

Capita sempre più spesso che artisti dalla lunga militanza nel punk o nel rock si mettano a sperimentare con computer (e magari field recording). Ecco cosa accade quando questi due mondi si incontrano, nel racconto di Karim Qqru e Lady Maru (con il suo nuovo progetto Nebel3000)

Nebel3000
Nebel3000

Il suono elettronico continua a esercitare su tutta la musica indipendente un fascino e un'influenza incommensurabile. Ma per una parte importante della popolazione occidentale e, quindi, italiana - specificatamente per i discendenti di quella cultura rave sviluppatasi in Europa a cavallo tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, vale a dire tutti i successori della Generazione X – suonare musica con sonorità elettroniche significa molto più di un gusto socialmente dance con un'eredità post-punk e freak: è una precisa scelta politica e culturale e forse anche spirituale, che affonda le proprie radici nel “secolare” dilemma tra musica creata digitalmente e musica creata con strumenti.

L'elettronica di Daniela Pes (classe '92 e diretta discendente della scuola Iosonouncane, classe '83) è cupa ed ipnotica, si mescola a riti ancestrali, visioni rocciose e mistiche, in una sorta di sacralità inviolabile dove il retaggio del passato del rito collettivo dell'elettronica e il futuro si fondono in celebrazioni in nero, fatte di ambient ricercata e brani dove appare una voce oracolare e intensa. Per persone come lei - ma sono tentato di dire anche quelle non come lei – l'elettronica delinea il mito per eccellenza, il Continente Universale attraverso cui lanciare la propria visione del mondo, la Terra Promessa degli eroi - come nel caso di Marta Salogni (classe '92) con i Depeche Mode - e della conoscenza di sé – qua vedi il musicista e producer cesenate Lorenzo Senni (classe '83) e la sua elettronica elegante e personale.

Sia che essi sognino veramente di tornare alla terra natia dei Radiohead di Kid A e di Jon Hopkins (come Maria Chiara Argirò, classe '90), sia che il mito lo usino col solo scopo di costruire una propria precisa identità (come Liam, classe '86), il concetto stocazzista globale e quindi, per forza di cose, italiano di elettronica rappresenta il cardine di una filosofia di intendere la musica che recentemente ha trovato ampio spazio sia tra le pagine delle riviste cartacee comunemente dette “rock” che nelle classifiche di fine anno. Come ebbi già modo di notare in una precedente mia Anti-Classifica con certo cipiglio, ma non è mia intenzione ritornarci sopra adesso.

Karim Qqru
Karim Qqru

Non bisogna, però, neanche credere e cedere all'inganno che questa fascinazione sia ad esclusivo appannaggio di nomi giovani o soltanto giovanilistici. Negli ultimi anni, del resto, gli episodi di (chiamiamola) elettonizzazione all'interno della scena rock indipendente si sono moltiplicati fino a farne una “scena nella scena” o un sotto-sottogenere. Eliminando Simone Salvatori degli Spiritual Front o Nicola Manzan, si pensi, per esempio, prendendo due piccioni con una fava, ad Alessio Natalizia, ex Disco Drive oggi Not Waving e più vicino a un Arthur Russell e un Mark Lanegan (col quale ha pure fatto un disco, nel 2019) che a Giorgio Moroder o a Stefano Fontana/Stylophonic. Oppure Borut Viola, oggi Bawrut, ex-Scuola Furano, e ai rifermenti culturali mediterranei attraverso le collaborazioni con Liberato e Cosmo, oltre allo spagnolo Chico Blanco e alla francese Glitter. Tutti ben al di sopra i quarant'anni.

Oggi, quindi, la questione elettronica, per quanto confusamente, ha conquistato una posizione di prim'ordine nella dialettica sia culturale che musicale e, di conseguenza, nell'analisi di noi che ne scriviamo e voi che ne leggete. Approfittando dell'uscita di Musique Pour Fixer Les Ètoiles, raccolta di Karim Qquru che unisce i volumi ambient, IDM e field recordings scritti e incisi come Dirt Tapes Ambient Files, e della nuova follia di Lady Maru, Frankestein Freakout, stavolta a nome Nebel3000, ho deciso di farmi aiutare nelle riflessioni. Tanto più che, per puro caso, rappresentano accuratamente i caratteri poc'anzi detti: Karim, classe 1982, millenial, origine indie-rock puro (Zen Circus, La Notte dei Lunghi Coltelli, Lillayell); Lady Maru, classe 1978, Generazione X, mammasantissima della musica sperimentale romana da almeno vent'anni sotto i nomi di Dada Swing (di cui qui ritroviamo Bernardo Noisy Pig alla batteria), Brutal Casual, Trouble Vs Glue e altri.

Come prima cosa, mi pare giusto dirgli come sempre più spesso sia colpito da quanto l'elettronica, e soprattutto quella ambient, stia diventando un fil rouge che unisce musicisti provenienti da ambiti anche molto diversi per altrettanti progetti di questa tendenza. Gli chiedo una loro spiegazione. Se un tempo l'idea di maturità artistica era intesa come composizione di musica classica, possiamo oggi riconoscere nell'elettronica questo switch generazionale? Karim azzarda: “Credo che riguardi un processo di sedimentazione degli ascolti che, con lo scorrere degli anni, porta a sentire il bisogno di adoperare un metodo alternativo di scrittura da quello che la mia generazione ha imparato in adolescenza in sala prove con batteria, basso e chitarra”. Prendendo sicurezza quindi aggiunge: “L’approccio verso l’elettronica di chi si è formato suonando in saletta è solo diverso da chi è partito direttamente dal laptop o da una 808, né meglio né peggio”.

Nebel3000
Nebel3000

Infine, per la questione classica, ha una visione storica, forse un filo scolastica, comprensibile e condivisibile (“Nel '900 la musica classica cambia forma, i compositori iniziano a scavalcare le regole del sistema tonale, dalla musica seriale di Schönberg in poi inizia un percorso che ha portato la composizione a scontrarsi e mischiarsi con l'elettronica, da Schaeffer, la concreta e la tape music fino a Berio e a Stockhausen… quindi un legame sotterraneo c’è. Detto ciò; sforzo, studio, ricerca della perfezione e dedizione di chi si dona alla composizione e magari alla direzione è qualcosa di lontano anni luce e inavvicinabile.”) ma per me non totalmente soddisfacente, nella misura in cui, se pensiamo a John Lord o all'amato Zappa, in un passato neanche troppo remoto c'era, quanto meno, una propensione e un'incoscienza utopica nel tentare l'impossibile, aspirando al sublime piuttosto che fingersi solo sofisticati, sfruttando l'errato assioma secondo cui “Meno fa casino - Più è aulico”.

Più pragmatica, Maru mi dice: “L'elettronica ha un'anima come la musica classica, ma per me vale sempre l'energia, ossia se un disco me la trasmette o no, anche se questo, ovviamente, è soggettivo. Come sai, non sono un'amante della ricerca di un suono ambientale minuzioso e preferisco più comporre gabba. Stimo chi lo fa, ma in genere deve essere connesso a visual perché se no per me diventa troppo criptico e autoreferenziale, ma ammetto che io sono più un amante del beat e del punk”. Mi viene quindi spontaneo chiedergli di illustrarmi i loro nuovi progetti. “Nebel3000 è una band in cui suono la chitarra con una catena di effetti" confessa Maru, "quindi per quello che riguarda me assolutamente non elettronica! L'elettronica arriva con i campioni suonati da Brezel da un campionatore connesso a una mini-keyboard, ma la mia volontà iniziale è 100% analog- punk!”. Poi aggiunge: “Ho fatto dei dischi più particolari durante il Covid, e con i Brutal Casual, in cui mischiamo elettroniche vst e computer a dei suoni da field recordings e noise da strumenti vari di cui si occupa Jacopo”.

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Completamente diverso lo storytelling di Karim: “Le prime registrazioni sono dei field recording che ho registrato su nastro nel '18, poi convertiti in digitale e campionati. Stavo scrivendo una sonorizzazione e cercavo dei suoni con timbri particolari da non post-produrre e massacrare troppo con i plug-in, per poi poterli usare col midi controller insieme a sintetizzatori veri della ARP. Da quel momento ho iniziato a conservare questi suoni estrapolati da field recording e a scrivere una serie di brani nuovi. Visto che tutto era nato da delle registrazioni fatte su nastro da 1\8 (in un salone di un hotel di Cagliari, dove ho registrato una parte che ho suonato al pianoforte della hall) ho deciso di far uscire questo insieme di composizioni su cassetta per Dirt Tapes, anche perché con la parte label di Dirt ci piace pubblicare album disponibili fisicamente su MC”.

Solo da queste due risposte viene voglia di scriverci su un saggio breve. Ho pure il titolo: Musica elettronica per un'estate di merda – Ovvero: come ho scoperto che bastano soli cinque anni di differenza perché tutto cambi e forse la mia ex ha fatto bene a lasciarmi. Ok, il titolo è da rivedere ma è dannatamente incredibile accorgersi di come Karim sia perfettamente figlio del suo tempo, il suo zeitgeist spacca il secondo, lo senti e lo metti già in una ipotetica compilaton di Tanca Records, mentre Lady Maru ammette candidamente: “Forse vivo per metà nel presente e per metà nelle cose che ho sempre fatto e amato dagli anni '90!”. Ho molto apprezzato i titoli dei brani nel disco di Karim, soprattutto quelli in francese (Ballet sans musique, sans personne, sans rien), dove ho ritrovato l'eclettica linguistica di Jon Hassell nel suo disco con Brian Eno, ma anche la paraculaggine di gruppi post di culto come La Dispute, Lady Maru invece si illumina quanto le dico che Frankestein Freakout mi ricorda quelle Chicks On Speed oggi date per disperse credo senza un alito di leggenda attorno. “Sicuro sono tra mie influenze! Come gruppo invece metterei dentro pure la No Wave, le band Riot Grrrls e la Neue Deutsche Welle ma con estrema leggerezza e ironia. Con un'intenzione dadaista e senza ambizioni sociali!”.

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E i titoli sono l'esatta estensione di quanto detto: Dentist Song, Interrupted, Trasmission, Krankenhaus. Intanto Karim mi ringrazia per il paragone e aggiunge: “Eno, insieme ad Aphex Twin, Cluster, Autechre, Harold Budd, Boards of Canada, Glass, Riley e Schulze è sicuramente una delle influenze più importanti. Hassell è stato un fuoriclasse, ed è riuscito a creare delle crasi tra sonorità e generi che prima di lui sembravano inconciliabili”. Poi si ferma, come soppesare ciò che sta  per dire, e infine aggiunge inaspettatamente: “Nella formazione musicale è stata molto importante per me anche la scena rave”. BOOM! Come scardinare in 1 secondo 1 ora di riflessioni. Come sarebbe a dire la scena rave? Il mio cervello reclama: “Io e Maru abbiamo vissuto l'era d'oro dei rave, quella fino al 1994, prima che qualcuno li rendesse illegali!”. Karim nel '94 aveva sì e no 12 anni e, come lui, tutti i Millenial che ho citato fin'ora - e al massimo i loro Smiley erano le caramelle al posto del resto quando andavano a prendere il pane. Eppure. Sono stato tutta un'ora a teorizzare una visione dell'elettronica come Carlo Verdone in autostrada nella scena di Un Sacco Bello quando, con la Dino FIAT ferma, superato da Tir e automobili, grida "Annate, annate. Tanto ve ripijo a tutti!".

Una visione lineare, rettilinea e generazionale con un'unica regola possibile: non c'è elettronica che non diventi retrò e quindi, prima o poi, tutta questa corsa al volere rappresentare il “Qui & Ora”, domani servirà a poco, mentre la semplice schiettezza di Lady Maru non morirà mai - un po' come le Bikini Kill e i Crystal Castles. Invece Karim, con il suo colpo di teatro, insinua in me il dubbio che, per chi fa e soprattutto per chi ascolta, non c'è linea o consecutio temporum che tenga e mi mette anche una pulce nell'orecchio con sua maestà Lester Bangs. Bangs diceva che il rock è attitudine, non uno stile musicale o formale, ma forse con questa storia dell'attitudine abbiamo svilito il valore della musica come tale, che è anche capacità creativa, conoscenza compositiva, volontà di ricerca, analisi delle fonti, eccetera. Con buona pace se queste cose donano a chi le fa un'aura snob e altezzosa che metà basta. “Credo che la risposta a questo la dia il tempo - conclude Karim pacificatore - Se un'opera, qualunque sia il suo genere e la sua estetica, resiste agli anni e resta nel cuore delle persone senza finire nel buco nero creato dal tempo, manifesta il suo valore… al di là delle recensioni, degli articoli e dell’attitudine!”. Colpito e affondato.

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L'articolo Come suona l'elettronica di chi arriva dalla sala prove di giorgiomoltisanti è apparso su Rockit.it il 2024-07-26 14:47:00

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