Nel 1980 allo stadio San Siro di Milano, Bob Marley folgorò il vasto pubblico italiano col suo reggae. Il primo musicista a suonare allo stadio. Ne ha cantato anche Antonello Venditti in Piero e Cinzia, ricordate? Una leggenda. Negli anni lo stadio, per gli artisti e per i fan, è diventato l'obiettivo, il posto a cui approdare per dimostrare che ce l'hai davvero fatta. Di solito lo stadio è dedicato perlopiù agli artisti stranieri, ai big enormi che fanno una o due date in Italia e concentrano lì, in un luogo da decine di migliaia di persone, tutto il bacino dei fan di quel Paese: Coldplay, Bruce Springsteen, Depeche Mode tra quelli che sono in programma nel 2023.
Lo stadio per gli artisti italiani invece è il punto d'arrivo di una carriera strepitosa, il momento in cui puoi permetterti di non fare il tour per tutti i palasport d'Italia, dispendioso in termini economici, tecnici e di stress, e di concentrare i fan in luoghi che possano accogliere fino a 10 volte le capienze di tali venue. Tanto per fare un po' di storia di un tempio della musica dal vivo del nostro Paese, ovvero lo stadio San Siro a Milano, dopo l'icona Bob Marley e prima di Bob Dylan, San Siro è stato invaso dai fan di Edoardo Bennato, il primo italiano a fare sold out, nel 1980. Poi Baglioni, i Genesis, i Duran Duran, David Bowie, Vasco Rossi, Antonello Venditti, i Pooh, Michael Jackson, Ligabue, i Rolling Stones, Bruce Springsteen, U2, Madonna, Rihanna, Beyoncè, Pearl Jam, Laura Pausini e via andare. Praticamente tutte leggende (e la Pausini).
Succede che da qualche anno a questa parte, lo stadio non è più così inaccessibile e allora tra i nomi italiani super famosi arrivano anche quelle che erano le seconde file che si stanno prendendo il pop: Tiziano Ferro, Jovanotti, Biagio Antonacci, Negramaro, l'anomalia dei Modà, Marco Mengoni e poi ancora più di recente Max Pezzali, Ultimo, Salmo, i Måneskin, Blanco, i Pinguini Tattici Nucleari. No, non c'è un errore di battitura, il 2023 vedrà i Pinguini Tattici Nucleari nel primo tour negli stadi, in cui stanno facendo un sold out dietro l'altro. E non è la cosa più assurda, visto quanto hanno macinato e stanno macinando ancora nelle classifiche ufficiali Fimi gli ultimi due album della band di Bergamo e il singolo Giovani Wannabe, vero antitormentone della scorsa estate. Numeri da record di cui abbiamo già parlato qui.
I numeri di Blanco li conosciamo bene e il suo è un percorso ancora più accelerato: ha iniziato coi primi singoli durante la pandemia, ha vinto Sanremo, il primo tour sold out nei palasport è coinciso anche col primo tour della sua vita e ora è già un artista che riempie gli stadi. Non parliamo poi dei Måneskin che in un paio d'anni sono diventati star internazionali supportate da tutti i big del mondo, dagli attori hollywoodiani alle rockstar incredibili. Veniamo al punto: quanto è diventato semplice suonare negli stadi?
Abbiamo chiesto un po' in giro tra addetti ai lavori e sembra che in realtà non sia semplice per niente. Per fare gli stadi ci vuole una fanbase solidissima e molto vasta, che si accolla volentieri centinaia di chilometri e tutte le spese accessorie (viaggio, vitto, alloggio) per partecipare a un rito collettivo di portata gigantesca e vedere la propria band preferita. Sui Måneskin ormai avremmo potuto mettere la mano sul fuoco, Blanco è un idolo dei e delle teenager, quindi ci può stare anche lui.
La nostra testa scoppia nel pensare alla band di Riccardo Zanotti passata dai club indie ai palasport e agli stadi senza soluzione di continuità, esplosa per il grande pubblico durante la pandemia grazie a Sanremo, che ha avuto la fortuna e il pregio di avere una fanbase eterogenea e super generosa, formata dai teen ma anche dagli adulti, che li ha aspettati e che ora sta premiando ogni loro mossa. Tanto per intenderci, i Pinguini Tattici Nucleari hanno riempito lo stadio di San Siro (poco meno di 60mila persone) con un comunicato stampa e un post sui social, nel giro di 12 ore. Un fenomeno dato più dal passaparola che dall'hype, che li ha consacrati a nuovi 883, ovvero a band generazionale per quelli che non seguono le mode del momento.
Una riflessione a margine: perché oggi, invece di partire per un tour che tocca le maggiori città italiane nei palasport, un artista preferisce fare un paio di date secche negli stadi? Intanto, anche se può non sembrare, costa meno: l'organizzazione è minore rispetto a dieci o venti date, quindi in qualche modo conviene, in più dopo il periodo del covid e di interi tour cancellati da un decreto, organizzare un paio di date giganti sole sembra più sicuro. Poi c'è il fattore ego: non capita a tutti di poter festeggiare i propri traguardi in un concerto allo stadio. Di contro ci sono il minor impiego di turnisti e maestranze, che in un tour lungo lavorano di più. In ogni caso sappiamo che anche queste nuove possibilità fanno bene alla musica italiana, fin quando ci saranno ancora club e posti piccoli in grado di far suonare band emergenti.
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L'articolo È diventato più semplice fare un concerto a San Siro? di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-11-29 10:23:00
COMMENTI (1)
I tour negli stadi sono fondamentalmente un modo per spostare i costi da chi organizza l'evento alle persone che lo seguono. A rigor di logica il prezzo del biglietto dovrebbe esssere più basso visto che molti costi fissi si ripartiscono su più persone che vedono tra l'altro mediamente peggio rispetto ad un palasport. Guarda caso non è nemmeno così. Ecco perchè ci sono sempre più concerti negli stadi.