Mentre artisti come Kae Tempest e Moor Mother riempiono i club di tutto il mondo con i loro versi in musica, in Italia questo tipo di arte e movimento fatica a trovare i propri spazi. Ma qualcosa si muove, anzi parecchio, e anche da noi si sta definendo una scena di spoken music. Questo per merito di artisti, organizzatori, attivisti che si sbattono per portare avanti il lavoro. O di realtà ZPL, etichetta specializzata nel genere (ne avevamo parlato qui). In questo articolo i ragazzi e le ragazze del collettivo/etichetta si presentano e tracciano un bilancio del loro primo anno di vita, che è anche una fotografia dello stato di ciò che è spoken music in Italia. Riceviamo e pubblichiamo, ricordandovi che il 21 aprile potrete ascoltare i loro primi tre progetti al BIKO di Milano, in occasione dell'apertura del bando del Premio Dubito, il più grande riconoscimento in questo campo (per la prossima edizione le iscrizioni sono aperte fino al 31/8).
Il reticolo mediale in cui si muove la poesia del nostro tempo è un campo di spazi difformi da esplorare, disseminato di oggetti fisici e pratiche di relazione. Relazione tra oggetti e persone e tra persone che li maneggiano con più o meno capacità, con più o meno consapevolezza.
Con il Collettivo Zoopalco, dalla fondazione dell’etichetta ZPL, siamo forse entratə in una fase che fa dell’esplorazione di queste pratiche, dell’attraversare nuovi contesti di produzione musicale/discografica, una forma di riflessione sulla poesia. Una forma di riflessione che passa per le mani, per la voce, per gli strumenti: ha abbandonato, forse colpevolmente e forse temporaneamente, la collocazione teorica dell’agire artistico nello spazio dell’arte contemporanea per abbracciare l’approfondimento di saperi pratici e relazionali.
Nonostante questo, l’etichetta ZPL è nata, come intenti, per cercare una porta di accesso a una serie di situazioni a cui la poesia con musica, o la poesia come musica, potesse portare una prospettiva differente, di intersezione con la performance, di ricerca sulla voce, di esperimenti narrativi, di metrica. E da cui, per contro, avrebbe potuto acquistare un poco di “protezione” in termini di circuitazione degli spettacoli, intesa come necessità di avere sia un certo tipo di attrezzature e strumenti a disposizione per costruire il proprio discorso al meglio, sia fonti più stabili di sostenibilità.
Si trattava di cercare di valorizzare progetti che hanno gestazioni lunghe, improponibili per i tempi nevrotici delle nostre vite, che sopravvivono grazie a una insormontabile quantità di sforzi personali e collettivi. A cui la rete di realtà poetiche sparse per tutto il territorio nazionale ha dato un bellissimo boost, attraverso opportunità di esibizione quasi letteralmente ovunque. Ma tante sono state le opportunità quanto decisamente poco sostenibili sulla lunga durata, sia psichicamente sia economicamente.
Ci era quindi sembrato che, con due dischi pronti (IMPRE, di Mezzopalco e C4MG1RL di Monosportiva) e uno in forno (Urla dal confine di Osso Sacro) all’alba del 2022, fosse una buona idea allargare il campo dalla promozione del singolo pro- getto a una dimensione corale, una non ben precisata “scena”, di cui a livello discografico pochissime cose sono rintracciabili negli ultimi anni – ma che esiste ed esiste sempre di più, anche grazie al lavoro dentro e attorno al Premio Dubito, con sempre più persone che sperimentano nel novero della cosiddetta spoken music: chi in modo strambo incatalogabile, chi in modo più centrato e conforme. Tra conformità e incatalogabilità c’è un mondo, ma nessuno dei due è un giudizio di valore: sono entrambi deprecabili e inestimabili a seconda di cosa si cerca.
Siamo partitə da noi: tre progetti legati a compagnə del collettivo che coinvolgono artistə di quella che ormai è un’orbita in fase di espansione e di consolidamento. Si tratta sempre di muoversi in modo prossimale, per reti prossime e intersezioni che supportano e informano in modi diversi le idee, che abitano contesti simili o semplicemente compresenti nei territori che ci capita di attraversare.
Da un lato ci ha spinto la necessità di dare una contraddittoria e critica fissità a lavori di poesia orale e performativa che fissi e definiti o definitivi non sono mai stati per intenzione, per forma di ricerca e di scrittura, che si sono plasmati proprio attraverso le repliche di spettacoli sempre diversi per contesto e possibilità tecniche – diciamo di habitat per l’output dal vivo.
Dall’altro lato, ragionare su delle opere discografiche come media ci ha necessariamente fatto aggiornare e variare i metodi: diversi erano gli strumenti con cui di volta in volta entravamo in contatto. Si è trattato di innestare nuove modalità, di rinnovare l’insieme di pratiche con una serie di spazi nuovi – come lo studio di registrazione, la figura del produttore/arrangiatore, del regista, del designer, varie qualità di microfoni, la possibilità di sovraincidere, di ricostruire, editare.
Abbiamo annesso alla dimensione della ricerca espressivo- formale, fatta perlopiù di scrittura e di voce, la dimensione della ricerca tecnico-espressiva, dove scrittura e voce sono organicamente inseriti in un contesto di strumenti, software, conoscenze, esperienza.
Tutto ciò è sintetizzabile in una parola: processi. Ciò che ci interessa maggiormente sono le fasi di produzione, i processi attraverso cui le opere prendono forma. Molto più che le opere stesse. Questo è l’approccio che vogliamo proporre alla produzione di poesia orale con ZPL nei prossimi anni: non abbiamo particolare interesse nella ricezione di opere fatte e finite, ma nella condivisione di metodi e processi che possano essere nutrienti per tutto il contesto dell’etichetta e, successivamente, del collettivo – nella messa in comune di approcci alla scrittura musicale e poetica, alla registrazione, alla performance sonora, alla distribuzione (dischi, ep, podcast, video ecc.).
Questa posizione rispetto alla situazione discografica è dettata da due fattori: il primo è che a oggi non abbiamo le energie per acquisire opere/progetti che da ZPL si aspettino una circuitazione sostenibile, stabile; il secondo è che crediamo fermamente che l’opera sia il processo, non il prodotto che ne deriva.
Ascoltiamo sempre con piacere tutte le proposte che arrivano, comunque, e non è assolutamente detto che un lavoro “finito” non abbia un processo interessante da condividere a posteriori. Semplicemente, non acquisiremo opere realizzate ma processi di realizzazione, meglio se aperti.
In ultimo, la produzione di opere originali ZPL avverrà biennalmente. I primi dischi originali sono usciti nel 2022, i prossimi usciranno nel 2024. Negli anni dispari, come quello corrente, realizzeremo e pubblicheremo ricerche intermediali su testi editi, in forma di eventi dal vivo, sonorizzazioni e podcast, reinterpretando a livello sonoro e performativo alcune opere per noi fondamentali della letteratura a noi precedente. Anche questa sezione dell’etichetta è aperta a proposte esterne.
Cominceremo da alcunə autorə italianə del tardo Novecento: Patrizia Vicinelli, Elio Pagliarani, Lucia Marcucci, Luigi Di Ruscio e Giuliano Mesa, coinvolgendo quindici artistə tra poetə, sound-designer, curatorə e performer da diverse parti di Italia ed Europa.
Si tratterà, come sempre, di un lavoro collettivo, dove “collettività” insieme a “processi” sono le nostre parole-guida. Questa orbita di artistə si espande ogni anno grazie anche al Premio Dubito, e la rete si fa più densa e paradossalmente più porosa.
Quindi anche quest’anno grazie. Sempre Disturbati Dalla CUiete.
---
L'articolo Cosa serve allo spoken word in Italia, e cosa proprio no di Zoopalco è apparso su Rockit.it il 2023-04-20 12:59:00
COMMENTI