Dargen D'Amico torna al MI AMI Festival sabato 27 maggio, 10 anni dopo la sua ultima apparizione. Dargen a MI AMI è sempre un ospite gradito, che sia chiamato sul palco a fare ospitate varie (un nome a caso: Crookers), o in show come quello del 2013, dove arriva da headliner ed è lui a portarsi qualche guest sul palco. In quell’occasione ci ricordiamo della comparsata di Edipo, che oggi conosciamo meglio col nome di Fausto Lama, dei Coma Cose, e che all’epoca era sotto l’etichetta fondata da Dargen, la Giada Mesi. Piccola parentesi: sempre nel 2013, un altro artista della sua casa discografica, ossia Andrea Nardinocchi, suonava a Sanremo. Buffo come le cose cambino col tempo.
Quando nel 2022 Amadeus fa il nome di Dargen D'Amico tra i Big del Festival di Sanremo, in molti attaccati alla sacra tetta di mamma Rai sono rimasti un po' sdubbiati, interdetti: "Ecco un nuovo tizio che verrà da un talent, di cui non sappiamo niente, chissà che spinte ha per essere lì tra i grandi". Ah, il pubblico generalista, che bell'affare. Lo stesso pubblico, quando lo ha visto entrare con gli occhiali da sole d'ordinanza, che Jacopo - classe 1980 da Milano - non toglie mai in pubblico, ha pensato una roba tipo "Aspetta, questo ragazzone è troppo vecchio per venire fuori da un talent. Ma chi è?". Poi si è esibito cantando Dove si balla, una canzone che oggi intonano anche i bambini di tre anni (sperimentato), che diventa disco di platino e ha un sacco di livelli di lettura, da quello tamarro del voler andare a ballare e bon, a quello più sociale, di denuncia: durante il covid, ma anche prima e dopo, ci sono sempre meno club, discoteche, luoghi dove andare a ballare, come se il divertimento dovesse venire demonizzato. Ma questa storia la sapete.
Dopo quell'esperienza è diventato giudice di X Factor, in giuria con Ambra, Rkomi e Fedez, facendo valere la sua cultura musicale e la sua ironia dissacrante, ma sapete anche questo. Tra i generalisti con l'occhio più lungo c'è chi già sapeva che Jacopo/Dargen aveva già lavorato con Fedez come autore, anche per il brano Chiamami per nome in coppia con Francesca Michielin a Sanremo 2021, anno in cui figurava come autore anche di Dieci di Annalisa. Qualche altro l'ha visto calmare Fedez durante le puntate della prima stagione de I Ferragnez, il reality in cui lui era di casa.
Chissà come ci rimarrebbero a sapere che Jacopo ha esordito alla fine degli anni Novanta col nome Corvo D'Argento preso da un Librogame, quei libri che diventavano giochi di ruolo, una roba per nerdoni quando essere nerd non era ancora figo, insieme a Jack La Furia in un progetto dal nome Sacre Scuole con cui incide l'album 3 Mc's al cubo nel 1999. Jacopo è presente anche nel primo album dei Club Dogo - Jack, Guè e Don Joe - cioè il mitico Mi fist nel brano Tana 2000. Passa un po' di tempo, Jacopo si fa le ossa e diventa solista, pubblicando nel 2006 il debutto Musica senza musicisti per la sua casa discografica indipendente, la Giada Mesi. Bello ma è nel 2008 che si capisce che Jacopo, che nel frattempo è diventato Dargen (diminutivo di D'Argento, il suo precedente nick), non è un rapper qualsiasi ma una sorta di catuautorap, con forti influenze nei testi dei grandi: Dalla, Battiato, Jannacci.
Pubblica un doppio cd solista: Di vizi di forma e virtù, un lavoro che esplora un sacco di tematiche anche sociali. Wad al tempo, in un'intervista di quelle botta e risposta su Rockit, così lo descrive:
Da quando è uscito Di Vizi Di Forma Virtù la musica italiana non è cambiata per nulla. Si sono accorti di Dargen D'amico solo nelle zone periferiche del jet set, salvo qualche apparizione televisiva vista la single-track Sms alla Madonna piuttosto piacevole. L'ex compagno di quelli che oggi sono conosciuti come i Club Dogo, riempie due cd di canzoni con moltissimi featuring tra cui Two Fingerz, Daniele Vit e Crookers. Di buono c'è che perlomeno non è solo hip hop. Non come lo si intende in Italia. E di base c'è che lo stesso Dargen sa e ammette che il rap in Italia è musica venuta male.
Dargen fa ep da solo e partecipa all'album Tons of friends dei Crookers, a quello di Fabri Fibra - Insensibile, tratto da Controcultura, e siamo nel 2010 - e con i Two Fingerz. Partecipa al remix della hit di Fibra Tranne te e nel 2011 pubblica il suo terzo disco solista, dal titolo CD, che poi porta in giro live. Interessante leggere questo live report del 2011 in cui, ad uno showcase pomeridiano bolognese di Dargen c'è anche Iosonouncane ad ascoltarlo in prima fila. Che poi le strade dei due artisti siano andate in direzioni opposte è chiaro, ma tutto nasce dalla maestria con cui viene lavorata la parola.
Dargen D'Amico che presenta il suo ultimo "D'" a Bologna, in questa sorta di tour pomeridiano per i vari High Time Store dislocati nella Penisola. Sembra di stare dentro al libro "Italia Suxxx" di Michele Wad Caporosso: hipster, universitari, b-boys, ragazzine, maragli, artisti e chi più ne ha più ne metta.
Insomma, facile capire che Dargen è un rapper che non è un rapper, e ce lo dimostra in modo assoluto nel 2012, quando fa uscire il nuovo album Nostalgia istantanea che contiene due sole tracce, la title track che dura 18 minuti e Variazioni sul tema nostalgia istantanea, che dura 20 minuti. Flussi di coscienza a nastro, ideati nei momenti che precedono o seguono immediatamente il sonno, in quei casi in cui la coscienza e l'inconscio si mischiano. Siamo nel campo dell'arte contemporanea, un po' come nell'intervista del 2012 in cui Niccolò Contessa de I Cani rivolge domande e ottiene risposte del tutto sorprendenti sulla scelta di questo album (che potete leggere qui).
Sei sempre stato caratterizzato dal fare rap su temi che non rientrano nei temi classici del rap. In questo disco tra le altre cose parli di eroina, foie gras, sacramenti, religione, Vigevano, matrimonio, critici musicali, Margherita Buy, i manicomi, la mamma, la morte, gli angeli, lo sperma, il qualunquismo, il polo petrolchimico.
Sì, in realtà il rap quando è nato era proprio: "mettimi una musica che ti dico tutto quello che mi passa per la testa", che poi è esattamente quello che ho fatto io in "Nostalgia Istantanea". Quindi credo ci siamo. Oggi l'hip hop è forse cristallizzato, per usare un eufemismo, ma se lo può permettere. Il suo lavoro l'ha fatto e lo fa ancora: colonizza il mondo e poi Obama manda i marines. Ma prima fa passare l'idea che lui stesso si pompa il rap nell'iPod.
Partecipa al MI AMI coi Macrobiotics e poi da solo, nel 2013, sul palco grande, per presentare l'album Vivere non aiuta a morire, in cui collabora con J-Ax, Max Pezzali, Fedez, Two Fingerz, Enrico Ruggeri, Andrea Nardinocchi e i Perturbazione. Praticamente tutto il gotha dela musica italiana, dal pop all'indie al rap. Intanto inizia a diventare famoso nel mondo che conta, conduce per due settimane One Two One Two su Radio Deejay e nel 2013 fa parte della giuria per Area Sanremo. A questo proposito, ci dette qualche dritta su come funzionava ai tempi il Festival in questa intervista.
Visto che mi hai detto che hai sempre guardato il festival, che cosa ne pensi in generale della manifestazione? Una delle critiche più frequenti che sento in giro è che il festival forse dovrebbe aderire un po' di più alla realtà musicale italiana, comprendendo anche i gruppi cosiddetti indipendenti che a conti fatti riempiono i locali molto più di quelli usciti dai talent o da chi vince il premio della giuria a Sanremo.
Io sono molto dubbioso sul discorso indie non-indie. Penso che se un gruppo è veramente indie, non dovrebbe neanche sognarsi di partecipare a Sanremo. Poi se vogliamo parlare esclusivamente di musica, io penso che ogni gruppo che abbia esperienza (perché non è un palco semplice) può e deve mirare a partecipare a Sanremo perché è una piattaforma promozionale veramente esplosiva, quindi se uno ha un disco da presentare quello è un metodo molto veloce per la promozione, visto che si fanno dieci interviste alla sera, dieci al mattino, e così via.
Nel 2014 annuncia il suo nuovo album D'Io in cui trovano spazio le composizioni di quasi tutti i suoi album precedenti più alcuni inediti, mentre nel 2017 decide di sparigliare le carte per creare Variazioni, un album inciso insieme alla pianista Isabella Turso, per fare un disco "come si faceva una volta". Insieme al disco, Dargen pubblica anche il suo primo libro dal titolo Mi scuso con tutti, ma soprattutti con me, e ne fa anche un'edizione cd+libro+occhiali da sole, sempre per mantenere il personaggio. Personaggio che negli anni si è evoluto fino a diventare un vero unicum. Nel 2018, a 10 anni da Di vizi di forma e virtù, Raffaele Lauretti scriveva di tutte le cose che Dargen aveva anticipato: capire che il machismo non è okay, le metriche saltellanti, l'itpop, i giovani che antepongono le droghe al successo, l'autotune, gli emotional rap con il piano (secoli prima di Lazza).
Prima dell'album che lo ha lanciato come fenomeno di massa, Nessuno nei sogni è monogamo del 2022, ha fatti uscire altri due dischi: Ondagranda (con Emiliano Pepe) del 2019 e Bir Tawil del 2020. Ecco: proprio Bir Tawil è un'area al confine tra Sudan ed Egitto che nessuno dei due paesi reclama, un po' come Dargen D'Amico, sempre in bilico tra il rap e la canzone d'autore, per questo non facilmente etichettabile, se non per quegli occhiali scuri che non toglie mai in pubblico, per preservare un po' di sé stesso agli altri, come atto definitivo di privacy, come tratto distintivo di una popstar che non lo è mai stata.
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L'articolo Dargen D'Amico: radiografia di un meraviglioso alieno di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2023-05-08 16:00:00
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