Vinicio Capossela: il concerto di S. Valentino, a Parigi

Vinicio Capossela, il giorno di San Valentino, che dedica canzoni agli amori perduti. A Parigi. Angela Maielli racconta.



"Pas de chansons d'amour". Le premesse c'erano tutte. Vinicio Capossela fa un concerto a Parigi, alla Cigale, il teatro del rock a pochi metri dal Moulin Rouge, il giorno di San Valentino. Si sapeva che sarebbe stato un concerto straordinario. Quello che non si poteva prevedere è che ne saremmo usciti innamorati.

Partiamo dall'inizio. "Un concert de solidarité pour le solitaires et les mal accompagnés, une anthologie de chansons d'amour et d'abandon pour étudier la matière sous touts ses aspects" [Un concerto di solidarietà per i solitari e per i mal accompagnati, un'antologia di canzoni d'amore e d'abbandono, per studiare la materia sotto tutti i suoi aspetti]: così Vinicio ci introduce il suo concerto. Ha già cantato "Bardamù" e "La notte senza luna e senza canzoni d'amor". Ma Vinicio è chiaro e il suo suona proprio come un avvertimento: non sarà un concerto facile, studieremo, vivremo e soffriremo l'amore. Il teatro è pieno, per la maggior parte italiani. Quelli seduti nella zona delle balconate forse presagiscono l'impegno; noi altri nella zona palco attendiamo, si avverte l'attesa, ma non sappiamo bene cosa aspettarci. Capossela è in scena: abito nero, una rosa rossa nel taschino, un grande cappello e una sciarpa souvenir della tour Eiffel. Ad accompagnarlo i suoi ex musicisti: Jimmy Villotti, Giancarlo Bianchetti, Enrico Lazzarini, Mirco Mariani, Mauro "Otto" Ottolini e Achille Succi. "Le ex fidanzate non hanno accettato l'invito", scherza. La lontananza, la separazione, la ricerca della vicinanza, la voglia di non essere soli, l'amarezza dei vecchi amori che si incontrano come conoscenti per strada, la sera e la penombra, la notte e la paura dell'alba, gli occhi tristi e il cuore spezzato, l'amore mai dimenticato. Questo canta Vinicio con "Lettere d'amore blu", la cover di "Blue Valentines" di Tom Waits, "Resta con me", "I vecchi amori", "Modì", "L'ultimo amore". Il canto è intenso, le parole a volte sfuggono e si intravede una spietata lucidità mista ad un'inesauribile intensità. E' fortunato Vinicio: ha il dono di saper dare forma e suono a ciò che non sappiamo esprimere e sa che qualcuno lo sta ascoltando.

Un primo momento di liberazione dalla malinconia dell'amore arriva con "Che cos'è l'amor": "E' arrivato il momento", dice Vinicio, "di porci la domanda fatidica, la domanda delle domande. Ma l'amore è un simulacro e la risposta che abbiamo trovato è una canzone di Carosone". Parte l'incontro tra il successo di Capossela e "La barca tornò sola" di Renato Carosone in una versione medley dal ritmo e le sonorità reggae. "Che cos'è l'amor? E a me che mme ne 'mporta!" . Il pubblico è contento: cantiamo e balliamo, forse siamo anche un po' sollevati: sarà finita la pensosità malinconica dell'amore? No! Se amare è potere, come ha detto alla fine della canzone, perché la potenza esploda bisogna saper aspettare. Capossela ha in mente per noi un lungo percorso. Il concerto continua con "Non è l'amore che va via", "Corvo Torvo", "Il paradiso dei calzini": è infastidito dai continui flash, da chi canta, da chi parla. Ci vuole raccoglimento per sapere ascoltare gli armonici dell'amore. Arriva poi la dedica alle donne e il pensiero va all'Italia che ha smarrito se stessa: canta "Con una rosa", con tanto di lancio verso il pubblico della rosa rossa del taschino. A metà concerto uno dei momenti più intensi: "Estate". Vinicio la definisce un classico del jazz italiano. Un po' come tutti quelli che vanno all'estero e si riscoprono amanti del proprio paese, nonostante tutto, Capossela propone un classico della canzone italiana. "La faccio perché l'occasione è speciale e sono qui", dice ad inizio canzone. Continua con "Canción de las simples cosas" e "Los mareados". "Ve lo avevo detto io", dice prima di cantare, "tutte ve le faccio". E poi arrivano anche "Pena dell'alma" e "Parla piano", "la canzone sull'inconoscibilità della verità", dice, spiegando in italiano, con l'ausilio della sua "traduttore simultaneo" fuori campo. E ovviamente ritornano alla mente i "Dieci inverni", il film di Valerio Mieli che Vinicio ha aiutato a raccontare con quella canzone. Forse allora l'attesa c'entra davvero qualcosa con questo concerto. Ed effettivamente l'attesa cresce, quasi come se si trattasse di un film: come finirà? "Orfani ora" e poi il racconto di Dio che insinua il malinteso tra l'uomo e la donna, che non finiranno mai per questo di cercarsi, "Faccia della terra". Allora è una ricerca senza fine? Due sonetti musicati di Michelangelo e poi la trasformazione.

Entra la maschera e il manto del mostro, il poeta si trasforma in minotauro, l'intimità del racconto d'amore esplode nella potenza dionisiaca della musica: "Brucia Troia". La Cigale trema: eccitazione, felicità, empatia. E alla fine arriva la liberazione: "Il ballo di San Vito" che coinvolge tutti, è l'esplosione, la richiesta disperata di scacciare il male, il ballo convulso, la condivisione che passa per la musica, la forza e la voglia della rinascita, finalmente la potenza che aspettavamo. O forse c'è dell'altro?

Vinicio e la sua band escono, come da copione, e il pubblico lo richiama a gran voce. Rientra: giacca e cappello bianco, occhiali a forma di cuori a luci intermittenti e petali di carta dai vari colori che dispensa per il pubblico. La trasformazione è completata. Presenta la sua band d'eccezione in un clima di festa e allegria generale, cantiamo tutti insieme il motivetto di "Eh Compare, ci vo suonare". E alla fine Vinicio si rimette al pianoforte e ci invita timidamente a non dimenticare che qualsiasi ferita l'amore ci abbia inferto, il cammino continua e l'attesa si prolunga. Non la nostra, però, per questa stasera. Stasera siamo felici e innamorati, della bellezza, della musica, delle profondità nascoste. "Abbracciatevi tutti, è il momento di Ovunque proteggi".



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L'articolo Vinicio Capossela: il concerto di S. Valentino, a Parigi di Angela Maiello è apparso su Rockit.it il 2011-02-14 00:00:00

COMMENTI (4)

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  • quid 13 anni fa Rispondi

    :]

  • acty 13 anni fa Rispondi

    stavo giusto per scriverlo io

  • acrobat 13 anni fa Rispondi

    Artisti che portano il palcoscenico sulla vita, proiettano i sogni in un reale architettato per stupefarre. Ed è proprio la direzione sbagliata: perché è invece la vita che deve invadere la scena, sono le nostre imperfezioni che devono imporsi su questa società così ordinatrice, così schematica, così violenta!

  • faustiko 13 anni fa Rispondi

    Eh... Capossela a Parigi... figo!