Della puntata di ieri sera di X Factor, quella che porta alla semifinale che vedrà come super ospite Tiziano Ferro, ci ricorderemo soprattutto la caduta delle comete, anzi di Comete, il nome d'arte di Eugenio Campagna, il concorrente "cantautore che viene dall'indie" di questa edizione. Sunto veloce della puntata e poi focus: Giordana contro Davide, esce la ragazza con l'arpa e ci mancherà, perché a ben vedere la situazione ora si divide tra le due band che portano ritmo, Sierra (stanno volando su Spotify) e Booda (rovinati dall'inedito) da una parte e tutti gli altri che portano sonno.
Sofia (brava, anche lei vola), Davide (sempre tra gli ultimi nonostante la tecnica), Eugenio e Nicola, l'ex parà che fa una versione growl di The Sound of Silence di Simon & Garfunkel, che mi spaventa i gatti sul divano e esce alla fine.
Gli ospiti: Dardust porta poesia e un'orchestra da condurre, Francesca Michielin presenta un singolo non indimenticabile e Anastasio una canzone-teatro tratta da Er fattaccio di Amerigo Giuliani, che strappa la standing ovation del pubblico che nel cuore ha Minchia signor tenente di Faletti a Sanremo.
Capitolo Eugenio Campagna, a cui viene assegnata Cosa mi manchi a fare di Calcutta: sente il peso della similitudine, perché tutti sanno che il suo cantautorato viene da lì e ne fa una versione brutta, stonata, controvoglia, assolutamente da cancellare. I giudici gli fanno notare quanto abbia cantato male, anche Mara Maionchi che, nonostante Eugenio sia nella sua squadra, lo cazzia bene bene. "Perché alle prove ti veniva e qui no?" - "Sono stanco". Con questa risposta, Eugenio firma la sua condanna alla shitstorm sui social.
È sempre fastidioso quando qualcuno si sente migliore del contenitore che sta lavorando per lanciarlo e ieri Eugenio è apparso proprio così. Un po' d'arroganza fa bene al prodotto, vedi Damiano dei Maneskin, ma quando entra in ballo la strafottenza di quello arrivato che gli tocca fare il giochino delle cover, allora crolla tutta l'impalcatura. X Factor con tutti i suoi problemi e le sue contraddizioni, è un talent a step, a eliminazione tramite duello, un format in cui si cantano le canzoni degli altri e questo lo sanno anche i sassi.
Eugenio ha scelto il nome d'arte Comete, che strizza più di un occhio a tutta la scena itpop, il suo singolo è bello e sta andando forte, ma al momento è ancora dentro X Factor, quindi varrebbe la pena rispettase di più il format senza il quale, a questo punto, sarebbe uno delle migliaia di cantautori il cui demo arriva in redazione senza farci esplodere il cuore di felicità.
Certo, l'assegnazione è la più bastarda del mondo perché Calcutta è già difficile da cantare di suo, in più se vuoi fare quel lavoro lì puoi essere preso per un clone, ma alla fine il compito poteva anche essere portato a casa mostrando più riguardo per uno di quelli che hanno cambiato la canzone italiana per permettere ai vari Comete di ambire a qualcosa di più della suonata al pub.
È accaduta la tipica scena riassunta nella frase "il bello della diretta", ma ormai sappiamo quanto la mancanza di umiltà possa portare le persone a commettere sbagli che poi paga a rate e francamente, da insider, iniziamo a provare fastidio per tutti i musicisti che spintonano per saltare sul treno del successo. Per fare questo lavoro ci vuole costanza e impegno ogni giorno, e il giorno dopo si ricomincia. Lo stesso Calcutta, prima del primo tour grosso, ha assunto un'insegnante di canto per fare al meglio il proprio mestiere. Cadono le Comete e va bene così, spesso tornare coi piedi per terra fa solo migliorare. Alla prossima.
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L'articolo X Factor, la notte in cui cadono le Comete di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2019-11-29 09:21:00
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