Cosa rimarrà dei Pinguini Tattici Nucleari fuori dall'hype di Sanremo?

Si sono imposti come quelli simpatici arrivati al successo dall'oratorio. E paradossalmente è proprio quello che sono: un piccolo miracolo discografico in anni pieni di gavetta

I Pinguini Tattici Nucleari a Sanremo - grab da YouTube
I Pinguini Tattici Nucleari a Sanremo - grab da YouTube

Tsunami (forse vi ricorderete di noi per canzoni come) è un “greatest hits”, ed è anche il nuovo disco degli Eugenio in Via di Gioia. Una mossa commerciale e, allo stesso tempo, un biglietto da visita che attesta la storia di una band arrivata a calcare il palco più importante d’Italia. Anche Levante ed Elodie, in concomitanza col festival, hanno attuato la stessa strategia. Nella recensione degli Eugenii, mi sono permesso di fare un discorso fine a se stesso: musicalmente, c’è poco da aggiungere ad una compilation di brani già editi. Più interessante, analizzare il meccanismo entro il quale il sottoscritto è passato dal non ascoltare una band a tifare per loro a Sanremo.

I Pinguini Tattici Nucleari rientrano esattamente nella stessa categoria degli EIVDG, a ragion veduta, dato che gran parte del loro pubblico collima. Fuori dall’hype Ring Starr è la versione deluxe del (quasi) omonimo lavoro del 2019, una manciata di brani aggiunti, compreso, ovviamente, il singolo in gara nella prestigiosa kermesse ligure.

Solo gli stolti non cambiano idea. Ad essere sincero, credo di essermi schierato dalla parte dei Pinguini anche in merito alla filosofia del male minore: una volta scagliatisi contro Salvini e Red Ronnie, non ho potuto fare a meno che empatizzare con la compagine orobica. Senza entrare nel merito di un discorso già ampiamente sviscerato -sono stato il primo ad approcciarsi al band bergamasca con una certa superficialità- non mi sarei mai permesso di esprimere un giudizio tranchant in merito ad un’unica strofa contenuta in una singola canzone della loro intera discografia. E non posso vantare quasi 50 anni di carriera giornalistica alle spalle.

"Irene, questa sera la faccia te la strapperei via

Così faresti paura al mondo ma resteresti sempre mia

In questa notte di buio pesto, che forse era buio pomodoro

Le mie mani Brigate Rosse accarezzano te che sei Aldo Moro"

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Sanremo sta progressivamente battendo ogni record di share, va ammesso, negli ultimi anni, il festival stia lavorando in una direzione coerente per guadagnare nuove nicchie di pubblico, con un occhio di riguardo particolare verso noi “giovani”. Avrei preferito Calcutta o Nicolò Contessa sul palco dell’Ariston? Certamente. Mi sono ritrovato a tifare per i PTN e gli EIVDG in quanto rappresentanti più prossimi al mondo che “frequento”. In Europa si tifa per le italiane. Tant’è che da Amadeus sono stati introdotti come “la band più indie di Sanremo”.

Per me è la cipolla.

Sia chiaro, non sono un ipocrita. Vorrei imbastire un discorso artistico semi-oggettivo che prescinda dai gusti personali ma, se le loro canzoni non mi fossero piaciute, non li avrei comunque sostenuti. Ho imparato ad apprezzare i PTN come mia madre Achille Lauro, Sanremo è un palco in grado di compiere questi incantesimi. In fondo, si è sempre boomer di qualcuno.

Perché quindi non è mai sbocciato l’amore con la formazione bergamasca? I PTN sono immersi in quella bolla di ironia postmoderna à lo Stato Sociale (semicit) che ha contraddistinto tante uscite dell’ultimo decennio, con la differenza che la band bolognese si è sempre impegnata per connotarsi come politicamente impegnata. Alla stregua della più tipica tradizione cantautoriale. Allo stesso tempo, i Pinguini non hanno mai avuto il coraggio per approfondire quell’aspetto demenziale che li avrebbe resi, a tutti gli effetti, gli Elio e le Storie Tese degli hipster. Insomma, per quel che mi riguarda, non sanno né di carne né di pesce.

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Ed è un’affermazione sbagliata, evidentemente (risultati alla mano), i Pinguini sono stati abili a ritagliarsi un loro spazio personale all’interno del mercato discografico italiano, accumunabili a tante realtà ma uguali a nessuno. Sono una band arrivata sotto major attraverso un percorso “antico”, di gavetta, centinaia di concertini nelle province più sperdute prima di approdare al Forum e ben tre dischi autoprodotti. Piacciano o meno, hanno giocato bene le proprie carte. L’unica band a calcare il palco dell’Ariston (se escludiamo Le Vibrazioni e gli EIVDG durati una decina di minuti), sicuramente, l’unica band che rappresentasse a pieno le nuove generazione. Una band pop-rock con aspirazione cantautoriali, formatosi in oratorio, col faccino da sfigati e quel fare family friendly adatto per forzare le serrature delle case di tutti gli italiani. Con un nome che, anche al più distratto degli spettatori, non può che imprimersi in testa.

Giochi di parole a non finire, citazionismo spinto, ritornelli orecchiabili. I Pinguini Tattici Nucleari hanno ormai definito uno stile proprio che, al di là dell’apparente scanzonatezza, è tutto fuorché superficiale. No, non mi pentirò dell’affermazione che sto per emettere: Scatole è L’Avvelenata del nuovo millennio. I membri della formazione possono vantare un’estrazione jazz, metal e classica… Aumenterebbero così i rimpianti nei loro confronti? No, in un mondo di John e di Paul, i PTN hanno trovato una dimensione credibile all’estetica normie. Tra riferimenti a How i Meet Your Mother e colonne sonore del Superuovo, con la destrezza e le capacità tecniche che hanno sempre contraddistinto gli Elii su quel palco.

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Da local hero a fenomeno nazionale, tra i miei contatti bergamaschi, mi è capitato più volte di scorgere messaggi di questo tipo “Atalanta e i PTN a Sanremo, quanto si sogna quest’anno a Bergamo”. Una città rivestita da un nuovo rinascimento grazie anche alle iniziative di un sindaco illuminato, Gori (la versione orobica di Beppe Sala, cui sodalizio con i Pinguini ricorda quello del sindaco milanese con Ghali), che si è apertamente schierato in difesa della band concittadina. Insomma, ammettiamolo, non credo la Dea abbia qualche possibilità di trionfare in Champions, così come Zanotti & Co non l’avevano per vincere Sanremo. Ma questo terzo posto vale oro. Lasciateci sognare.

Musica “vera” senza prendersi sul serio (il fiume, lol). Forse non sarete mai la mia band preferita, devo ammetterlo: bravi Pinguini, avete spaccato. E poi ragazzi, hanno adottato 100 pinguini. Fatelo anche voi.

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L'articolo Cosa rimarrà dei Pinguini Tattici Nucleari fuori dall'hype di Sanremo? di Marco Beltramelli è apparso su Rockit.it il 2020-02-14 13:38:00

Tag: album

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