È finita, è finita con 74% di share l'edizione numero 74 di Sanremo, è finita con le solite polemiche, con una playlist troppo lunga, con l’addio degli Amarello e una gran vincitrice. E con la gente che si è appena accorta di come funzionava il regolamento, evidentemente. Posso vedere indistintamente all’orizzonte Alessandro Cattelan che mette il telefono in Modalità Aereo per evitarsi l’impaccio dell’anno prossimo.
1 - L’INIZIO
Ancora una volta si comincia con esercito, banda, roba simile. Ce la vedete una apertura simile all’Eurovision? Non riusciamo ad abbandonare questa celebrazione delle nostre forze armate – che salutiamo, che ci seguono sempre – anche nella finale del nostro più grande media event?
2 - ROBERTO BOLLE
Ma non è stato a Sanremo 25 volte? Se non è così è, comunque questa l’impressione. Quando appare, la mia autostima sparisce, se solo fosse inquadrato bene… ma non voglio tornare sullo stesso discorso, signor regista Stefano.
3 - LA CLASSIFICA ALL’INIZIO
Allora: o fai vedere sempre la classifica (e con trenta cantanti non puoi) o solo la top5, ma far vedere la top30 a inizio finale proprio no. Quel poveraccio di Sangiovanni è salito sul palco con la morte nel cuore. Nei piani alti, invece, è stata un boos per alzare la posta in gioco. Top10 all’inizio è Top30 alla fine?
4 - TRENTA CANZONE CA PARLANO ‘E ME, CIENT’ANNI FINO ‘A ANNARÈ
Mai più. Mai più. Soprattutto perché le canzoni medie finiscono schiacciate, diventano non particolari o minori, ma dimenticabili. E soprattutto, una classifica così lunga per forza di cose ammazza tutti quelli dall’11 in giù.
5 - ALBERTO TRA LE PALAZZINE A FUOCO
Una edizione con Due Vite al primo posto, Cenere al secondo e Tango al quinto. Lungi da me dire che Sanremo era meglio l’anno scorso, ma quello dell’anno scorso è un caso fortunato, e Tananai ha compiuto una parabola tra le mani di Amadeus: fallire, risalire, cambiare, spaccare. In gergo: tananare. Sul palco Suzuki ha cristallizzato il cerchio perfetto di un anno di questa canzone. E intanto la guerra non è finita, e ne è iniziata un’altra. Bravone. Arriverà Lunedì.
6 - LAZZA DAL CILINDRO
All’una di notte, a caso, appare Lazza, e presenta un pezzo nuovo. Senza hype, in maniera totalmente anticlimatica, senza nemmeno dire quando uscirà Cento Messaggi. A prescindere dalla canzone che va riascoltata con meno sonno in corpo e dalla performance forte e decisa, un bel colpaccio autorale, anche per firmare il salto di status di Lazza verso il mainstream totale.
7 - LA SINDROME DI STOCCOLMA
Dopo una settimana di famiglia, di festa, di comunione… ieri mi sembravano tutte belle, oh, sarò io che sono buono, ma sembravano tutte belle. Cioè, tutte no, quella di Mr.Rain no.
8 - PIPPO BALISTRERI
Mi è venuto in mente l’anno della pandemia, i bauli in piazza, Scena Unita, la performance de Lo Stato Sociale dedicata ai lavoratori dello spettacolo, Gilles Rocca che da tecnico di palco diventa modello dopo il Bugo-gate, non so se siano migliorate le condizioni di chi lavora dietro le quinte, ma il suo omaggio sicuramente è stato un bel gesto per una persona che non solo ha lavorato molto per il festival, ma ha visto il festival cambiare forma con le messe in scena, con le innovazioni tecnologiche, con le schede tecniche, e anche con una attenzione alla parte tecnica crescente. Un eroe, premiato per tutti.
9 - FIORELLO
Piaccia o no, è un fuoriclasse. Capace di fare un numero funzionante e moderno, nonostante i 60 e passa anni, non necessariamente comico, con una crew di danza hi-tech. Poi prova a fare il conduttore serio, senza riuscirci. Ed è forse per questo che non ha mai fatto Sanremo da solo, perché deve essere battitore libero con un guidatore saldo al suo fianco. Ma non nascondo: quando si impegna e fa il serio, anche là, è preciso e puntuale. I due clown contrapposti, quello serio e quello comico, in uno scambio di ruoli e di affetto sincero – nonostante le cadute boomer – e in una dinamica da palco cresciuta anno dopo anno. L’arrivederci sulla carrozza è il degno finale di una lunghissima serie, un buddy movie.
10 - LA CORONA DI SPINE
Nell’inquadratura finale, la vistosa delusione di Annalisa non vincitrice e la pesante assenza di Mahmood – in luogo di Irama, che abbiamo molto più apprezzato ai tempi del covid, e spesso speravo partisse di nuovo la famosa prova generale del 2021 – Ho avuto quasi l’impressione che di quella combriccola soltanto due persone non volessero vincere fortissimo: Angelina e Geolier. Dovevano avere due leoncini a casa, uno per uno. Forse invertiti? Ma va bene così. La giuria ha fatto quello che ha fatto spesso e volentieri, andare compatta su una scelta, sperando di non scompattarsi. Questo a prescindere dal televoto monstre che ha premiato Geolier, e premiando la canzone più complessa tra quelle in gara. Angelina andrà a Malmö per l’Eurovision, Geolier riempirà tre stadi Maradona. In conferenza stampa si sono scambiati vicendevoli gentilezze: “Non mi importa dei voti, sul podio ci sono due ragazzi del 2000 e del 2001”. Adesso speriamo soltanto che non si continui a insultare gente gratuitamente, ma poco male: la corona di spine sarà il dresscode della sua festa.
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L'articolo Tutto il meglio e tutto il peggio della finale di Sanremo 2024 di Marco Mm Mennillo è apparso su Rockit.it il 2024-02-11 15:35:00
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