Top It 2018: i migliori 50 dischi dell'anno secondo Rockit (pagina 3)

Tra chitarre e autotune, 50 artisti che più di altri hanno saputo raccontare qualcosa, cambiare le carte e proporre qualcosa di diverso, nuovo, rilevante, per la musica Italiana ed importante.

grafiche di @beynot
grafiche di @beynot

  

 

#29
Gigante संगीत - Himalaya

MArteLabel 

“Himalaya” ha il fascino della grande letteratura e la maestosità dei film d’avventura. Niente male per un musicista che ha scritto, arrangiato, registrato e prodotto il suo disco da solo, con buona pace dei produttori blasonati e delle etichette sforna-hype. Un disco complesso ma non accademico, popolare ma ricercato. Crediamoci. // Chiara Longo

 


 

 

 

 

#28
Myss Keta - Una vita in capslock 
La Tempesta Dischi

La Myss è nata come uno scherzo di uno dei collettivi creativi più frizzanti di Milano ed è diventata una donna vera, con la sua sensibilità, la sua visione, la sua rabbia e la sua storia. Con questo disco si consacra, tra l'altro, una donna preziosissima per la nostra musica. Dice certe cose con quella libertà, data dal distacco ironico, che tanti altri non hanno; mostra un'interpretazione degli ultimi 40 anni di Repubblica Italiana che ne sottolinea i colori vividi, il divertimento e il carattere, ma anche la violenza, la sopraffazione, la pochezza. Poteva essere solo una faccenda da ridere, ma non ce l'ha fatta a starsene buona. // Pietro Raimondi 

 


 

  

 

#27
Calibro 35 - Decade

Record Kicks

“Decade” è l’ennesimo disco azzeccato non solo perché applica alla perfezione, ancora una volta, questa formula vincente senza cadere nella trappola della ripetizione, ma ancor di più perché sa racchiudere in un unico contenitore tutte le sfumature raccontateci dai Calibro dal 2008 ad oggi, non correndo il rischio di far apparire il tutto come una sterile raccolta. Con la speranza che a qualcuno prima o poi venga in mente di imitarli. // Gabriele Naddeo  


 

 

 

#26
Francesca Michielin - 2640

RCA Records

Da X-Factor a Calcutta passando per Yotobi, Francesca Michielin, neppure fosse una figura mitologica, riesce a tenere tutto insieme: di una grazia e di una leggerezza rare (da leggersi con gli occhi e con il cuore di Calvino). Michielien è in grado di mischiare il pop delle nostre città con gli orizzonti della Colombia e al contempo stravolgere tutto e rendere meno urticante la più sdolcinata delle ballate. Citando un videogioco, è una “Cyber-pop-punk 2077”. // Mattia Nesto

 


 

  

 

#25
Camillas - Discoteca rock

Trovarobato

L'ultimo dei Camillas è probabilmente il disco più divertente dell'anno. Sono riusciti a fare ancora una volta il loro mestiere a puntino. Si balla, si canta, si pensa e si smette subito di pensare. Ci piace moltissimo che sia davvero una "Discoteca Rock", un album che riabilita tutti gli stilemi del Rock'n'roll, risemantizzandoli in un contesto che li rende comici e freschi. Gli ingredienti sono delle batterie perfette, delle canzoni croccanti, un incedere da videogioco e quella che adesso è una vera e propria band. Magnetico. // Pietro Raimondi 

 


 

 

 

#24
Dutch Nazari - Ce lo chiede l'Europa

Undamento

Sapere impastare parole e ritmo è un’arte difficile ma non serve la tecnica, quello che ci vuole è l’attitudine. E Dutch Nazari di attitudine e ispirazione ne ha da vendere in “Ce lo chiede l’Europa”, con quel suo andamento lento che poi accelera e ti frega, come certe ali argentine vecchio stampo; ma se quelli sono numeri sette arcigni e dal culo basso, Dutch è alto e dalla fronte serena. Proprio come chi in campo o con un microfono può regalare grandi giocate. // Mattia Nesto

 


 

  

 

#23
Campos - Umani, vento e piante

Woodworm

Forse formule magiche mascherate da testi fluidi e un po' stranianti, forse ci sono delle lezioni di stile e delle storie umanissime, che ti ripiegano in quattro per la verità disarmante e la sfaccettata poesia, magari solo la voglia di sperimentare suoni su suoni finché il miscuglio non provoca un brivido. "Umani, vento e piante" non è uno di quei dischi adrenalinici che colpiscono peggio di pugni allo stomaco, non sono le esplosioni sonore a giocare da protagoniste, niente distorsioni, sferragliate e crush noises. Parla l'Italiano, e tutto il resto. // Vittorio Farachi

 


 

  

 

#22
Baustelle - L'amore e la violenza pt.2

Warner Music

L’amore, la violenza, le donne, le dipendenze e un immaginario di morbida, seducente decadenza: il pop fascinoso e dannatamente elegante dei Baustelle, le storie di incontri e di addii, le luci e le ombre perfettamente a misura di ogni racconto. Questo disco è l’ennesima conferma di quanto ci sia bisogno di loro nel panorama misicale italiano, necessari come cieli d’agosto, giganti dall’estetica raffinata e dal linguaggio unico, una superba colonna, un’infinita conferma. // Margherita Di Fiore

 


 

  

 

#21
Any Other - Two, geography

42 Records

Un incanto geometrico di perfezione asciutta, nessun trucco, dritti alla meta: Adele Nigro, anima del progetto Any Other, disegna con tratti capaci ed essenziali un disco che immediatamente seduce, irresistibile nelle sue sfumature autunnali e morbidissime, una passeggiata su foglie croccanti che sanno di nord, di altrove, di chitarre dolci, strappi emotivi e memoria. Ogni canzone si tocca con le dita, si assaggia, è esattamente come deve essere per colpire al centro: la grazia e il coraggio, un inevitabile tuffo al cuore. // Margherita Di Fiore 

 


 

 

 

#20
Giardini di Mirò - Different times

42 Records

La bellezza spaventa, la bellezza consola. Il ritorno dei Giardini di Mirò è come il momento, labile quanto intenso, in cui una sconfitta diventa ripartenza, quello in cui un pensiero si ferma e inquadra panorami infiniti di meraviglia, e tutto il resto non conta. Il post-rock come forma di resistenza, colonna sonora di un quotidiano che si scopre più grande: perdersi dentro “Different Times” per ritrovarsi alla fine è necessario, e bellissimo. // Margherita Di Fiore 

 


 

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L'articolo Top It 2018: i migliori 50 dischi dell'anno secondo Rockit di Redazione è apparso su Rockit.it il 2018-12-14 15:20:00

COMMENTI (11)

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  • mickaneworderfan 5 anni fa Rispondi

    Una buona classifica, argomentata bene.. Per me primo Achille Lauro è secondo Cosmo

  • pons 5 anni fa Rispondi

    @Cuvie91 quest'anno è andata così

  • Cuvie91 5 anni fa Rispondi

    Ma perché per il 2018 nessuna classifica delle canzoni? :(
    La ascoltavo tutti gli anni trovando sempre un sacco di belle cosine che mi ero perso.

  • vieni127 5 anni fa Rispondi

    Colombre, Laszlo de Simone e Mimosa dove sono?

  • Shortdog 5 anni fa Rispondi

    Questa classifica mi lascia piuttosto perplesso e anche un pò deluso.Ho doverosamente ascoltato con pazienza una manciata di brani di ogni gruppo od artista elencati qui sopra,ma sinceramente parlando,a parte qualche brano di Calcutta che conoscevo già,non una sola melodia è riuscita ad imprimersi piacevolmente nella mia mente.Sarà sicuramente colpa delle mie orecchie arrugginite.Siate gentili.

  • psychonursing 5 anni fa Rispondi

    I Baustelle a metà classifica e Sfera al primo sono un insulto alla musica. Chi l’ha redatta, Young Signorino?

  • fabio.mugelli 5 anni fa Rispondi

    ....dimenticavo La Rappresentante di Lista. Disco Bellissimo!!!

  • fabio.mugelli 5 anni fa Rispondi

    inevitabilmente ne mancano tanti, tanto è vasto il nostro bellissimo panorama musicale e nonostante molti generi siano stati rappresentati. Aggiungerei Acini di Paolo Saporiti (un piccolo pregevole capolavoro). Si è distinto Setti, col suo ARTO e Gustavo - Dischi volanti per il gran finale ps in particolare quest'ultimo se non l'avete sentito siete ancora in tempo :)

  • gustavogustavi 5 anni fa Rispondi

    manca Stefano Ianne e il suo DUGA-3. E' come se non aveste scritto nulla......

  • mario.miano.39 6 anni fa Rispondi

    Le assenza di Maisie, di ortiche di Kerouac (ma anche Capibara, Lucia Manca, Bianco o Daniele Celona) ma soprattutto di go go diva de La Rappresentante di Lista che credo sia uscito appena dopo la pubblicazione.
    Fermo restando che Rockit propone una grande classifica ho comunque delle riserve e considerazioni:
    - nel 2018 con lo streaming che impazza, sono usciti grandi dischi in cui il livello di tutti i brani è mediamente altissimo come golden hour di Kacy Musgraves (sembra un greatest hits degli Eagles) o quello di Rosalia ed anche touche di Mesa. Per il resto grandi canzoni singole in album che non ritengo dei capolavori;
    - Calcutta e Sfera Ebbasta al primo posto sono comunque il punto più basso toccato da Rockit da quando lo conosco. Apprezzo molte cose di Sfera e reputo Charly Charles un genio ma rockstar non è il disco dell'anno, a meno che non lo si prenda a livello "era-definining" come vuole intendere Rockit ma siamo stanchi di questa nuova tendenza che porta Pitchfork a incensare per forza la nuova di Drake e inondarci di black music solo perchè i tempi non permettono di proporre la varietà di una volta (ma alla fine nei primi posti degli albums 2018 la black è assente e quindi forse è vero che il
    disco dei Carters non ha un niente di che).
    - O mettere per forza i Thegiornalisti anche se bassi e tanti solo perchè accadono ed è meglio includerli.
    - Ritengo che Rockit farebbe bene ad insistere con certe scelte anche se non danno risultati immediati: non ho ancora letto della nuova di Speranza, sirene e nulla de La Rappresentante di Lista che nel nuovo album hanno circa 5 canzoni bomba che non ci puoi credere.
    - Non serve spiegare a chi scopre certi suoni che fuori abbiamo SPERANZA e che quindi viene da ridere ascoltando Anastasio ma forse educare gradatamente gli ascoltatori è il ruolo di organi come Rockit a cui rinnovo la mia grandissima stima ma che spero di stimolare per tutte le buone ragioni