"Tutti sanno che il rock ha raggiunto la perfezione nel 1974", sostiene uno sconsolato Homer Simpson in una delle tantissime scene di culto de I Simpson. E anche se si tratta di un’opinione che non arriva proprio dalla mente più illuminata della televisione, è innegabile il fermento musicale che si è vissuto nel corso di quell’anno. Fermento che ha toccato anche l’Italia. Qua il prog è ormai di casa, con Area e PFM che pubblicano, rispettivamente, Caution Radiation Area e L’isola di niente, ma anche Battisti non rimane indifferente alle suggestioni del genere: è l’anno di Anima latina, riscoperto poi come uno dei dischi più importanti della sua discografia. Battiato è ancora immerso nelle sperimentazioni degli inizi, mentre in terreni più cantautoriali Paolo Conte fa il suo esordio, Riccardo Cocciante arriva al grande pubblico con Anima, Edoardo Bennato esce con I buoni e i cattivi e De Gregori incide il suo terzo, omonimo album.
È in mezzo a questi giganti che, purtroppo, un altro disco che sarebbe potuto diventare di culto rimane schiacciato, senza mai vedere la luce fino a oggi. Un disco impegnato, politico, fieramente femminista, che lega arrangiamenti baroccheggianti con testi allegorici e crudi, capaci di raccontare la condizione della donna come nessuno era riuscito a fare fino a quel momento. Si tratta di Donna circo di Gianfranca Montedoro, nome d’arte di Giulia Zannini Montedoro, rimasto nascosto per 47 anni e recuperato solo adesso, nel 2021, da La tempesta. E non solo: il suo recupero viene accompagnato da un disco tributo, Donnacirco, con i brani dell’originale reinterpretati da 12 cantanti e 3 musiciste, tra cui Angela Baraldi, Alice Albertazzi, Eva Geatti e Vittoria Burattini (sia come batterista che come cantante) dei Massimo Volume.
Gianfranca Montedoro, prima di arrivare all’incisione di Donna circo, è già una cantante riconosciuta. Fin dagli anni ’60 ha collaborato con importanti musicisti jazz come Gato Barbieri, Romano Mussolini e Carlo Loffredo, per poi dedicarsi a progetti molto diversi tra loro, tra cui il gruppo rock sperimentale Brainticket e i Cantori moderni di Alessandroni. Ma questo è qualcosa di diverso, si tratta del suo primo album solista, un progetto in cui mette anima e corpo e nato dall’urgenza di raccontare le proprie difficoltà in un mondo patriarcale. In quello stesso anno si tiene il referendum abrogativo per il divorzio – quello che “non capivamo perché se vinceva il no il divorzio c'era, e se vinceva il sì non c'era”, come insegnano gli Offlaga Disco Pax in Robespierre – su cui si era legiferato appena 4 anni prima.
In questo percorso Montedoro non è da sola. A scrivere i testi delle sue canzoni c’è Paola Pallottino, poi diventata un’importante illustratrice e storica dell’arte, ma che all’epoca era nota anche come paroliera grazie alla sua collaborazione con Lucio Dalla. Ed è nelle sue parole così evocative, cantate da Gianfranca con tono sofferto e solenne, che prendono forma gli angoscianti numeri di Donna circo. A cuore aperto, per esempio, è il brutale racconto di un aborto clandestino, realizzato da un fantomatico “mago” di fronte a una platea festante. L’interruzione volontaria di gravidanza sotto ogni sua forma è ancora punita dal codice penale nel 1974 e bisognerà aspettare quattro anni per avere una legge al riguardo, ma si tratta di un brano che ha i piedi ben saldi nella contemporaneità, purtroppo: basta prendere questa relazione del ministero della Salute con i dati aggiornati al 2018 per leggere dati agghiaccianti, come per esempio il fatto che il 69% dei ginecologi italiani sia obiettore di coscienza.
Altrettanto feroci sono Trenta coltelli e La tigre del Bengala, in cui emerge la componente più tossica e malata all’interno di una coppia, una spirale di violenza fisica e psicologica che arriva al punto di far temere per la propria vita. È lo spettro di un fenomeno che siamo arrivati a dover circoscrivere con un termine specifico, per quanto è un problema ancora radicato nella società: femminicidio. E ancora, in I due giocolieri viene sottolineato ancora il rapporto di disparità tra uomo e donna: “È lei che sta sotto o lui che sta in piedi?”, ci si chiede nel brano.
Nonostante Donna circo fosse pronto per essere messo sul mercato, qualche giorno prima della distribuzione l’etichetta BASF si tira indietro e di non investire più nella musica. Il suo catalogo non viene rilevato da nessuno, così tutti i dischi in procinto di essere pubblicati finiscono col rimanere inediti. La mancata uscita di Donna circo provoca una profonda crisi in Montedoro, che si trova così a proporre il suo disco ad altre case discografiche senza successo, portandola al ritiro dalle scene per una decina d’anni.
La fortuna per cui adesso, finalmente, possiamo riscoprire il valore di questo album incredibile – e ancora tragicamente attuale – è dovuta all’incontro tra Paola Pallottino e la cantante Suz, la quale si innamora del disco e decide di coinvolgere 12 musiciste per farne una versione tributo. Donnacirco si slega dalla vena prog dell’originale, in cui è stato fondamentale l’apporto dei Murple, realizzando arrangiamenti più vicini al presente, ammorbidendo i suoni e ripulendone le costruzioni più eccessive. Ciò che rimane intatto, invece, è il messaggio, la dolorosa testimonianza di un disagio insopportabile e schifoso. E che ancora oggi permea il mondo in cui viviamo.
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L'articolo “Donna circo” è stato il primo album femminista italiano di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2021-07-16 17:15:00
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