10 eterni Morricone per 10 grandi registi

Il più grande compositore della storia del cinema italiano (e non solo) ha contribuito a trasformare molti film in capolavori. Da Sergio Leone a Quentin Tarantino, ma anche Pasolini e Bertolucci, il Maestro ha segnato la settima arte come nessun altro musicista

Dettaglio della locandina di "Il buono, il brutto e il cattivo", tra le immortali colonne sonore di Morricone
Dettaglio della locandina di "Il buono, il brutto e il cattivo", tra le immortali colonne sonore di Morricone

L’Italia è un paese che ha dato i natali a tantissimi autori di colonne sonore dal talento straordinario – Nino Rota, Armando TrovajoliPiero Umiliani solo per dirne tre – e amati in tutto il mondo, ma l’opera omnia di Ennio Morricone è un qualcosa di talmente vasto e prezioso da fare una categoria a sé, non c'è un nome più iconico quando si tratta di musica per il cinema. Più di 500 colonne sonore composte nell’arco di oltre cinquant’anni, collaborazioni con alcuni dei più grandi attori e registi della storia del cinema, un impatto immenso che non si può liquidare in poche righe: Morricone è stato il più grande e su questo non c'è dibattito, è una sorta di dogma che si dà per assodato.

In quest’ottica, abbiamo selezionato dieci colonne sonore da altrettanti film realizzate da Morricone: non si tratta delle più belle – operazione impossibile e che non renderebbe un briciolo di giustizia – o delle più importanti, è più un decalogo per avere una dimensione di quanto il lavoro del compositore appena scomparso abbia lasciato il segno nel Cinema. Dieci film, dieci colonne sonore stupende, dieci registi imprescindibili che, a loro modo, hanno avuto la possibilità di far ascoltare la propria arte attraverso il genio di Morricone.

I pugni in tasca, Marco Bellocchio (1965)

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L’esordio alla regia di Marco Bellocchio è, ancora oggi, uno dei film più noti e riusciti della sua lunga carriera. Angosciante ritratto familiare con una forte vena di critica verso la società dell’epoca qualche anno prima dei moti sessantottini, l’opera prima del regista piacentino viene investita da una lugubre aura di inquietudine grazie alla musica di Morricone. La melodia cantata da una voce femminile che si appoggia sullo scarno arrangiamento di percussioni e corde pizzicate immerge subito lo spettatore in una dimensione conturbante.

Il buono, il brutto e il cattivo, Sergio Leone (1966) 

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Il primo nome con cui si associa Morricone è inevitabilmente quello di Sergio Leone. Tra le sei indimenticabili colonne sonore che il Maestro ha composto per il regista romano, la più nota è quella de Il buono, il brutto e il cattivo: dal verso del coyote cantato a due voci nei titoli di testa – e che ricompare per tutto il film – all’allucinato climax de L’estasi dell’oro, durante una disperata ricerca all’interno di uno sterminato cimitero, il capitolo conclusivo della "trilogia del dollaro" è il capolavoro massimo dello spaghetti western.

Uccellacci e uccellini, Pier Paolo Pasolini (1966)

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Con Pasolini Morricone realizza numerosi film, compreso il disturbante Salò o le 120 giornate di Sodoma, ma per tanti motivi è la colonna sonora di questa grottesca commedia a essere la più nota. Un po’ perché è il film più amato dallo stesso Pasolini, un po’ perché è l’ultimo con Totò da protagonista, un po’ per gli esilaranti titoli di testa e di coda, cantati da Domenico Modugno: Morricone ci accompagna in questo viaggio surreale tra canti gregoriani, bizzarri balli rock ‘n’ roll e orchestrazioni sognanti.

L’uccello con le piume di cristallo, Dario Argento (1970)

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Il sodalizio artistico tra Dario Argento ed Ennio Morricone nasce con gli esordi del regista romano, prima della svolta definitiva verso l’horror. L’uccello dalle piume di cristallo è il suo primo thriller, in cui uno scrittore americano si trova a dare la caccia a un misterioso serial killer. La melodia interpretata da una voce femminile che apre il film si trasforma rapidamente in una terribile cantilena assassina. Una colonna sonora in cui vengono abbandonate le ricche strutture orchestrali per lasciare spazio all’improvvisazione e alla sperimentazione.

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Elio Petri (1970)

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Una delle maggiori prove attoriali di Gian Maria Volonté, qua nei panni di un commissario di polizia omicida che, nonostante indizi sempre più inequivocabili, non viene preso in considerazione come potenziale killer dai suoi colleghi che lavorano sul caso. In questa pellicola dal forte carattere politico, che sembra richiamare la morte dell’anarchico Pinelli e che all’epoca fu oggetto di dibattito, Morricone cattura la tensione di un uomo che gioca con la propria vita sin dai memorabili titoli di testa.

Novecento, Bernardo Bertolucci (1976)

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Il lavoro più ambizioso – dura più di cinque ore – nella filmografia di Bertolucci, uno dei cineasti più geniali che il nostro Paese abbia mai visto. La storia di un’amicizia fra due ragazzi di ceto sociale diverso si sviluppa all’inizio del secolo scorso, dalla nascita dei due protagonisti nel 1901 fino alla liberazione partigiana nel 1945. A sottolineare l’evoluzione storica nella trama c’è sempre Morricone, qua chiamato a raccontare in musica i drammi che hanno segnato l’Italia delle due guerre e riuscendoci magnificamente.

I giorni del cielo, Terrence Malick (1978)

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Malick è un regista noto per la minuziosa fotografia. Nei suoi film si possono ammirare panorami maestosi e, da questo punto di vista, I giorni del cielo rappresenta un lavoro ineccepibile. Le riprese dei campi di grano al tramonto, girati con la luce naturale del sole, sono l’elemento visivo magico di questo film. Mentre una sorta di triangolo amoroso tra un uomo in fuga, la sua fidanzata e un moribondo proprietario terriero traina lo sviluppo della trama, Morricone rappresenta la delicatezza del paesaggio nei suoi commoventi arrangiamenti orchestrali.

Gli intoccabili, Brian De Palma (1987)

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La storia della cattura di Al Capone raccontata da Brian De Palma. Nel cast spiccano Robert De Niro, Kevin Costner e Sean Connery. Il tocco di Morricone si fa vedere sin dai titoli di testa, dove un frenetico ritmo jazz ci trasporta subito nel pieno dell'azione. Il picco viene raggiunto nella famosa scena della sparatoria in stazione, dove la discesa al rallenty di una carrozzina lungo una scalinata – omaggio alla Corazzata Potëmkin di Eisenstein – viene esasperata dalle tesissime armonie di Morricone.

Nuovo Cinema Paradiso, Giuseppe Tornatore (1988)

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La dichiarazione d’amore di Giuseppe Tornatore per la settima arte. Nonostante le svariate collaborazioni tra il regista siciliano e il compositore, è in questo film che si riflette di più la stessa passione per il cinema di Morricone. Il famoso Tema d’amore è in realtà opera del figlio di Ennio, Andrea: una composizione dolce e avvolgente, che raggiunge il suo apice nella celebre scena in cui il protagonista si trova a vedere il montaggio di alcuni dei baci più noti della storia del cinema. Così bello da piangere.

The Hateful Eight, Quentin Tarantino (2015)

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Tarantino, più che amare il cinema, ne è ossessionato e ha un’adorazione totale per il lavoro di Morricone. Nel 2015 il Maestro realizza per intero la colonna sonora dell’ottavo film di Tarantino, The Hateful Eight. Nonostante la storia si svolga per lo più all’interno di un ambiente chiuso, Morricone ci fa viaggiare per le praterie innevate del West, a bordo di sgangherate diligenze e in compagnia di criminali senza scrupoli. L’Academy assegna l’Oscar, finalmente: è il primo, arrivato all’età di 86 anni, dopo quello alla carriera del 2007.

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L'articolo 10 eterni Morricone per 10 grandi registi di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2020-07-06 16:50:00

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