Il 6 aprile si festeggia la Cramps, i suoi cinquant’anni, la genialità di Gianni Sassi (nella foto sotto). L’appuntamento è alle 21 al Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano per un concerto-tributo che prevede gli interventi del Patrizio Fariselli Area Open Project, Eugenio Finardi, Skiantos, Lucio Fabbri, Carlo Boccadoro e Andrea Tich, con Jo Squillo nel ruolo di presentatrice.
La Cramps, acronimo di Clubs Records Agency Management Publishing Spettacoli, fu fondata a Milano nel 1972 da Gianni Sassi e Sergio Albergoni insieme a Tony Tasinato e Franco Mamone. Sassi, già noto come pubblicitario, ne era l’anima: le sue idee radicali portarono la Cramps a indirizzarsi verso musiche di avanguardia, lontane dal mainstream, ad accogliere nel proprio bouquet la crema del rock alternativo italiano, dagli Area (Arbeit Macht Frei fu il primo album targato Cramps, uscì il 15 settembre 1973) a Eugenio Finardi, passando per gli Skiantos e Alberto Camerini.
Non solo rock e non solo artisti italiani: Gianni Sassi si interessò anche di blues (Franco Ciotti), di musica sperimentale (John Cage, Giusto Pio, Giancarlo Cardini, Derek Bailey, Steve Lacy…), se non di lirica (Donella Del Monaco). La Cramps chiuse baracca e burattini nel 1980 (poi rivisse con il suo catalogo in varie forme) e nei suoi otto anni di vita risultò decisiva per la crescita della musica alternativa tricolore. Nella playlist che segue abbiamo provato a condensare, attraverso dieci dischi, l’attività di Gianni Sassi e della sua creatura più amata.
AREA – ARBEIT MACHT FREI
È il 1972, Alberto Radius sta lavorando al suo esordio da solista. In studio, il chitarrista milanese registra un pezzo con il contributo di Giulio Capiozzo, Demetrio Stratos e Patrick Djivas (che verrà accreditato come Jan Dzivas…): prenderà il titolo di Area. I tre lo faranno proprio e formeranno una nuova band, alla quale si aggiungono Johnny Lambizzi e Leandro Gaetano, che da lì a poco lasceranno il posto a Victor Busnello, Patrizio Fariselli e Paolo Tofani. Gli Area aprono i concerti dei tour italiani dei Nucleus e dei Gentle Giant proponendo i brani, cantati in inglese, destinati a riempire i solchi del loro 33 giri di debutto. Testi poi rimaneggiati, con modalità a dir poco radicali, da Gianni Sassi con lo pseudonimo di Frankenstein. E quando la neonata Cramps decide di pubblicare il suo primo disco, Gianni Sassi e compagni non hanno dubbi. Tra le pagine del settimanale Ciao 2001, Arbeit Macht Frei viene presentato come “Il primo Lp di radical music”. Di certo si tratta di un album che scuoterà le fondamenta del giovane rock tricolore. All’interno delle prime copie, tanto per dire, verrà inserita la sagoma di una pistola.
ARTI E MESTIERI – TILT
Debuttano al Festival di Re Nudo del 1974, al Parco Lambro di Milano, con la ragione sociale Arti, poi arriva Gianni Sassi e la band cambia il nome in Arti e Mestieri. Tilt, la loro opera prima (sottotitolo: Immagini per un orecchio), rappresenta un incrocio tra rock britannico, jazz (Miles Davis, John Coltrane…) e rigurgiti orchestrali. Un capolavoro del prog italiano, con due soli pezzi cantati e sei strumentali che si avvalgono di sintetizzatore A.R.P., mellotron e organo Hammond, come nella migliore tradizione progressive. Celebre la copertina, nata da un’idea dello stesso Sassi, con un imbuto sospeso tra le nuvole, immagine che verrà esposta al MoMA di New York.
ALBERTO CAMERINI – CENERENTOLA E IL PANE QUOTIDIANO
Quando arriva all’appuntamento con il suo primo disco, Alberto Camerini è già un musicista affermato, che ha dato vita a diversi gruppi (come Il Pacco, assieme a Eugenio Finardi), dandosi da fare anche come sessionman. In Cenerentola e il pane quotidiano, il musicista milanese riversa il suo amore per il Brasile, dove ha vissuto sino agli 11 anni di età, per il rock e per le favole. Favole sui generis, a dire il vero. Un lavoro folle, al quale partecipano, tra i tanti, il già menzionato Finardi, Lucio Fabbri, Donatella Bardi (fidanzata di Camerini all’epoca) assieme a suo fratello Lucio, Paolo Tofani. Da ricordare il brano Santa Marta, ispirato al centro sociale dove Camerini teneva lezioni di chitarra, e Cenerentola, con un cameo del giornalista musicale Massimo Villa.
EUGENIO FINARDI – DIESEL
Forse l’album più bello di Eugenio Finardi, al quale partecipano quasi tutti i componenti degli Area, oltre a Lucio Bardi, Alberto Camerini, Walter Calloni e Lucio “violino” Fabbri. La title-track è dedicata ai musicisti da balera, ma non mancano riferimenti alla droga (Scimmia) e al movimento del ’77 (Tutto subito, canzone che, in realtà, prende per i fondelli leader e leaderini rivoluzionari, o presunti tali, dell’epoca). Da ricordare anche le ballate, con Non è nel cuore scelto come singolo, sul suo lato B finisce Giai Phong, celebrazione del Vietnam liberato.
CLAUDIO ROCCHI – A FUOCO
Dimenticate il Claudio Rocchi degli inizi, quello psichedelico, mistico, quello dei viaggi e dei voli magici. A fuoco è un disco elaborato, meno minimalista, che abbraccia una forma canzone più compiuta. Un album che si muove tra suoni elettrici e arrangiamenti orchestrali, quest’ultimi forse un po’ troppo invadenti, con un apparato testuale che rimane ancorato alle tensioni giovanili degli anni ’70, inserite tra città dove “trucide scritte di sangue sui muri raccontano gli insulti alla vita”. Tra gli ospiti dell’album, e sono davvero tanti, Alberto Camerini, Paolo Tofani, Paolo Donnarumma e Lucio Fabbri.
ANDREA TICH – MASTURBATI
Masturbati è un tesoro nascosto firmato Andrea Tich, cantautore siciliano notato e portato alla Cramps dal Michelangelo Romano, già a fianco del proto Alan Sorrenti e di Roberto Vecchioni, nonché conduttore radiofonico (Popoff, in onda, negli anni ’70, sul secondo canale Rai). Prodotto da Claudio Rocchi, l’album spazia tra varie pazzie in odore di psichedelia, con Frank Zappa nel ruolo mentore. I testi si muovono tra il pianeta droga, l’autoerotismo (non poteva essere altrimenti, visto l’esplicito titolo dell’Lp) e chiari riferimenti all’omosessualità. Una scelta coraggiosa, in fondo siamo nel 1978, qualche secolo fa…
SKIANTOS – KARABIGNIERE BLUES / IO SONO UN AUTONOMO
Con la Cramps gli Skiantos incidono, tra il 1978 e il 1980, MONO tono, Kinotto e Pesissimo!, ma il primo contatto con la scuderia di Gianni Sassi si materializza nel 1978, quando Freak Antoni e compagni pubblicano un 45 giri che darà la stura al rock demenziale (certo, c’era già stato Inascoltable, ma quella è un’altra storia…): “Andate e lavorare teppisti… 33 giri sono pochi, noi ve ne diamo 45!”, così viene pubblicizzato tra le pagine delle riviste musicali il disco. Due pezzi che provocano non pochi problemi agli Skiantos: con gli autonomi, pronti a giocare al bersaglio con i bulloni ai loro concerti, e con la Benemerita. Una sera, durante un live, Red Ronnie comunica a Dandy Bestia che i Carabinieri vogliono arrestarlo: “Hanno capito che il testo recita ‘Carabiniere ptchu’, l’onomatopea dello sputo!”. Dandy spiega ai militari che l’autore del testo è Freak, i Carabinieri circondano quest’ultimo chiedendo spiegazioni, che verranno fornite in caserma il giorno seguente. Tutto risolto, ma intanto Freak ha avuto il tempo di coprire di insulti Dandy attraverso un infuocato messaggio lasciato in segreteria telefonica…
DEMETRIO STRATOS – CANTARE LA VOCE
Gli Area abbandonano la Cramps dopo l’uscita di Maledetti (Maudits), del 1976. La band approda alla Ascolto, l’etichetta fondata da Caterina Caselli, per la quale inciderà 1978 gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano!, l’ultimo album con Demetrio Stratos. Tuttavia, la voce degli Area decide di non lasciare la Cramps, con la quale comincerà a incidere i suoi lavori solisti. Il più rappresentativo dei quali è senza dubbio Cantare la voce, uscito nel 1978 all’interno della collana “Nova Musicha”. Un vinile rivoluzionario, con Stratos impegnato a sperimentare lo strumento voce in un succedersi di diplofonie e triplofonie. Non solo: il cantante degli Area va oltre e si spinge verso l’impossibile interpretando al contrario la filastrocca Ma che bel castello. Purtroppo, Cantare la voce sarà il suo ultimo disco.
KANDEGGINA GANG – SONO CATTIVA / ORRORE
Le Kandeggina Gang cominciano a pestare punk al centro sociale Santa Marta di Milano. Sono in quattro, tutte ragazze: Giovanna Coletti, Marghie Gianni, Elena e Daniela. Sembra che la ragione sociale sia ispirata alla volontà di “sbiancare” tutta la musica suonata negli anni precedenti con l’intenzione di ripartire da zero. Un progetto ambizioso. La partecipazione delle Kandeggina Gang al Festival Rock ’80 di Milano convince la Cramps a pubblicare il loro primo, e unico, singolo, per poi inserire Sono cattiva e Orrore tra la tracklist nell’omonima compilation. Giovanna Coletti si farà strada con lo pseudonimo di Jo Squillo.
AA.VV. – ROCK ’80
La Cramps si affaccia agli anni ’80 puntando le antenne in direzione delle nuove tendenze del rock italiano. La compilation Rock ’80 nasce dall’omonimo Festival tenutosi a Milano, organizzato dalla stessa etichetta, e prova a comprimere, sia pur nei limiti di un 33 giri, le proposte meno convenzionali di inizio decennio, dal punk al rock demenziale, passando per la new wave. Il disco piazza in apertura Fagioli degli Skiantos, canzone stranamente esclusa dalla dall’edizione del Festival di Sanremo del 1980 (ehm…), poi ecco arrivare due pezzi a testa per Windopen, Take Four Doses, Kaos Rock, X Rated, Kandeggina Gang e Dirty Action. Tutti i brani verranno pubblicati anche in versione 45 giri, in vinile colorato.
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L'articolo I dieci migliori dischi della Cramps Records di Giuseppe Catani è apparso su Rockit.it il 2023-04-06 09:14:00
COMMENTI (5)
@CannelloniProductions Figurati, anche fosse stata una critica non sarebbe stato un problema. Anzi, grazie per l'intervento e per aver ricordato "Crac"! Io, comunque, preferisco "Maledetti!"...
@giuseppecatani per questo esiste la sezione commenti! Capisco perfettamente il ragionamento, ma per me é uno degli album piú belli di sempre e volevo citarlo ugualmente. Immagino ognuno abbia i suoi gusti e sia impossibile includere tutti i dischi belli in una lista così. Non era una critica, solo una menzione ad disco che per me é un pezzo di cuore (e generalmente è accreditato dalla critica come un capolavoro).
Ottimo articolo in generale!
@CannelloniProductions Tutti i dischi degli Area meriterebbero un posto in questa playlist. Ma "Arbeit Macht Frei" doveva entrarci per forza. E poi c'è anche un disco solista di Stratos. Inserire anche "Crac" sarebbe stato troppo.
E "Crac!" ?
Musica irripetibile quanto intramontabile. Epoca musicale storica. Grande CRAMPS.