Gli anni zero sono stati una metafora dai molteplici significati: ripartenza, stallo, parentesi, in ogni ambito. Colossi come Spotify, Facebook e YouTube, che avrebbero totalmente modificato modi e tempi di fruizione della musica, nascevano in quel periodo iniziando presto a diffondersi e affermarsi, cambiando per sempre l’approccio all’ascolto e il concetto di condivisione. Il 2009 chiude quel decennio con intensità: è l’anno di Obama presidente e Nobel per la Pace, della morte di Michael Jackson e Mike Bongiorno, del G8 a L’Aquila dopo il devastante terremoto; i Telegatti non ci sono più, il Festivalbar neppure, va in onda l'ultima puntata di "E.R." e "I Gotta Feeling" dei Black Eyed Peas è uno dei tormentoni dell'estate. È un anno particolarmente prolifico dal punto di vista musicale in Italia, con tantissime uscite e dischi che, a distanza di dieci anni, sono diventati già classici, tra timidi esordi di artisti divenuti ormai famosi, meravigliose meteore di band che non ci sono più e album iconici da riascoltare sempre con piacere.
Nel 2009 Lucio Dalla pubblica il suo ultimo album di inediti “Angoli nel cielo”, Samuele Bersani presenta “Manifesto abusivo”, Niccolò Fabi “Solo un uomo”, e nel cantautorato italiano nascono nuovi progetti destinati a durare: Dario Brunori crea la Brunori SAS e debutta con “Vol. 1”, un disco che già contiene tutto il suo immaginario e che gli permette di vincere il Premio Ciampi e la Targa Tenco come miglior esordiente. Alessandro Grazian, durante il tour di “Indossai”, scrive canzoni che finiscono nell’EP “L’abito”, uscito in ottobre, Giuliano Dottori è chitarrista degli Amor Fou -che lanciano l’ep “Filemone e Bauci”- ma prosegue anche la sua carriera di cantautore col secondo album “Temporali e rivoluzioni”.
Paolo Benvegnù, tra un disco e l’altro, pubblica l’ep “500”, e Umberto Maria Giardini usa per l’ultima volta il nome Moltheni con “Ingrediente Novus”, una raccolta più due inediti con cui celebra dieci anni di carriera. È l’anno in cui Luca Carboni omaggia la musica italiana con l’album di cover “Musiche ribelli”, e Morgan lo fa con “Italian Songbook vol. 1”, mentre Elisa arriva al sesto album con “Heart” e Carmen Consoli al settimo con “Elettra”, che l’anno dopo le farà vincere il Premio Tenco come miglio album -prima artista femminile ad aggiudicarsi il titolo. Parlando di donne impossibile non citare la più grande di tutte, Mina, che pubblica “Facile”, contenente il duetto con Manuel Agnelli -anche autore anche del brano- con “Adesso è facile”.
E proprio Manuel Agnelli, che partecipa in quell’anno anche al singolo “Domani” degli Artisti Uniti per l’Abruzzo, si fa promotore del progetto Il Paese è reale: con l’omonimo brano gli Afterhours si presentano al Festival di Sanremo vincendo il Premio della Critica, poi diventa un concerto a Milano e una compilation che coinvolge altri 18 artisti tra cui Il Teatro degli Orrori, Zu e Mariposa. Queste tre band pubblicano ognuna nel 2009 un disco importante: Capovilla e soci tornano con “A sangue freddo”, “Carboniferous” è il nuovo tassello noise del gruppo romano -che l’anno precedente aveva diviso uno split proprio col Teatro- e i Mariposa lanciano l’album omonimo che vede la collaborazione di Daevid Allen dei Gong.
Un anno decisamente ricco di uscite discografiche, passando per “Inneres Auge” di Battiato e il live “Bologna Nov. 2008” dei Massimo Volume, e ancora “Giulia non esce la sera” dei Baustelle (colonna sonora dell’omonimo film) e “Difficile da trovare” dei Diaframma, ma anche un anno di esordi: Coez pubblica il suo primo album solista “Figlio di nessuno”, Il Pan del Diavolo il primo omonimo EP, come pure gli Iori’s Eyes con “And Everything Fits in the Yellow Whale”, aggiungendo il meraviglioso debutto solista di Edda con “Semper Biot” e il primo disco dei Sick Tamburo col fortunato singolo "Il mio cane con tre zampe", e anche il primo disco in studio -omonimo- dei Bud Spencer Blues Explosion.
Il 2009 è l’anno di dischi che sarebbero diventati subito grandi classici o piccole perle da conservare, alcuni già citati ma altri necessariamente da aggiungere, come “Nostra signora della dinamite” di Giorgio Canali, che pubblica anche insieme ai PGR l’ultimo album del gruppo “Ultime notizie di cronaca”, e “L’amore non è bello” di Dente, uscito nel giorno di San Valentino. A tre anni di distanza dall’esordio con “I soldi sono finiti” i Ministri tornano con “Tempi bui”, stavolta con una major e con singoli che raccolgono un immediato successo, come la title-track e “La faccia di Briatore”, e un lungo e fortunato tour. Sempre in quell'anno gli Zen Circus, dopo l’esperienza in inglese con “Villa Inferno”, riabbracciano l’italiano con “Andate tutti affanculo”, dieci brani legati al tema del qualunquismo tra cui alcuni divenuti davvero dei super classici della band.
È anche l’anno di “Sfortuna”, primo album dei Fine Before You Came cantato in italiano, e della sonorizzazione de “Il Fuoco” dei Giardini di Mirò, di “Poweri” degli Amari e di “Our Secret Ceremony” dei Julie’s Haircut (che pubblicano anche un EP insieme ai Mariposa), ma è anche l’anno di grandi album di band che da lì a poco non ci sarebbero state più o di cui non si sarebbe più parlato un granché: “Maria’s Day” chiude brillantemente il progetto degli Albanopower per aprire le porte alla carriera solista di Colapesce, che esordirà l’anno successivo con un omonimo EP; il punk fresco dei Minnie’s con “L’esercizio delle distanze” e il pop caleidoscopico di “Calvino” dei Vegetable G, le mille anime di Alessio Natalizia che come Banjo or Freakout pubblica diversi lavori tra cui un album di canzoni di Natale, “You Look Faster When You Are Young” degli Hot Gossip, “La carne” dei Valentina Dorme.
Non riuscirò mai a citare tutti i dischi del 2009 che già così sono davvero tantissimi, ma ho bisogno di qualche altra riga per non dimenticare uno degli EP degli Altro dedicati alle stagioni, ovvero “Autunno”, l’intenso e sognante “You a Lie” dei Comaneci, “Romborama” di The Bloody Beetroots e “L’oracolo e il fardello” dei Carpacho, certo non il loro lavoro più a fuoco ma in un articolo sugli anni zero vanno citati per forza perché loro sono stati per me protagonisti assoluti della scena alternativa, campioni di nicchia, che se fossero arrivati dieci anni dopo avrebbero vinto tutto a mani basse. Sul fronte del rap è l’anno di “Chi vuol essere Fabri Fibra?”, della “Dogocrazia” e di “E poi, all’improvviso, impazzire” di Ghemon; Dj Gruff pubblica “Sandro O B” e Bassi Maestro “La lettera B” insieme al cantante reggae Babaman, Ensi l’EP “Donercore”.
Penso di aver finito, ma so che mi direte e Neffa? I Cosmetic? I Camillas? E allora li cito qui in chiusura con i rispettivi album “Sognando contromano”, “Non siamo di qui” e “Le politiche del prato”, ma starò comunque dimenticando altro, perché il 2009 è stato davvero un anno denso e prolifico, con picchi incredibili di qualità e gioielli da conservare ancora oggi con premura, da ascoltare con la giusta dose di affetto e nostalgia, magari con quel supporto fisico che ormai si possiede per feticismo o fede. E infine inevitabilmente penso: cosa ricorderemo di oggi tra dieci anni? Ne riparliamo nel 2029, io intanto un paio di titoli inizio a segnarmeli.
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L'articolo Cosa accadeva nella musica italiana dieci anni fa? - Un giro tra i dischi usciti nel 2009 di margherita g. di fiore è apparso su Rockit.it il 2019-04-16 11:08:00
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