#10
Tedua - Mowgli
Epic Records
Protagonista dell’album è la giungla, la quale, citata quasi in ogni canzone, assume continuamente significati diversi: dalla giungla metropolitana nella quale Tedua è dovuto crescere, passando per la giungla del mercato discografico dove Tedua si è ormai ritagliato il suo spazio; Mowgli è un ragazzo che grazie all’aiuto della sua famiglia adottiva è riuscito a sopravvivere allo stato brado. // Raffaele Lauretti
#9
The Zen Circus - Il fuoco in una stanza
Woodworm
Chiamatelo anche solo un altro disco degli Zen Circus se volete, ma è pur sempre un altro disco degli Zen Circus. Appino, Karim, Ufo e il Maestro Pellegrini tornano a casa con un album che contiente tanto, tantissimo. Come se la forza centrifuga che portava Appino a sperimentare il più possibile nei suoi dischi solisti, per poi tornare in territori conosciuti con la band, fosse stata assorbita e trasformata in uno slancio, più che in una fuga. Dolcezza che passa per le corde di una chitarra e una rabbia che viene fatta decantare dentro un ampli, metabolizzata e vista da fuori prima di essere cantata. // Vittorio Farachi
#8
Ketama126 - Rehab
Asian Fake
Dopo "Oh Madonna", piccolo grande classico della trap in Italia, Ketama126 torna con un disco che si distacca da tutto il resto della categoria, compresa forse la stessa Lovegang. Un album farcito di spleen, nel racconto continuo e disperato del proprio essere niente. Se la droga per gli altri è ostentazione ed euforia qui diventa sporco sotto le unghie e occhi vuoti. In questo essere crudo come una ferita aperta, Ketama126 ha dietro tutta la dolcezza del mondo. Un disco forte ma fatto di vetro, con un'attitudine che forse è la figlia più grande qua dentro dello spirito del Rock'n'roll. Perchè il rock non è solo usare il distorsore, ma anche e soprattutto uno stare e un essere, oltre che un sentirsi. Ketama126 questa cosa ce l'ha tutta. // Vittorio Farachi
#7
Francesco De Leo - La Malanoche
Bomba Dischi
Questo disco sembrava il viaggione privato del nostro ultimo bohemienne dell'occulto, sebravano otto pezzi dell'Officina prodotti da Giorgio Poi; ma da quando è uscito ad adesso ha seguito una strada imprevista, ed è entrato più in profondità. Non abbiamo smesso di ascoltarlo, non ci ha annoiato, è rimasto insuperato nella post-DeMarco wave italiana, dimostrando di non essere solo un esperimento. Francesco De Leo può provarci a non dire un cazzo, ma ha questa maledizione per cui sarà sempre imprevedibilmente profondo, su profondità che non sapevamo nemmeno di avere. // Pietro Raimondi
#6
Tauro Boys - Tauro Tape 2
Thaurus
Tauro Tape 2 è pieno di pezzoni ("Marylin", "Dieci ragazze" e soprattutto "2004-2005"), ha una produzione interessantissima, sfugge a tutti gli stilemi della trap, posizionandosi lontano sia dal riferimento droga-trap sia dal riferimento emo-trap. È lì nel mezzo, e dice delle cose che altri in questo panorama non dicono, con una dolcezza che altri non hanno. È roba fresca, nuova, che usa rigorosamente il linguaggio che va di moda ora, ma allo stesso tempo è un fenomeno con un respiro e un pubblico tutto suo. Sotto tutta la droga e tutte le troie, c'è stampato in testa quel momento, quando andavamo in terza e tu facevi la quinta. // Pietro Raimondi
#5
Giorgio Canali - Undici canzoni di merda con la pioggia dentro
La Tempesta Dischi
Giorgio dice che questo è il suo miglior disco, forse non ha tutti i torti. C'è dentro tutta la sua storia (che, tra l'altro, è la storia dell'alternative rock italiano), c'è dentro la sua vita che a sessant'anni cambia ancora ed è ancora la stessa. C'è dentro la pioggia, la pianura, c'è dentro tutto ciò che è vero e doloroso. E basterebbe questo per dire che è un gran disco. Aggiungici che ci sono dei pezzi bellissimi, che ho visto cantare a cuore aperto da gente di quarant'anni più giovane di Giorgio. Arrivare lontano nel mondo è una cosa che hanno fatto in tanti bravi musicisti, arrivare lontano nel tempo è una cosa che sanno fare solo quelli come Giorgio. // Pietro Raimondi
#4
Generic Animal - Generic Animal / Emoranger
La Tempesta Dischi
Questa posizione la diamo a entrambi i dischi di Generic Animal: è un premio al progetto. Luca Galizia è un'artista unico in Italia, che si è inventato la sua categoria. Ha scritto due dischi inimitabili, diversissimi, e le sue collaborazioni (sulle altre quella con Lietti e quella con Zollo) dimostrano la sua ricchezza di personalità: con chiunque lavori (e sta lavorando con tantissima gente) emerge sempre lui, il suo tocco, la sua semplicità e i suoi sentimenti. Se nel primo disco, con testi altrui, si notavano le tremila sfaccettature delle sue idee musicali, i suoi testi del secondo disco sono stralunati e sponantanei, parlano con un'acida scherzosità di cose piccole e di temi pesanti, che riguardano un po' la vita di tutti, oggi. Insomma Luca si è inserito nel mestiere della musica a modo suo, senza snaturarsi per nessuno, facendo di questo viaggio in tante salse la sua scoperta di sé. // Pietro Raimondi
#3
Cosmo - Cosmotronic
42 Records
Comostronic non è solo un bell'album, è un album importante. Il songwriting si fonda su linee melodiche pop costruite su discorsi di elettronica a metà tra i rave degli anni '90 e le discoteche della Rimini di una volta. Soprattutto Cosmotronic è una porta aperta. Dal secondo disco di divagazioni elettroniche alla rinascita di Ivrea, dal tour invernale con le date fino alle 6 di mattina agli ospiti presi dalla scena elettronica italiana e portata nei grandi palchi. Più che un album quello di Cosmo è un progetto, che diventa etichetta, serata e contenitore. Ne avevamo bisogno. // Vittorio Farachi
#2
Motta - Vivere o morire
Woodworm
Dalla fine dei vent'anni per una salita che diventa equilibrio, "Vivere o morire" scegliendo entrambe le opzioni. Il secondo disco di Motta è quello della maturità, dell'arrivo che vince sul percorso, del fermarsi che batte la partenza, un disco in cui dire babbo è meglio che dire padre. Il secondo posto della nostra classifica se lo prende non solo un album tra i migliori dell'anno, quanto un autore capace di cucirsi addosso un songwriting importante, nuovo e originale, senza soluzione di continuità col passato. L'amore cantato con le scale minori perchè lasciarsi fa paura, ma è con questo disco che Motta arriva ad essere felice. O è quasi come esserlo. // Vittorio Farachi
#1
Calcutta - Evergreen Sfera Ebbasta - Rockstar
Bomba Dischi Universal Music
Il nostro primo posto quest’anno è un ex aequo, i dischi dell’anno di Rockit sono Evergreen e Rockstar, medaglia d’oro spezzata tra Sfera Ebbasta e Calcutta. Due anime diverse e due modi di raccontare il nuovo, con due dischi che hanno segnato due binari paralleli della musica nuova e importante in Italia.
Da un parte un album pop, in cui uno degli autori che più di altri ha saputo segnare un prima e un dopo ha perfezionato il suono di Mainstream senza cambiarlo, con quella capacità di entrare in testa dopo mezzo ascolto che ne ha fatto un marchio di fabbrica. E non solo perché di pop si parla e delle regole d’oro del genere, ma perché Evergreen è un album fatto di vino rosso e pane bianco, da tenere in tavola tutto l’anno per accompagnare il resto senza mai rinunciare ad un modo di vedere le cose che è quello di chi scrive e di nessun altro.
Dall’altra Rockstar, con il disco che più di altri ha affinato la trap italiana rendendola affare di tutti e non solo di una nicchia. Un album pop anche qui, ma che prende e perfeziona un suono contemporaneo e internazionale. Perché cambiano le generazioni e quando arrivano, quelle nuove, si portano un modo tutto loro di parlare di se stessi e degli altri. E Sfera quest’anno lo ha fatto meglio di tutti. Due modi diversi e complementari di pensare la musica italiana, senza sperimentazioni o voli alti. In questa classifica, ci sono gli outsider, i virtuosi, chi ha saputo innovare e innovarsi. La vittoria però è in mano ai due che più di altri hanno saputo veicolare se stessi attraverso un suono nuovo.
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L'articolo Top It 2018: i migliori 50 dischi dell'anno secondo Rockit di Redazione è apparso su Rockit.it il 2018-12-14 15:20:00
COMMENTI (11)
Una buona classifica, argomentata bene.. Per me primo Achille Lauro è secondo Cosmo
@Cuvie91 quest'anno è andata così
Ma perché per il 2018 nessuna classifica delle canzoni? :(
La ascoltavo tutti gli anni trovando sempre un sacco di belle cosine che mi ero perso.
Colombre, Laszlo de Simone e Mimosa dove sono?
Questa classifica mi lascia piuttosto perplesso e anche un pò deluso.Ho doverosamente ascoltato con pazienza una manciata di brani di ogni gruppo od artista elencati qui sopra,ma sinceramente parlando,a parte qualche brano di Calcutta che conoscevo già,non una sola melodia è riuscita ad imprimersi piacevolmente nella mia mente.Sarà sicuramente colpa delle mie orecchie arrugginite.Siate gentili.
I Baustelle a metà classifica e Sfera al primo sono un insulto alla musica. Chi l’ha redatta, Young Signorino?
....dimenticavo La Rappresentante di Lista. Disco Bellissimo!!!
inevitabilmente ne mancano tanti, tanto è vasto il nostro bellissimo panorama musicale e nonostante molti generi siano stati rappresentati. Aggiungerei Acini di Paolo Saporiti (un piccolo pregevole capolavoro). Si è distinto Setti, col suo ARTO e Gustavo - Dischi volanti per il gran finale ps in particolare quest'ultimo se non l'avete sentito siete ancora in tempo :)
manca Stefano Ianne e il suo DUGA-3. E' come se non aveste scritto nulla......
Le assenza di Maisie, di ortiche di Kerouac (ma anche Capibara, Lucia Manca, Bianco o Daniele Celona) ma soprattutto di go go diva de La Rappresentante di Lista che credo sia uscito appena dopo la pubblicazione.
Fermo restando che Rockit propone una grande classifica ho comunque delle riserve e considerazioni:
- nel 2018 con lo streaming che impazza, sono usciti grandi dischi in cui il livello di tutti i brani è mediamente altissimo come golden hour di Kacy Musgraves (sembra un greatest hits degli Eagles) o quello di Rosalia ed anche touche di Mesa. Per il resto grandi canzoni singole in album che non ritengo dei capolavori;
- Calcutta e Sfera Ebbasta al primo posto sono comunque il punto più basso toccato da Rockit da quando lo conosco. Apprezzo molte cose di Sfera e reputo Charly Charles un genio ma rockstar non è il disco dell'anno, a meno che non lo si prenda a livello "era-definining" come vuole intendere Rockit ma siamo stanchi di questa nuova tendenza che porta Pitchfork a incensare per forza la nuova di Drake e inondarci di black music solo perchè i tempi non permettono di proporre la varietà di una volta (ma alla fine nei primi posti degli albums 2018 la black è assente e quindi forse è vero che il
disco dei Carters non ha un niente di che).
- O mettere per forza i Thegiornalisti anche se bassi e tanti solo perchè accadono ed è meglio includerli.
- Ritengo che Rockit farebbe bene ad insistere con certe scelte anche se non danno risultati immediati: non ho ancora letto della nuova di Speranza, sirene e nulla de La Rappresentante di Lista che nel nuovo album hanno circa 5 canzoni bomba che non ci puoi credere.
- Non serve spiegare a chi scopre certi suoni che fuori abbiamo SPERANZA e che quindi viene da ridere ascoltando Anastasio ma forse educare gradatamente gli ascoltatori è il ruolo di organi come Rockit a cui rinnovo la mia grandissima stima ma che spero di stimolare per tutte le buone ragioni