Proprio come la scena dei live club che si è unita in varie manifestazioni e associazioni da La musica che gira ai Bauli in piazza passando per Ultimo concerto, anche la scena del ballo, delle discoteche, quella che va dai club indipendenti ai locali notturni turistici pugliesi o sardi, si è unita nell'hashtag #liberidiballare (un milione di reach in due giorni e 10k follower su IG in 48h), per alzare la voce contro l'immobilità di un Governo che ad oggi non ha ancora deciso come regolamentare il ballo all'aperto in Italia. Calcolate che ad oggi, di solito, i promoter dei locali starebbero organizzando la stagione indoor, e invece si trovano nell'impotenza generale anche solo di programmare da qui a una settimana, mentre in tutta Europa si balla.
Queste le istanze di #liberidiballare, che verranno portate in piazza l'8 luglio a Roma, per un sit-in autorizzato dalle forze dell'ordine:
Ogni giorno leggiamo dichiarazioni di Sindaci e Prefetti inermi davanti allo tsunami della movida notturna in strada, ormai selvaggia e ingestibile.
Francia, Olanda, Spagna e il resto d’Europa riaprono agli eventi e al ballo e annunciano date per la fine di ogni restrizione grazie ai dati che danno sicurezza riguardo al decorso sanitario del virus fortunatamente totalmente ridimensionato dagli effetti della vaccinazione di massa.
A San Marino il 19 Giugno hanno ballato e con successo 3000 persone adottando il protocollo sperimentale proposto al Ministero della Salute.
Ovunque ormai assistiamo ad assembramenti, spesso danzanti, di ogni tipologia: dalle manifestazioni di piazza ai lidi, dai lounge bar alle feste private illegali fino ai sempre più numerosi rave party.
Il CTS ha deliberato la possibilità di riapertura del settore locali da ballo con rigide regole, regole disattese e mai applicate in tutti gli altri contesti di movida o ancora peggio improvvisati.
Allora la domanda è PERCHÈ?
Perché continuare a colpire un intero comparto fondamentale per la vita sociale e culturale delle nostre comunità? Perché umiliare un settore così importante per i giovani, ma anche colonna portante del turismo delle nostre città e delle nostre riviere? Perché lasciare migliaia di addetti ai lavori, principalmente giovani, completamente abbandonati?
Allora la domanda è QUANDO?
Quando si potrà tornare al ballo, il rito più antico del mondo, il collante sociale che oggi ancora di più’ ha bisogno di essere sostenuto?
Ne abbiamo parlato con Lele Sacchi, dj, producer e conduttore radiofonico (attualmente su Rai Radio Uno): "Da quando è iniziata la pandemia faccio parte di un comitato che ora è diventata un'associazione legale, Club Festival Commission Italia, di cui uno dei leader - locomotiva - promotore è stato il compianto Claudio Coccoluto, carissimo amico che mi ha coinvolto e che è stato in prima fila fino all'ultimo", mi spiega. "Abbiamo fatto un lavoro su inclusione e riconoscimento da parte del Ministero della Cultura e del Turismo di tutte le nostre attività, affinché non vengano lasciate morire in questo periodo terribile. Negli ultimi mesi il grosso lavoro di CFC come di altre sigle è stato quello di proporre dei protocolli di sicurezza anti covid per la ripresa del ballo. Ci tengo a usare questa parola perché è quello che manca, non tanto le discoteche, termine vintage se vuoi. Manca il ballo collettivo, in tutte le sue forme, dal pogo e dai concerti in piedi ai locali notturni, al commerciale, latino americano e tutto il resto".
Il protocollo è stato firmato da tutte le sigle e le associazioni di categoria, insieme con il Policlinico di Palermo che ha cooperato, il Professor Cascio, Primario di infettivologia e controfirmato da Pierluigi Lopalco, Assessore alla Sanità in Puglia, dal Professor Bassetti che dirige il reparto al San Martino di Genova. Il protocollo prevede il tampone entro 48 ore o il green pass vaccinale ed è stato testato nell'evento a San Marino. Dopo 15 giorni, i partecipanti erano tutti negativi. Lo stesso protocollo è arrivato al Governo, che ancora non ha risolto il nodo sulle aperture outdoor estive. Lele ci spiega: "Abbiamo anche studiato i risultati di tutti i test europei fatti per permettere il ritorno al ballo e sono tutti estremamente positivi. Quello inglese, per fare un esempio, dice che è più pericoloso uno stadio all'aperto che un locale al chiuso, ovviamente con tutte le precauzioni. Non è una polemica contro il calcio, sono ben contento che abbiano riaperto in sicurezza, però noi siamo sempre chiusi. Abbiamo fatto un po' d'incontri col Ministero della Salute e il sottosegretario Costa, che ha fatto più di una dichiarazione positiva per le riaperture imminenti e ha dato pubblicamente la data entro il 10 luglio, col parere positivo del CTS. Il green pass inteso certificato del vaccino, tampone entro 48h o avvenuto covid con anticorpi sempre presenti funziona, ci hanno detto che possiamo ballare all'aperto. L'ambiente ha iniziato a prepararsi, il che significa promoter che spendono decine di migliaia di euro per aprire il 10 luglio, per rimettere in funzione i club chiusi da un anno e mezzo. Purtroppo il Consiglio dei Ministri successivo al parere del CTS non ha messo l'argomento all'ordine del giorno ed è uscita solamente un'agenzia che rimandava la discussione. Ci siamo sentiti umiliati".
Ecco il motivo della manifestazione dell'8 luglio e della necessità di Liberi di Ballare, una piattaforma che vada oltre le sigle e serva per comunicare e creare sensibilizzazione online che porti avanti alcuni punti fondamentali: la regolamentazione del fuori controllo che c'è ovunque in Italia, dove si balla illegalmente dappertutto (non parliamo dei rave, ma di ristoranti, bar, spiagge), dove l'ordine pubblico non è rispettato e la possibilità di ballare in sicurezza, dal momento che tutti gli studi e le evidenze hanno mostrato che si può fare. Pensiamo agli assembramenti in piazza per le partite della Nazionale: sono bel più pericolosi della riapertura dei locali in sicurezza.
"Ci sono da valutare l'aspetto economico e quello sociale", ci spiega lele Sacchi.:"Per i soldi è già tardi ma l'ambiente è talmente disperato che una data qualunque va bene per recuperare qualcosa. Ma poi pensa a tutti i posti di lavoro dei giovani che al momento non sono impiegati, il legame col turismo. Settembre è dietro l'angolo. Nel resto d'Europa si balla, noi no. Pensa anche alla comunicazione: ora si parla delle chiusure in Catalogna ma lì era tutto aperto, adesso per un weekend mettono un coprifuoco ai locali al chiuso. All'aperto, fino a 500 persone, non c'è un protocollo come quello che abbiamo proposto noi, ed è tutto aperto. Però se i media dicono 'Barcellona chiude di nuovo', capisci che il politico e l'amministratore locale prendono paura, pensano all'elettorato e non aprono. La gravità della situazione l'hanno capita tutti quelli che hanno aderito a Liberi di Ballare, da Just Cavalli a Terraforma, per farti capire gli opposti. La nostra libertà sta nel fatto che chi vuole, può aderire. Stasera saremo a Roma in Piazza San Silvestro dalle 18 alle 20. Sarà una manifestazione pacifica, educata, composta e nel pieno rispetto delle norme anti COVID (che la nostra categoria ha dimostrato di seguire sempre) che si protrarrà fino a che non ci verrà detto QUANDO potremo essere di nuovo LIBERI DI BALLARE".
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L'articolo Torneremo mai liberi di ballare? di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2021-07-08 14:14:00
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