1994: i mondiali di calcio in USA, il trionfo di “Schindler’s List” agli Oscar, la discesa in campo di Berlusconi che vince le elezioni, la morte di Kurt Cobain e poco dopo quella di Ayrton Senna, per qualcuno come me gli esami di maturità. La musica camminava, o forse correva come ora ma noi non ce ne accorgevamo, tentando di seguirla attraverso i consigli degli amici che ne sapevano, i canali tematici in tv, le cassettine che passavano di mano in mano tra le aule scolastiche, coi titoli copiati all’infinito da grafie sempre più incerte fino a diventare altro. E in quel flusso sonoro in cui cercavamo di prendere il più possibile, ingenuamente convinti di essere grandi esperti solo contando dieci band che i nostri genitori non conoscevano, si insinua ed esplode con fragore “Ko de mondo”, il primo album dei C.S.I..
I CCCP avevano concluso il loro percorso nel 1990 con “Epica Etica Etnica Pathos”, che può considerarsi a tutti gli effetti un disco di transizione: accanto a Ferretti e Zamboni, e alla quasi sola presenza in foto di Annarella e Fatur, ci sono Gianni Maroccolo, Giorgio Canali e Francesco Magnelli, oltre al compianto Ringo De Palma. Gianni e Francesco hanno da poco abbandonato i Litifba per 'divergenze artistiche', band da cui proviene anche Ringo che morirà alla fine delle registrazioni. I C.S.I. esordiscono ufficialmente nel ’93 con un album dal vivo, “Maciste contro tutti”, che racconta un concerto insieme a Disciplinatha e Üstmamò tenutosi il 18 settembre 1992 all'interno del Festival delle Colline, presso il Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, a cui seguì poi un mini-tour: le canzoni sono ancora quelle dei CCCP, ma è ormai chiaro che le cose sarebbero andate avanti. Come si legge in “Giovanni Lindo Ferretti. Canzoni, preghiere, parole, opere e omissioni” di Matteo Remitti e Stefano Fiz Bottura (che tornerò a citare alla fine), ““Ko de mondo” è nei negozi, a gennaio, meno di un anno dopo la pubblicazione di “Maciste contro tutti”. La confezione è in digipack, e in copertina ci sono solo gli occhi di Ferretti. Il titolo storpia il nome di un paesino a sud di Reggio Emilia, Codemondo, e mescola i due temi ricorrenti, quello della fine geografica (“capo del mondo” in reggiano) e quello della fine storica (“il mondo occidentale al tappeto”)”.
"Composto, concepito, arrangiato, suonato e registrato nei mesi di agosto e settembre 1993 nel manoir "Le Prajou" a Finistère, Bretagna": così c'è scritto nel booklet. Alla batteria c’è Pino Gulli, alle percussioni Alessandro Gerbi, ai cori Ginevra Di Marco. Un disco denso, ricco di sfumature, che setta la direzione della band verso una nuova ricerca testuale e sonora: se “Celluloide” accenna a Jurij, a ricordare ciò che è stato, l’insieme dei brani è una nuova ventata di bellezza. Dall’incedere marziale di “A tratti”, ipnotica e cadenzata apertura affidata a un Ferretti che recita “Non fare di me un idolo mi brucerò, se divento un megafono m'incepperò, cosa fare non fare non lo so”, che si racconta poi nell’asciutta “Palpitazione tenue”, passando per le ritmiche incalzanti di “Home sweet home”, l’ossessione di “Finistère”, l’andatura dritta e amara di “Occidente”. Evocative e splendide “Intimisto” e “Del mondo”, uno dei pezzi più noti dell’album, come pure “Memorie di una testa tagliata”, canzone che non apprezzai subito ma che divenne tra le mie preferite in poco tempo. “Chi è che sa di che siamo capaci tutti, vanificato il limite oramai”: profetico. La chiusura è un pezzo di storia, di memoria collettiva, di brividi infiniti: “In viaggio” e “Fuochi nella notte”, la pura meraviglia di parole e suoni che si incontrano in un luogo perfetto, in un altrove ancora tutto da immaginare, chiudendo il cerchio: “Così vanno le cose, così devono andare, chi c'è c'è e chi non c'è non c'è, chi è stato è stato e chi è stato non è”.
Pubblico e stampa reagiscono bene, ma il previsto tour viene rimandato perché Ferretti finisce in ospedale. Un anno bello, intenso e difficile, molto difficile, che si sarebbe chiuso con un altro disco, un live acustico intitolato “In quiete”. Sulla scia degli “Unplugged” di Mtv la rete italiana Videomusic lancia “Acustica”, format dedicato ai live ‘senza spina’, e i C.S.I. si esibiscono in questo programma con una performance straordinaria. La band propone brani di “Ko de mondo” e grandi classici dei CCCP come “Io sto bene” e “And the radio plays”, oltre a un inedito, “Inquieto”, e due cover, “Lieve” degli allora quasi sconosciuti Marlene Kuntz (Ferretti l’annuncia dicendo: “Spero tanto che riuscirò a cantarla bene, perché presenta per me qualche difficoltà”) e “Aria di rivoluzione” di Battiato.
Il 1994 si chiude: la Sony lancia la Playstation, Frank Sinatra si esibisce nel suo ultimo concerto dal vivo, e a novembre esce “In quiete”, disponibile anche in VHS e DVD. “La disposizione in cerchio, l’uso articolato e stratificato delle voci, il suono solo all’apparenza minimale, la scaletta da antologia danno vita a un nuovo passaggio fondamentale, che esce nello stesso anno della pietra miliare “Ko de mondo”, bissandone il successo commerciale e formando con l’album in studio un’accoppiata dall’impatto forse ineguagliato nell’intero decennio d’oro della musica italiana”.
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L'articolo Chi è stato è stato, e chi è stato non è - 25 anni di “Ko de mondo” e “In quiete” dei C.S.I. di margherita g. di fiore è apparso su Rockit.it il 2019-11-12 10:30:00
COMMENTI (2)
La parte che ci piace di quell'anno lì
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