Il synth perduto di Daphne Oram ha finalmente una voce

La ricostruzione del mini-oramics è un importante contributo alla riscrittura di una storia che per moltissimi anni è stata narrata come esclusivamente maschile

- foto via BBC.com
18/07/2016 - 11:45 Scritto da margherita.ferrari

Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito alla diffusione di un inedito interesse nei confronti delle cosiddette pioniere della musica elettronica. Con quest'espressione siamo soliti riferirci ad un folto gruppo di inventrici e musiciste che, in contesti assai disparati e non sempre favorevoli, diedero degli importanti contributi allo sviluppo del genere.

Uno dei nomi più importanti è quello di Daphne Oram, prima manager del BBC Radiophonic Workshop, nonché ideatrice della tecnica “Oramics” per generare suoni di sintesi a partire da un input grafico - tecnica che trovò applicazione nell'Oramics Machine, un sintetizzatore di grandi dimensioni al quale Oram si dedicò nel corso di tutti gli anni '60, alternando l'attività di ricerca e sperimentazione con lavori collaterali che le permisero di mantenersi.

La vita della compositrice inglese fu infatti segnata da costanti problemi economici e dalla scarsa fiducia che l'ambiente accademico ripose nei suoi progetti, costringendola a lavorare quasi esclusivamente da sola e con scarso supporto istituzionale. La costruzione dell'Oramics Machine fu completata tra il 1970 e il 1971, in concomitanza con la comparsa sul mercato americano del Minimoog, un synth divenuto leggendario anche grazie alla sua compattezza e portabilità.

Consapevole del fatto che gli ostacoli materiali incontrati e i tanti ritardi avevano reso l'Oramics poco vendibile, Oram si mise subito al lavoro su una versione condensata e maneggevole del sintetizzatore, che prese il nome di Mini-Oramics.
Nella visione di Oram, il Mini-Oramics sarebbe dovuto diventare un supporto allo studio della musica elettronica nelle scuole. Sfortunatamente, però, la mancanza di finanziamenti costrinse la compositrice a desistere. Nel 1981 completò la documentazione del Mini-Oramics, ma non procedette mai alla realizzazione di un prototipo.

 

Dopo la morte di Daphne Oram, avvenuta nel 2003, è iniziata una lenta riscoperta del suo lavoro di ricerca e delle sue opere musicali, portata avanti in particolar modo dal Daphne Oram Archive della Goldsmith University.

All'interno di questo gruppo di ricerca, nel corso degli ultimi tre anni, un dottorando di nome Tom Richards ha studiato i documenti di Oram descriventi nel dettaglio come il Mini-Oramics avrebbe dovuto funzionare. A partire da questi schemi, Richards ha costruito il primo prototipo funzionante, utilizzando esclusivamente tecnologie disponibili nel 1973. Il synth completo è stato messo a disposizione di sei compositori e compositrici, con l'intento di dare voce ad uno strumento rimasto relegato fin troppo a lungo al silenzio di un archivio.

(Il mini-oramics. Foto via)

La celebrazione e la riscoperta di Daphne Oram, inoltre, è avvenuta anche grazie ad una recente campagna Kickstarter per la ripubblicazione di “An Individual Note: of Music, Sound and Electronics”, il testo nel quale la compositrice articolò la sua visione teorica sugli sviluppi della musica elettronica e sul suo insegnamento.

Il recupero dell'opera di Oram e di altre pioniere della musica elettronica costituisce un importante contributo alla riscrittura di una storia che per moltissimi anni è stata narrata come esclusivamente maschile. Facendo luce sul passato, abbiamo non solo l'opportunità di riconoscere i giusti meriti a chi è venuta prima di noi, ma anche di definire una base storica che legittimi chi, a fronte di un'identità femminile, fa musica elettronica quest'oggi.

 

 

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