Cos'è successo ieri a Sanremo: la top ten dei momenti indimenticabili della serata delle cover

Quella di venerdì a Sanremo è stata una serata monstre, con un'infinità di momenti sul palco, momenti culto e momenti incubo. Dai fischi finali ai tanti meritati applausi, ecco le cose che ci hanno colpito di più

Maestri. Grafica di Beatrice Arrate
Maestri. Grafica di Beatrice Arrate

È stata divertente, esagerata, caciarona, fuori luogo ma a suo modo ineludibile. La serata delle cover di Sanremo 2024 ha rispettato tutte le aspettative, con un risultato addirittura clamoroso dello sharing (superati i 12 milioni!) Tra capolavori e trainwreck, tra lacrime fortissime e fischi altrettanto forti, è stata una serata senza tempi morti, a parte qualche performance.

In attesa della finale e di scazzi che appaiono inevitabili da domenica mattina in poi, ecco il meglio che ricorderemo della serata delle cover.

10 - L’ASSENZA DELL’HORROR VACUI

Quasi mi sono mancati, in mezzo a tanta musica, i soliti tempi morti fatali. Per fortuna c’è stato un marchettone cinematografico inutile e gli artigiani della qualità.

9 - STEFANO, IL SIGNOR REGISTA

Guardami. Anzi, non guardarmi perché se ti dicessi di guardarmi negli occhi forse passeresti a un totale lontanissimo. Se hai un cazzo di ALIENO a dirigere l’orchestra, perché devi farmelo vedere 2 secondi tutta la performance? Se un direttore d’orchestra ha una scritta sulla mano, perché non me la fai vedere? Se una popstar del futuro canta una commovente canzone del padre perché metti due camere che vorticano di cui una che va completamente a caso con il fuoco? Se il pubblico si è alzato in piedi a ballare e gli artisti sono alla fine delle scale ed evidentemente dal campo largo non si vede nulla, devi mandare una camera a inquadrargli da vicino. Ti prego, dai, Stefano. Non voglio insegnarti il mestiere, ci mancherebbe. Ma fallo per me. 

8 - WHO LET THE DOGS OUT

Forse l'unica scelta un filo di destra di questo festival (a parte la Cuccarini) è farci fare omaggi alle forze dell’ordine, ma almeno qua si tratta di forze dell’ordine paciarotte. In prova uno dei cagnolini ha fatto pipì sul palco, diversamente da alcuni cantanti che hanno portato sul palco delle cagate.

7 - LA PIÙ ARMATA DAGLI ITALIANI

A proposito. Tutto si può dire, tranne che Lorella Cuccarini non sia una macchina da guerra. Una professionista e una brava conduttrice. E soprattutto ha fatto i lanci senza farci sembrare che stesse compiendo una equazione matematica con i logaritmi. Carino anche il medley con Fiorello e Amadeus. Mi sovviene un dubbio: conoscendo la non perfetta intonazione di Ama, quando facevano Grease in teatro chi cantava al posto suo?

6 - I DUETTI BELLI

È dal 2005 che sono tornati i duetti e ogni volta ci aspettiamo la festa della musica, e questo si realizza quando gli artisti hanno avuto un guizzo, un’idea, ma anche banalmente quando hanno scelto una bella canzone rendendola bene. Anche se inflazionatissima come Hallelujah di Santi/Skin. Anche la resa vocale di Annalisa con LRDL bastano. O il girl power delle nostre Lady Marmalade oppure quando la semplice emozione di Alfa gli permette di reggere un mostro sacro come Vecchioni addirittura aggiungendo una strofa (ben) scritta da lui sul finale. Poi ci sono i piccoli capolavori, come il lavoro fatto da Mahmood tra storia e tradizione, con le voci dei Tenores e quella di Dalla.

5 - I DUETTI BRUTTI

Ma alla fine sono i disastri che ci incuriosiscono, come in autostrada. Quelle cose che ti viene da pensare “ma davvero vi è sembrata una buona idea?” "Nessuno vi ha fermati?” Nessuno ha pensato che mashuppare Pimp My Wheels e Ginnaste - vite parallele fosse una stupidaggine? (Momento epico quando Amadeus pensa sia finito il pezzo e imbocca sul palco a caso). O che un medley di Tiziano Ferro sia una bomba da maneggiare? O che portarsi sul palco una che non becca un attacco di una sua canzone da anni è un’arma a doppio taglio? Peggio dei duetti brutti ci sono solo i duetti medi, dimenticabili.

4 - PINO D’ANGIÒ

Pino D’Angiò è una leggenda del funk italiano, bravissimi i BNKR a riportarlo su un palco così grande, con una messa in scena furba che giocando sull’interromperlo, gli evita l’impaccio di cantare live, ma lo fa solo splendere, al centro della scena, con le sue mossette e la sua aura.

3 - GLI ALIENI, GHALI E DARGEN

E poi c’è la scelta stilistica, la costruzione, una storia raccontata. Con un alieno a dirigere l’orchestra e un medley che parte dall’arabo, passa per le hit che lo hanno reso celebre in italia e finisce con Italiano di Toto Cutugno, per sottolineare cosa sia essere italiani veri. Discorso simile per Dargen, che prende la partitura di Morricone per costruire un momento commovente su cui appoggiare Modigliani, un classico della sua carriera. Rich non è l’unico alieno.

2 - I JALISSE

Se qui parliamo di musica alternativa, niente è più alternativo dei Jalisse. In gara da indie nel 1996 si trovavano per sbaglio a vincere nel 97, a fare Eurovision e quasi a vincerlo. Poi 27 rifiuti fino a questo piccolo grande momento di gloria: tornare sul palco dell’Ariston a rifare quella che adesso non ci sembra neanche più così brutta, anzi. Baratterei volentieri quella di Renga Nek per avere Fiumi di parole in gara. Vistosamente emozionati, sul pezzo quanto basta, momento karaoke a squarciagola col pubblico, prima di un altro no.

1 - MA PERCHÈ PIANGO?

La classifica finale ha visto vincere Geolier con il medley dedicato alla storia del rap. Prima Guè, la storia dell'hip hop di casa nostra, poi una citazione a Dr. Dre e dopo Luchè, storia del rap napoletano, per chiudere con Chiagne, la canzone – scartata a Sanremo 2023 – che lo ha reso fenomeno nazionale, cantata da Gigi D’Alessio, storia della musica napoletana esportata in Italia. Una performance ben congegnata, arrangiata, performata, perché, comunque, Geolier è un fuoriclasse della sua cosa. MA.

Ma la performance di Angelina Mango è stata un momento che ridefinisce una carriera, che le fa scollare da dosso l’etichetta di Nepobaby, chiudendo il cerchio mai chiuso per davvero con l’ingombrante eredità del padre di cui non aveva mai cantato null’altro. Una performance piena di dinamica, voce, anima, rispetto. Io non conosco i voti della sala stampa e delle radio, ma mi sembra chiarissimo che Geolier abbia vinto la puntata per il televoto di una folla adorante, e forse vincerà anche il festival. Questo verdetto non può che creare problemi, però, da Napoli e verso Napoli. Da ieri che i social sono pieni di odio verso Napoli e i napoletani, allusioni a un voto taroccato. La verità è che, da un punto di vista strettamente numerico, Geolier ha pubblicato il disco più venduto dell’anno, sta per fare tre stadi Maradona, e ha un enorme consenso popolare non soltanto dalla Campania. I

fischi erano uno strumento di dissenso troppo duro e svilente in quel teatro, ma allo stesso modo bisognerebbe smetterla di urlare al razzismo e all'antinapoletanità per ogni semplice giudizio artistico a favore di altri lidi, come la splendida performance di Angelina Mango, ieri sera. Avremmo voluto vincesse Mango? Io si, lo avrebbe meritato, ma la gara è gara, baby. Un filo di tristezza, ma va bene così. Basterebbe evitare di trasformare tutto in lotta di supremazia nord/sud, Chiaia/Secondigliano, napoletani/resto del mondo, evitando di esasperare i toni in ogni caso, evitando di vedere complotti dove non ci sono e accuse dove non ci sono. Abbassare i toni e la voce. Altrimenti le canzoni non si sentono.

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L'articolo Cos'è successo ieri a Sanremo: la top ten dei momenti indimenticabili della serata delle cover di Marco Mm Mennillo è apparso su Rockit.it il 2024-02-10 11:51:00

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