"Scampia ti toglie i sogni e la vita, ma oggi la musica è un'opportunità"

Dopo il crollo di un ballatoio nella Vela Celeste e la morte di tre persone, è tanta la rabbia del quartiere napoletano. Compresa quella di Davide Zazzaro, che qua è nato e cresciuto. Passando da "appestato" a "cool" soprattutto grazie al rap, che ha "normalizzato" questa zona

Davide Zazzaro, a sinistra, con Rue Diego, sullo sfondo le Vele
Davide Zazzaro, a sinistra, con Rue Diego, sullo sfondo le Vele

“Non è la prima volta che succedono cose brutte da queste parti, anzi ne succedono quasi tutti i giorni. Ma ora che le cose stavano cambiando, che si intravedeva davvero una speranza, assistere a questa tragedia, be’ fa ancora più male”. Parla così Davide Zazzaro. La descrizione del suo stato d’animo dopo il crollo di un ballatoio della Vela Celeste di Scampia che ha causato 3 morti, una dozzina di feriti e oltre 800 evacuati, è un’escalation di rabbia e desolazione. “Dispiaciuto, frustrato, angosciato”. 

Se chiedi in giro un contatto buono su Scampia, entro un paio di messaggi si arriva sempre al suo numero di telefono. Perché Davide per il quartiere c’è sempre stato, perché in tutte le cose nate in zona negli ultimi tempi – e sono state molte, grandi, impensabili fino a poco tempo prima – c’è la sua firma. Tutto quanto era partito dalla sua esperienza nelle realtà di quartiere, che si sbattono per migliorare la vita di chi sta qua, in cui un posto in cui ti ripetono ogni giorno che non ne vale la pena. Come il Centro Territoriale Mammut di Scampia, nato nel 2007 e decisivo in un processo di “ripensamento” del quartiere che è tutt’ora in atto, nonostante il crollo. Oggi è manager di Vettosi, uno dei rapper napoletani più interessanti (CBCR di Rockit per il 2023), e Rue Diego, che viene proprio da queste strade. Inoltre gestisce – “con un socio del Vomero, pensa i casi della vita” – una label che si chiama Italia Concerti e che segue artisti territorio. Chiama lui chiunque debba muoversi in questa realtà, che negli anni, suo malgrado, è stata fatta diventare simbolo di tante cose, spesso affatto positive. Ha fatto l’assistente di produzione di Gomorra, la serie, e l’executive producer di decine di videoclip girate nelle Vele, o nei dintorni, da Luché a Vale Lambo e molti altri. Ha organizzato numerosi concerti in zona ed è local producer del Red Bull 64 Bars, che il 4 ottobre tornerà in piazza Ciro Esposito per la terza edizione, dopo aver portato qui, in periferia, i nomi più importanti del rap italiano. 

Davide e sullo sfondo il palco del 64 Bars
Davide e sullo sfondo il palco del 64 Bars

Grazie a film, serie tv e videocliptutti quanti conosciamo le Vele e la loro forma iconica. Inizialmente erano sette, create tra gli anni ’60 e ’70 dall’architetto Francesco Di Salvo secondo i principi di Le Corbusier, che immaginava dei luoghi in cui la vita sociale e gli spazi condivisi fossero centrali. Un intento nobile, ma, come dice oggi Stefano Boeri, che aveva il grave difetto di partire “da un’idea astratta di comunità, avulsa dalla realtà”. Tra il 1997 e il 2003 tre Vele sono state abbattute, una quarta nel 2020. Negli scorsi anni è stato varato il progettoReStart Scampia, che prevede l’abbattimento di altre due palazzi. Ne rimarrà soltanto uno, proprio quello in cui è avvenuto l'incidente mortale. 

“Da progetto la Vela Celeste sarà messa in sicurezza e ospiterà una palestra, uffici e una biblioteca. Un lavoro condiviso con il quartiere e atteso a lungo, perché finalmente ridà a tante persone una dignità negata, e che ora inevitabilmente subirà un ulteriore rallentamento”, dice Davide. “La verità è che è una tragedia annunciata. C’erano già stati altri crolli, fortunatamente senza vittime. Passando sotto quei ballatoi tutti facevamo attenzione, sapevamo che la situazione era compromessa. Eppure nessuno ha fatto nulla. Non è accettabile. Con tutti i suoi difetti, questo posto è casa per centinaia di persone. Il luogo in cui hanno le proprie cose, i propri affetti e ricordi felici. Come si può vivere se non si è sicuri a casa propria?”.

Da sinistra: Ceru167, Davide Zazzaro, Vettosi e il regista e videomaker Johnny Dama
Da sinistra: Ceru167, Davide Zazzaro, Vettosi e il regista e videomaker Johnny Dama

Oggi si piangono tre persone e numerose famiglie sono senza un tetto: per il momento sono ospitati nelle tende, in università, nelle chiese. “Ma quali sono le prospettive per loro? Nessuno lo sa. Il ragazzo che è morto lo conoscevo, era uno che si sbatteva dalla mattina alla sera, lavorando per due lire per dare da mangiare alla sua famiglia. Questo quartiere non ti toglie solo i sogni, ti toglie anche la vita”.

Davide non vive nella struttura, ma poco distante. Abita qui invece il suo amico fraterno e producer di fiducia, Ceru167 (che ha curato i suoni di molti artisti della scena rap napoletana, tra cui un pezzo nell’ultimo disco di Geolier). Sua mamma, Patrizia, è consigliera di municipalità, da sempre in prima linea per il quartiere. Suo padre,Davide Cerullo, è un ex ragazzo di strada che oggi fa lo scrittore ed è diventato una delle voci più forti ed ascoltate di Scampia, uno che cambia le cose con la propria testimonianza di riscatto. Un altro dei “maestri” di Davide Zazzaro è Gaetano Di Vaio, scomparso poche settimane fa, che è diventato attore e regista dopo un’adolescenza criminale, il riformatorio e la prigione. È da figure di questo tipo che ha maturato la sua visione del mondo, che magari non rispecchia i canoni del giusto e del conveniente, ma che risulta decisamente più adatta per capire un posto complesso come la periferia napoletana. 

Red Bull 64 Bars a Scampia
Red Bull 64 Bars a Scampia

La gente di qua si è sempre sentita sbagliata, perché è quello che gli hanno detto mille volte. Ma, semplicemente, sono uomini, donne e ragazzi a cui è stata negata ogni opportunità. Ci sono un sacco di persone che non sono mai uscite dal quartiere: ci nascono, ci crescono e ora ci muoiono pure. Senza vedere quello che c’è fuori. A Scampia mancano le cose più basilari, progetti e a volte pure gli affetti. L’altro giorno parlavo con questo ragazzo di 20 anni che mi ha detto di non aver mai fatto Natale con suo padre, perché è in carcere. Come si può pretendere che cresca ‘come gli altri’ uno che ha questo vissuto?”. 

A Scampia, come in molti altri quartieri “di frontiera”, tutto sembra irraggiungibile. Il desiderio di essere come gli altri è quello che spinge a imboccare scorciatoie molto pericolose. “In questi anni non abbiamo sentito altro che parlare male del quartiere, definire, giudicare, attaccare. Senza sapere nulla.Non ci sono buoni e cattivi, ci sono le persone, che prendono la propria strada, a volte sbagliata. E di certo non è colpa delle fiction o del rap, che mandano messaggi sbagliati. Semplicemente raccontano qualcosa che c’è, e chi vive qua conosce bene. Quando ho accompagnato uno dei miei migliori amici a costituirsi perché doveva scontare 20 anni di carcere non è che mi sia sentito un figo, non ho pensato di stare dentro a una sceneggiatura. Era la realtà, quella di molti ragazzi qui purtroppo. E ben venga che qualcuno la racconti”. 

Un palco di quartiere, qualche anno fa
Un palco di quartiere, qualche anno fa

Queste sono zone difficili, è in posti così che bisogna investire nella cultura. Invece tagliano i fondi al Mammut. E di chi è la colpa? “Di certo non del popolo. La colpa è sempre stata dello Stato, sin dall’inizio. Le Vele sono strutture degli anni 70, al cui interno sono stati messi tutti gli sfollati del terremoto. 80mila proletari tutti assieme, abbandonati a sé stessi, senza aiuti e senza riferimenti. Questo è il risultato. Ora, come sempre, ci sarà la passerella da parte delle istituzioni affrante per la tragedia. Poi tutto tornerà come prima. Questa cosa non riesco più a sopportarla”. 

Se la politica volta lo sguardo dall’altra parte, a Scampia rimane l’arte. “A 15 anni, quando andavo in giro, prima di dire che ero di Scampia ci dovevo pensare due volte perché sapevo che sarei stato preso per un appestato. Oggi è il contrario,siamo diventati cool. Sono i ragazzi del centro che dicono di venire dalla periferia per darsi un tono”. O che in periferia ci vengono a sentire i concerti. “Un evento come Red Bull 64 Bars normalizza un posto come Scampia. Dà la possibilità alla gente del quartiere di vedere un concerto, cosa che magari non gli era mai successo. E a quelli di fuori di venire in quartiere, senza paura o pregiudizi. Non per comprare la droga come un tempo, ma per sentire musica”. 

Con Franco Ricciardi a Scampia
Con Franco Ricciardi a Scampia

La stessa cosa era successa nel 2018, quando Franco Ricciardi, cantautore vincitore di due David di Donatello per la colonna sonora dei film dei Manetti Bros, aveva suonato davanti a 10mila persone sotto le Vele, grazie proprio al lavoro di Davide e altri ragazzi come lui. “Quel live qua lo ricordano ancora tutti qua. Questi eventi sono importanti per una comunità, fanno la differenza”. 

Ricciardi, che in questi giorni è impegnato in numerosi progetti di solidarietà per gli “sfollati” delle Vele, è di Secondigliano, rione che confina con Scampia. Geolier è del rione Gescal, altra area alla periferia Nord. Sono tutte zone limitrofe, come lo è Marianella, da cui provengono i Co’Sang e Enzo Avitabile, il socio James Senese è invece di Miano, Enzo Dong del rione Don Guanella. “Le loro storie, come quella di Ceru167 o Rue Diego, dicono che ce la si può fare, mandano un messaggio di speranza a tutti. Queste zone sono piene di energia, ma ognuno se la deve cavare da solo qui. Quanti talenti sono andati sprecati in questi anni per mancanza di sostegno e investimento? Non possiamo più permettercelo”.  

In quartiere, nel 2018
In quartiere, nel 2018

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L'articolo "Scampia ti toglie i sogni e la vita, ma oggi la musica è un'opportunità" di Redazione è apparso su Rockit.it il 2024-07-25 14:21:00

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