Non c'è più posto per il dolore, nel loro caso quello post operatorio. "Non è più visibile, ma lo abbiamo sempre dentro di noi" dicono. Il Management è tornato a novembre del 2019, con il quinto album in studio, dal titolo Sumo. Di cose nell'ultimo periodo ne sono cambiate, a partire da una presa di coscienza e un processo di maturazione che tocca non solo le loro peronsalità, ma sopratutto la loro musica.
Il disco è stato registrato all’Auditorium Novecento di Napoli, luogo sacro della canzone italiana, la cui atmosfera intrisa di storia ha ispirato direttamente la nuova produzione della band. Voce priva di etichette e di definizioni che alla lunga stanno strette, Luca e Marco portano avanti la loro musica con la stessa voglia di mangiarsi il palco di dieci anni fa.
Ciao ragazzi, intanto come state? Pronti a ripartire?
Male come sempre, pronti come sempre.
Il dolore post operatorio se ne è andato, a cosa ha lasciato spazio? Cosa è cambiato?
Vi raccontiamo una storia, così ci capiamo senza giri di parole. In un concerto dell'ultimo tour eravamo presi da un "momento serietà" e siamo saliti sul palco con l'obiettivo di non fare i soliti casini, ma suonare a bomba, perché l'acustica del locale si prestava particolarmente. È stato un concerto pazzesco, con dei suoni pazzeschi, dove abbiamo eseguito col cuore e perfettamente tutta la scaletta. Ma non eravamo in vena di salti, imprecazioni e provocazioni, quindi niente, abbiamo suonato stra bene e basta. A fine concerto qualcuno ha detto che eravamo stanchi, e che non era stato proprio il migliore dei nostri live. In quel momento abbiamo capito che molti applaudivano per il motivo sbagliato, e abbiamo deciso di concentrarci solo su composizione, arrangiamento, produzione, testo melodia e poetica. Lasciando il resto fuori da questo discorso. Abbiamo deciso di sottolineare questa nostra idea con l'ultima provocazione: eliminare il dolore post operatorio. Adesso il dolore è dentro il management, non fuori.
Questo disco è stato registrato in un posto decisamente magico, "Sumo" ha preso forma anche grazie al luogo in cui è stato creato?
Certo. Quando vivi una magia ti senti responsabile di quella magia e quella bellezza, e provi con tutto te stesso ad esserne anche tramite, a tramandarla. È questo il bisogno che abbiamo sentito.
Ogni vostro album rappresenta un momento diverso della vostra carriera, "Sumo" da quale esigenza è nato?
Le risposte 2/3 completano questa. Possiamo aggiungere che una ulteriore esigenza è stata quella di fermarci a riflettere su quello che siamo diventati, e raccontare una fase in cui sentivamo spenta la potenza provocatoria e iconoclasta tipica dei primi dischi, e sentivamo l'apparato emotivo che stava esplodendo. La parte di dentro voleva venire fuori, come un razzo, come i fuochi d'artificio.
"La malinconia è la gioia della tristezza", vale ancora oggi?
Vale più di prima. Questo disco è tutto in quella citazione. La gioia di ricordare, la gioia di rivivere il passato, attraverso la poesia, soffrendone come pazzi, piangendo, con la consapevolezza di poter vivere solo con la parte estrema dei nostri sentimenti. E moltiplicare anche tutto per dieci. La gioia di essere tristi, perché non vogliamo abbandonare quello che ci siamo lasciati alle spalle, qualunque cosa. Ci fa male ma vogliamo che resti lì. Vale per l'amore, per la musica, per le amicizie, per tutto.
C'è un brano del nuovo disco a cui siete particolarmente affezionati?
Non si può dire, ma forse al live si capirà.
Perché non fate mai featuring?
Questo disco è pieno di emozioni e ricordi così intimi e personali che non avrebbe avuto nessun senso chiamare qualcun altro a descriverli. Il nostro pensiero a riguardo è che le collaborazioni non sono nate per scambiarsi i followers (non esistevano i followers) ma sono un modo per lavorare con qualcuno verso il quale c'è una forte amicizia e una stima reciproca. Qualcuno che possa parlare al posto tuo perché ti conosce dentro, e non qualcuno che si prenda le sue 6 battute per riempire una strofa e fare contento il pubblico di Instagram.
Il vostro esordio ufficiale risale al 2012 , nel periodo in cui si iniziava a parlare sempre più spesso di "indie". Quella è la vostra storia, oppure no?
Ne è passato di tempo, ne sono passate di mode, ne sono passati di gruppi. Noi continuiamo a girare e girare, siamo sempre in giro. Chissà se stiamo facendo la storia, oppure stiamo facendo solo la geografia.
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L'articolo Il dolore post operatorio se ne è andato, il Management è più vivo che mai di Chiara Lauretani è apparso su Rockit.it il 2019-12-09 18:38:00
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