Fuori dall'Ariston, le cover di Sanremo invecchiano alla velocità della luce

C'è Joanita e Lucio Corsi con Topo Gigio, Brunori, Gaia e pochi altri: non tutti gli artisti di Sanremo hanno pubblicato le loro cover sulle piattaforme (al plurale, perché almeno qua il monopolio di Spotify è saltato). Il motivo è semplice: fuori dalla caciara tv di quei brani resta davvero poco

Neffa con Shablo e soci a Radio2
Neffa con Shablo e soci a Radio2

Tra le tantissime contraddizioni che si porta dietro il Festival di Sanremo, centro nevralgico del sistema mediatico italiano, c’è certamente l’incapacità totale di mettere a sistema un potenziale aumento degli incassi, degli stream, delle vendite attraverso la serata delle cover, forse la più divertente in quanto a locura, ma anche quella in cui vediamo i cantanti in gara cantare delle canzoni vere

Non si riesce ad avere il logo ufficiale del festival sulla copertina della compilation, il merchandising ufficiale è imbarazzante, figuriamoci ad avere un accordo sulla pubblicazione di tutte le cover in gara, nonostante per l’intero sistema discografico la kermesse sia fondamentale. Da quando è stata istituita dal 2004 in poi – a volte come serata dei duetti sulla canzone in gara, altre come serata delle cover – ci siamo sempre chiesti perché al termine della serata non potessero essere disponibili sulle piattaforme tutte le versioni eseguite durante quella serata. Problemi di diritti? X Factor riesce a pubblicarle tutte senza problemi, anche con i mashup più spinti e, per quanto grande, è un programma infinitamente meno rilevante del festival di Sanremo.

Per non disperdere gli stream? Forse, ma anche gli ospiti hanno tutto l’interesse a essere colpiti dalla luce riflessa del più grande occhio di bue presente nei nostri media. Esiste soltanto una eccezione, quando nel 2011 oltre alla serata dei duetti fu creata anche una serata denominata “Nata per unire” dedicata ai 150 anni dell’unità d’Italia. Venne pubblicata il giorno dopo una compilation dallo stesso titolo, e includeva – oltre a rare gemme come La notte dell’addio cantata da Luca Madonia e Franco Battiato – imperdibili versioni di Va, pensiero cantata da Al Bano e ‘O sole mio da Anna Oxa. Il CD è stato venduto proverbalmente in allegato con TV Sorrisi e Canzoni, e poi mai più reso disponibile in altro modo, nemmeno in digitale.

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Da quel momento è tutto nelle mani dell’etichetta, del singolo artista, sperando che in quella cover siano loro per primi a credere abbastanza. E da quando la scelta della canzone è diventata un “liberi tutti“, senza limiti di data, genere, lingua si assiste spesso a delle perle che poi vengono perdute o a delle zozzerie rare: in entrambi i casi, perché non pubblicarle, considerando che qualche furbetto le caricherà in tempo zero sulle piattaforme sottoforma di podcast? Queste uscite possono anche rivelarsi come sorprese discografiche, un esempio è la Se Telefonando di Nek nel 2015 che diventa un caposaldo del repertorio di Filippo Neviani – tra l'altro, Filippo, se torni a Sanremo, ora che puoi: Message in A Bottle con Sting, grazie – ma anche BigMama con Sissi, Gaia e la Niña nella loro versione di Lady Marmelade o i BNKR44 che hanno regalato a Pino D’Angiò un’ultima grande estate da hitmaker con la loro Ma quale idea. Al contrario, non abbiamo avuto una pubblicazione ufficiale né di performance amatissime Come è profondo il mare di Mahmood con i Tenores De Bitti nè la rilettura mozzafiato di La rondine da parte di Angelina Mango.

E quest’anno? I The Kolors non se lo sono fatti dire due volte, hanno scelto Rossetto e caffè di Sal da Vinci rileggendola in chiave funky e l’hanno pubblicata per entrare di prepotenza nelle Alexa di tutte le zie in circolazione. Anche Cristicchi ha inserito nell’album la pesantissima cover con versetti in aramaico di La cura in duetto con la compagna amara. Hanno già pubblicato anche Massimo Ranieri con i Neri per caso e la loro Quando Chillona - forse una delle meno riuscite in versione Studio nonostante la buona esecuzione - e la Creuza de mä di Bresh con Cristiano De Andrè così possiamo ascoltarla in repeat, come se non l’avessimo sentita tre volte già a Sanremo.

Come abbiamo già scritto nelle pagelle, quella pensata per avere un senso discografico fuori dalla microgara di quella sera è la Bella Stronza di Fedez con Marco Masini che – nonostante un retrogusto di incel – sembra quasi un normale singolo rap di questi tempi che prende in prestito l’interpolazione di un classico della musica italiana, come fanno tutti, addirittura con il pregio di ripulire la canzone originale da versi e strofe oggettivamente improponibili nel 2025, altro che trap. Inoltre nel grande gioco della Lore di Sanremo 2025 e della vita di Federico Leonardo Lucia, Bella Stronza si aggiunge anche come pezzo della narrazione: come Favorisca i sentimenti era la proposta di matrimonio e Meglio del cinema era il matrimonio felice, Bella stronza è il racconto del tradimento reso eterno in discografia.

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Oltre a queste pochissime, Noemi ha incluso il proprio duetto con Tony Effe nel disco in uscita – sperando che in studio sia venuto meglio – mentre altri escono grazie a un accordo in esclusiva per Amazon Music: Brunori SAS con Dimartino e Riccardo Sinigallia con L’anno che verrà, Gaia con Toquinho in La voglia, la pazzia una delle migliori di tutta la serata, Joan Thiele pubblica Che cosa c’è ma senza Frah Quintale, così come Shablo e la sua ballotta pubblicano soltanto Amor de mi vida, privandoci di Aspettando il sole e di Neffa. Sempre su Amazon trova spazio il duetto migliore, quello di Lucio Corsi con Topo Gigio, una Nel Blu Dipinto Di Blu, materiale per vendere fantastilioni di copie se pubblicassero il 45 giri – soprattutto in vista dello Eurovision – e paradossalmente il più difficile da pubblicare considerati i diritti di una property così importante come quella di Topo Gigio. Rimangono esclusive per una data piattaforma, e non la più diffusa, un ottimo affare per Amazon, meno per le versioni monche dei brani e per le discografie degli artisti.

Cinque disponibili a tutti – tra poco 6 – 10 in totale su 26 canzoni in gara. Un po’ troppo poco, ma è anche vero che quest’anno era rarissimo trovare delle cover che avessero effettivamente un valore, da pubblicare per ascoltarle al di fuori dalla settimana santa. Anche le versioni su RaiPlay spariranno senza lasciare tracce, i video live su YouTube – anche delle canzoni in gara – verranno nascosti o rimossi. Una doppia occasione: persa quella di creare effettivamente un prodotto "utile" alla propria discografia – nonostante la dirompente resa dal vivo, non credo che ci sia bisogno di una versione di A mano a mano cantata a Lauro e Elodie – e persa anche quella data dallo scarsissimo sforzo discografico. Eppure, adesso che – come dicono i letterati – stiamo a rota, anche quelle canzoni avrebbero macinato stream, i tanti completasti avrebbero collezionato una eventuale compilation delle cover, e l'indotto musicale sarebbe aumentato. Certo, forse senza lasciare grandi tracce, ma ci avrebbe dato altri palliativi, almeno fino al prossimo anno, la prossima settimana santa, la prossima serata cover. 

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L'articolo Fuori dall'Ariston, le cover di Sanremo invecchiano alla velocità della luce di Marco Mm Mennillo è apparso su Rockit.it il 2025-02-22 15:22:00

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