Dente a teatro, opera in quattro atti, replica presso il teatro nazionale di Milano.
Libretto e musiche di Giuseppe Peveri.
Atto primo: fattosi buio in la sala tutta, s’ode un brusio dal palcoscenico ove è rappresentata una piazzetta anni cinquanta del passato secolo. Entrano i musici in numero di quattro: oltre agli usuali Signor Solo (tastiere multiple ed organi elettrici), Nicola Faimali (basso e contrabbasso) e Gambo (batteria) si è unita alla combriccola messere Effe Punto, nella veste di factotum alle parti di chitarra elettrica, glockenspiel, tastiere varie e molto altro ancora. Si parte con una selezione accurata delle musiche dei due ultimi supporti fonografici, a solleticar un pubblico attento e molto composto e dal sobrio vestiario, tal che si conviene al loco. Segue rapida carrellata nella memoria sonora del fidentino autore. S’intona tra le molte, pure una “Sinceramente”, ceduta dal cantastorie ad Arisa, presentata con un’interpretazione quantomeno toccante. Interruzioni d’eloquio scherzoso e conviviale ma dalla durata esigua, almen per gli estimatori della ben nota favella scherzosa. Plurime comunque le facezie con oggetto la recente fiera meneghina del mobile.
Atto secondo: usciti i musici, sul palco solo l’autore, una sedia, una chitarra ed un registratore a nastro per immortalar il momento più intimo e raccolto della serata. L’eloquio ed il confronto col pubblico cercan di tagliar l’aria ma il momento è dolcemente malinconico, con la canzone a far da padrona, nuda nella sua essenzialità. Tempo sol di qualche brano, ma con perla (nera) di rara tenera trama d'ombra “Due volte niente”, che ben di rado ha attraversato i palchi. Rientra primo dei musici Signor Solo per una “Baby Building” d’annata.
Atto terzo: rientro dei musici per il gran finale. Fervore infiamma l’esecuzione, con fraseggi degli anni sessanta e settanta del secol scorso sia delle tastiere che delle chitarre elettriche più spensierate di Effe Punto che aggiungono nuovi piani sonori al racconto già ricco delle note partiture. Il suono prende possesso dello spazio e i giuochi di luci (ed ombre) e le proiezioni di carteggi lunari rendon un’unica entità il teatro tutto, avvolgendo palco e platea. Uscita di scena a guisa di farsa.
Atto quarto: rientro sul palco dei musici tutti ed invito al pubblico a sollevar le terga dagli scranni onde cimentarsi in danze. Par di trovarsi ad un concerto degli anni sessanta del secolo scorso, di quelli più effervescenti, ma subito la dolcezza rimanda a casa il pubblico pagante con la consueta “Vieni a vivere” che, come d’ordinanza, chiude la serata.
Applausi.
Si chiuda il sipario.
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L'articolo Live report: Dente al Teatro Nazionale di Milano di Starfooker è apparso su Rockit.it il 2014-04-13 00:00:00
COMMENTI (6)
confermo chiusura con "Vieni a vivere" come conveniva l'articolista in questione :)
Faccio pubblica ammenda per non aver riletto approfonditamente: effettivamente il brano che Dente ha scritto per Arisa e che è stato eseguito domenica si chiama "Sinceramente" e non "Semplicemente", come correttamente riportato.
Per quanto riguarda il brano di chiusura del concerto, i miei ricordi sono del brano "La cena di addio" ad inizio del bis, duranta la quale l'autore ha invitato i presenti ad alzarsi, seguita da "Vieni a vivere", come pare confermare la scaletta del concerto di cui ho trovato prova fotografica al seguente indirizzo: itsonlymusicbutlive.com/201…
Se poi hai evidenza del contrario, nessun problema ad affermare una lacuna nella mia memoria.
veramente la serata si è chiusa con la consueta "Cena di addio"
veramente la serata si è chiusa con la consueta "Cena di addio"
@joseph77 abbiamo corretto, grazie
il pezzo che ha scritto per Arisa si chiama Sinceramente, non Semplicemente....