Antonio Allegra, 22enne, nasce a Milano. Da due anni si occupa solamente di musica e oltre a BLASTPHEMIAN, il suo progetto solista, lavora come producer, seguendo progetti di altri artisti e collaborando con studi di registrazione tra Milano e Bergamo. "Ho iniziato a scrivere i primi testi e a fare musica nel 2014", ci dice all'inizio di quest'intervista. Arriva dal metal: "Da ragazzino non avrei nemmeno mai pensato di rappare o diventare producer. Nasco come vocalist metal e batterista e i miei primi progetti musicali oscillavano tra il black metal e il death metal. Dal 2016 ho iniziato ad appassionarmi anche al rap e alla musica urban, che da allora non mi ha più abbandonato: mi ha aiutato a trovare la mia dimensione musicale nel progetto solista, una volta sciolte le band". Lo incontriamo.
Quando nasce BLASTPHEMIAN?
Nel 2019. Ho iniziato il progetto portando pezzi dark trap cupi e con tematiche esoteriche, per poi spostarmi anche sul trapcore e sulla metal trap. Ho sempre cercato di accorpare nel mio progetto le mie radici metal e hardcore punk, sia nelle strumentali sia nei testi e nell'immagine. Recentemente anche la drill è entrata a far parte del mio sound, unita a riff di chitarra metalcore ed emo. Così ho trovato un sound che mi caratterizza.
Cosa significa questo nome d'arte?
Il nome d'arte BLASTPHEMIAN è un gioco di parole tra "blasphemian" ("blasfemo") e "blast beat", una tecnica di batteria apprezzatissima nel metal estremo. Volevo rendere omaggio alla scena black metal con questo pseudonimo, ispirandomi a nomi come Euronymous, Teloch, Burzum, Hellhammer. Ci tenevo che per lo meno gli ascoltatori del genere leggessero il mio nome e capissero da che tipo di background musicale arrivo; e, allo stesso tempo, volevo incuriosire il "fronte" rap, per spingerlo a conoscere il metal.
A chi ti ispiri?
All'inizio del mio percorso mi sono ispirato ad artisti come Ghostemane, Scarlxrd e i Suicideboys perché rappresentavano molto bene il tipo di crossover che volevo portare nella mia musica. Ricordo bene che quando scoprii Ghostemane rimasi estremamente stupito; contento di sapere che qualcuno oltreoceano stesse portando una wave musicale che già da un paio di anni avrei voluto cavalcare anche io, ma qui in Italia. Mi ispiro anche ad artisti drill come Central Cee, mentre parlando di band metale punk hardcore ce ne sono davvero un'infinità.
Quali sono i tuoi ascolti?
Il mio genere preferito in assoluto è il melodic death metal. Dark Tranquillity, In Flames, At The Gates e compagnia mi hanno cresciuto e sono ancora le mie band del cuore. Non perdo mai un loro live.
Con chi hai collaborato?
Ho collaborato con vari produttori in giro per l'Italia, spesso anche co-producendo delle mie tracce con loro. In generale le mie collaborazioni più durature sono avvenute con altri artisti della scena metal trap italiana, e nel mio mixtape RIOT uscito nel 2020 ci sono quasi tutti.
Significato complessivo del tuo primo disco, CHAPTER ONE: DEATHCRAFT?
Il mio ultimo lavoro, escludendo i singoli in uscita in questi mesi che convergeranno nel prossimo disco, è CHAPTER ONE: DEATHCRAFT. Uscito il 31 ottobre 2020, è il mio primo disco. Si tratta di un progetto rabbioso, con 8 tracce di breve durata. Ragionato per assalire l'ascoltatore con un sound aggressivo e testi con pochi filtri. È molto horrorcore nel complesso, rappresenta la mia catarsi da tutte le frustrazioni e traumi adolescenziali. È volutamente grezzo, cattivo e arrogante per il puro gusto di esserlo.
Ricordi/sensazioni dei tuoi live più belli?
La sensazione più bella mai provata live è stata proprio durante il mio ultimo live, avvenuto a Milano al Legend Club. Dopo due anni fermi per via del covid riuscire a fare sold out e vedere la gente sotto palco contenta del tuo ritorno è stato magnifico. Oltretutto, finito il live, ho fatto il mio primissimo dj set accompagnato da Daniele Thesuckerz, youtuber italiano che ha sempre parlato di musica nonché carissimo amico e ormai collega. Mi sono risentito a casa.
Progetti futuri?
Sto lavorando al prossimo disco. Mi sono spostato su tematiche più introspettive: sono cresciuto, ho analizzato meglio la mia rabbia e mi sono accorto che spesso questa è solo tristezza inespressa, o per lo meno nel mio caso. Non mancheranno pezzi più pesanti e metal, quello mai! Ma oltre alla rabbia ora c'è anche tanta autoanalisi e voglia di rivalsa, che forse da più giovane non sarei riuscito a esprimere come potrei fare ora.
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L'articolo Dal metal al rap: storia di Blastphemian di Redazione è apparso su Rockit.it il 2022-09-06 15:00:00
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