Il DJ suona esattamente come te

Let's play!

30/07/2019 - 11:15 Scritto da Simone Stefanini

Ci risiamo; ogni estate riparte la diatriba sulla frase che spesso i DJ dicono quando hanno una serata da qualche parte: "Stasera suono all'evento X", che porta inevitabilmente qualche musicista ferito nell'orgoglio a rispondere "No: io suono, tu metti musica" e giù risate da parte della comunità. Nel 2019, anno della musica liquida per eccellenza, dei generi fusi insieme, del fidanzamento tra indie e mainstream, sembra un controsenso basato sull'antica rivalità che vedeva il DJ come simbolo dell'odiata discoteca, da parte del musicista che dedica la sua vita allo strumento.

Per prima cosa, molti selezionatori musicali, cioè quelli col pc davanti che mettono un pezzo dietro l'altro con transizioni creative, spesso dicono "Suono" perché "Vado a selezionare canzoni tratte da una playlist di mia creazione scegliendo i pezzi in base al momento e all'emotività data dall'azione, reazione e interazione col pubblico" è bello lungo da specificare ogni volta. Anche l'antica formula "Metto i dischi" è spesso bugiarda visto che molti party dj si servono di mp3 o direttamente di Spotify. Fossimo in un paese anglosassone la diatriba sarebbe morta sul nascere, perché il tasto Play che serve per azionare un mp3 è lo stesso verbo che si usa per descrivere l'azione dello strummare la chitarra, rullare la batteria o far funzionare tutti gli altri strumenti. Play = giocare, ma qui si gioca ben poco. 

 

Se il discrimine fosse attribuibile alla poca tecnica che (apparentemente) serve per imparare a mixare decentemente due canzoni, allora neanche la gran parte dei musicisti amatoriali suona, semplicemente strimpella, impara, sbaglia e si diverte. Play, dicevamo. Che dire di quel professionista dell'orchestra che suona il triangolo, spesso deriso dai non addetti ai lavori? "Sono buoni tutti", "Seee, che suoni, il triangolo" (disponibile nella variante comicissima "il campanello"). Di sicuro è laureato al conservatorio, ha studiato un sacco per arrivare ad aggiungere a una sinfonia quel suono, al momento giusto, con l'intensità giusta. Quell'azione apparentemente semplice, non sembra più complicata di quella che fa un dj quando mette musica, eppure dietro ci sono montagne che non riusciamo a vedere, che compongono anche il background di un DJ

Di DJ ce ne sono come i funghi e, al pari dei musicisti, spesso si dividono solo in bravi o scarsi. Ci sono i producer, i selezionatori musicali, quelli che scratchano, quelli che creano, quelli che fanno ballare, quelli che mettono solo un genere, quelli che fanno pensare, quelli che aprono o chiudono le serate, che le inventano, che trasformano i pezzi, remixano, aggiungono o tolgono. Sanno captare l'energia della serata e, come compositori davanti a un film, riescono a mettere la giusta colonna sonora per il momento, rendendolo più emozionante. Stiamo parlando di quelli bravi, quelli scarsi fanno lo stesso effetto del musicista scarso: ti fanno esclamare semplicemente "Ti prego basta".

Torniamo a bomba: il DJ suona? Beh, certo, dopotutto in italiano si usa il verbo suonare anche per il campanello, non vediamo perché accanirsi sulla differenza tra chitarra e computer, altrimenti dovremmo considerare musicisti di serie B quelli che fanno elettronica, solo perché potrebbero non saper fare una quinta mettendo le mani da qualche parte? Ciò che produce musica, in italiano suona, quindi chi produce suono, suona. Che usi gli strumenti tradizionali o un pulsante per azionare a tempo una canzone, il risultato è lo stesso: produce suono. 

Se invece dobbiamo dare al verbo suonare un'accezione tecnica, alcuni dj non suonano, ma neanche molti musicisti lo fanno. In anni e anni di esperienza come pubblico, addetti ai lavori o colleghi di musicisti, quanti ne abbiamo visti (anche ad alti livelli) che non hanno un'idea di gusto, tecnica e stile? Tanti, troppi. In più, non è una guerra. Una serata di solito si compone di musica dal vivo e dj set, che prolunga l'atmosfera del concerto fino a notte fonda. Il dj cambia pelle a seconda della serata e porta con sè il bagaglio di una vita, un po' come quella storiella (vera o meno) riguardante Picasso che fa un ritratto a una signora, alla fine lei chiede quanto gli deve e si scompone quando lui le chiede cinque milioni di franchi. Picasso giustifica il suo prezzo non per il gesto istantaneo ma per tutto quello che nella vita lo ha portato a sviluppare quel gesto. 

Stiamo paragonando i dj a Picasso? No, stiamo paragonando tutti i bravi musicisti, dj, producer, vocalist e fonici a Picasso e a tutti quelli che producono arte facendola bene. Torniamo all'unico discrimine che è quello del gusto, a volte oggettivo, a volte soggettivo e alla voglia di togliere tutte le etichette. Let's play.

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L'articolo Il DJ suona esattamente come te di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2019-07-30 11:15:00

Tag: dj opinione

COMMENTI (1)

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  • PieroPoleggi 13 mesi fa Rispondi

    Non ci siamo. La musica non è un qualcosa che è nell’aria, è a disposizione di tutti e tutti la possono e la sanno incanalare nella loro arte. La musica si inventa, si compone, si “suona” ma la si deve comunque produrre fisicamente. Il dj questo non lo fa. Può essere abilissimo nel convogliare in un unico, martellante, quattro quarti la musica di altri, fatta come ti pare con gli strumenti analogici o elettronici che vuoi ma non suona. Riproduce, anche in maniera creativa, la musica di altri, a volte stravolgendola, accelerandola o deformandola ma non suona. Manipola a seconda dell’estro o della situazione ciò che è stato pensato e prodotto da altri.