Ma davvero la musica italiana è ancora a Pausini vs. Zalone?

Dopo che la giuria degli Oscar aveva ribadito che l'Italia in fondo è sempre un Paese di melodrammi e "cori in mano", la cerimonia dei David di Donatello premia la versione "simpatici guasconi" della nostra canzone. Nel frattempo, però, un po' di cose sarebbero cambiate...

Potrebbe essere il fotogramma di un thriller, ma è solo un sapido fotomontaggio
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La miglior canzone originale in un film per i David di Donatello 2021, condotti da Carlo Conti in diretta ieri sera, è Immigrato di Checco Zalone, dalla pellicola Tolo Tolo. Ha battuto la grande favorita della vigilia, Laura Pausini con la sua Io sì (Seen), che ha trionfato a sorpresa ai Golden Globe 2021 e che un po' di gente pensava avrebbe pure vinto l'Oscar, al quale era candidata. Non è andata così, la statuetta con l'omino nudo e dorato, quella a cui tutti ambiscono è andata a Fight for You (musica e testi di H.E.R., Dernst Emile II e Tiara Thomas), per il film Judas and the Black Messiah.

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Ma lì la questione era differente, gli americani ci vedono come capi assoluti del melodramma e allora la candidatura alla Pausini ci stava alla grande: voce riconoscibile e riconosciuta dell'area mediterranea, vende uno sfacelo in America Latina, è il volto più famoso all'estero tra le cantanti italiane, in più canta in un film con Sofia Loren (La vita davanti a sé), quindi la combo è perfetta. Ci manca solo una Vespa, una pizza un mandolino ed ecco l'immagine dell'Italia fuori dai nostri confini perfettamente rispettata. 

Da noi la questione è un po' diversa: ci vediamo come simpatiche canaglie che deridono il potere asservendolo, Checco Zalone paga gli stipendi ai cinema di tutta la penisola facendo pienoni impressionanti, quindi ben venga la canzone umoristico satirica. Anche perché, diciamocela tutta: la canzone di Laura Pausini non è particolarmente bella. Non apre mai trasportandoti sul Titanic come Celine Dion, non si invola in acrobazie tecniche come Elisa insieme a Morricone con Ancora qui. Rimane lì, potrebbe fare il suo dignitoso lavoro a Radio Italia, ma non emoziona più di tanto.

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E allora, con tutti i bravi artisti italiani che cantano canzoni evocative, perfette per film, capaci di elevare un momento cinematograficamente valido a scena indimenticabile, non capiamo perché puntare sempre sui soliti nomi che hanno già dato, nel bene e nel male, alla canzone italiana. 

A fare nomi faremo torto a quelli che rimangono esclusi, ma siamo sicuri che artisticamente valga più un qualunque pezzo di Andrea Laszlo De Simone o Iosonouncane di interi album pausiniani, che le ballate di Francesco Bianconi, gli archi di Motta o le impennate ritmiche de La Rappresentante di Lista possano funzionare perfettamente in ogni film italiano. Ma questi brani – alcuni di loro almeno – non sono nei film, direte voi. Ecco, forse è quello il problema. 

La delicatezza di Colapesce Dimartino o il piano di Angelo Trabace, Brunori opera omnia, Lucio Corsi col suo glam rock, l'elettronica di Populous e Whitemary per la scena in discoteca (ce n'è una in ogni film, no?), e ancora le voci di Ariete, Ginevra, Ilariuni, Her Skin, l'arpa di Kety Fusco, i Calibro 35 sempre siano lodati, quanta musica italiana c'è per creare una canzone originale che possa competere con Checco Zalone e Laura Pausini?

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L'invito è proprio ai produttori cinematografici, perché aprano sempre più spesso a qualcosa di nuovo e importante, con un peso artistico maggiore della canzone pop uguale a tante altre o di quella umoristica buona per le famiglie. Che vogliano fare un passo laterale e dimentichino il nome del cantante per premiare il pathos, la bravura, la pertinenza, per dare un'occasione a chi la merita

Ricordiamo che nel 2008, l'Academy ha dato l'Oscar a Glen Hansard e Marketa Erglova per Falling Slowly, canzone indipendente tratta da Once, film altrettanto indipendente. In quel caso, gli autori spinsero ogni musicista a fare arte, senza badare a rincorrere il successo, a insistere, perché evidentemente il sogno può davvero realizzarsi. Ecco, produttori di film, addetti alla scelta delle canzoni, musicisti: MAKE ART!

Ps: I Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo hanno vinto la statuetta solo sfiorata a band rivolese si è aggiudicata il premio per la colonna sonora del film «Miss Marx» di Susanna Nicchiarelli

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L'articolo Ma davvero la musica italiana è ancora a Pausini vs. Zalone? di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2021-05-12 10:09:00

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