Nell'articolo, e nelle foto di Elena Di Vincenzo, il racconto del live dei Baustelle all'Alcatraz si Milano. Per arrivare preparati alle date di un tour che sta riempiendo i club di tutta Italia e che altrettanto farà in estate durante le date nei festival.
Esistono da più di vent’anni ma negli ultimi due li abbiamo visti affaccendati in progetti personali senza lasciar presagire la possibilità di un ritorno insieme. Poi, quest’anno, la pubblicazione di Elvis ed ora eccoli in giro per l’Italia per un battesimo del fuoco del nuovo album. È stato un grande piacere dunque ritrovarli sul palco dell’Alcatraz, nella seconda data milanese del loro tour, ad affogare l’anima nel rock come sambuca nel caffè. E se una vena cupa e malinconica rimane alla base della loro poetica, le sonorità elettro-pop delle ultime produzioni si tingono ora di scheletrica elettricità rock ‘n’ roll.
Nel live trovano sfogo tutti i pezzi dell’ultimo album e intorno ad esso emerge l’eleganza estetica dei Baustelle che trascinano lo spettatore nelle storie dei suoi antieroi decadenti. A cominciare dalla prima canzone della serata, Andiamo ai rave, che incendia subito la platea. All’applauso di benvenuto segue il glam rock di Betabloccanti cimiteriali blues, poi l’ipertensione de La guerra è finita che riecheggia superba in tutta la sua potenza live. Sotto a ogni pezzo c’è sostanza e quell’ironia, sottilmente beffarda, che dal palco arriva ogni volta in cui si chiede al pubblico se Elvis ancheggia ancora nei “pelvis” di ognuno.
Il gusto acre di Los Angeles disegna un cielo cupo sotto il quale si sposta con fatica una stirpe di sconfitti: musica impeccabile per fan maturi e disillusi, poi arriva in circolo una sensazione di compiutezza quando parte Milano è la metafora dell’amore e Contro il mondo dal sound pienamente riuscito e che la platea apprezza di più in versione live tra i pezzi del nuovo album. Il ritorno al passato, tuttavia, è accolto con amore e fissa la ventennale carriera di una band che fa del suo vecchio repertorio un autentico tesoro da condividere.
E così quel piacevole senso di tepore a cui si torna ogni qual volta ci si allontana per un po', caratterizza l’ascolto di Un romantico a Milano, La moda del lento, Amanda Lear, Baudelaire: canzoni che fanno venire voglia di abbracciare qualcuno, di provare una malinconia che cura anziché angosciare perché raccontano solitudini come rimedi alla solitudine. L’esibizione è inappuntabile, solida e fascinosa nella personalità, con la voce scura di Bianconi che non manca di demonizzare su Google e su quanti lo utilizzano per rintracciarvi il senso di ogni cosa.
La serata si conclude con Il liberismo ha i giorni contati e al ritmo di Charlie fa surf, che coinvolge e convince tutti. I bis arrivano puntuali e i Baustelle salutano Milano al suono de Le rane, Gomma e La canzone del riformatorio. Il concerto è finito e tanto basta a star bene per un po'.
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L'articolo Dopo un concerto dei Baustelle si sta sempre un po' meglio di prima di Libera Capozucca è apparso su Rockit.it il 2023-05-12 14:30:00
COMMENTI (2)
@Mattia1 no, è un errore. Io ero all’Alcatraz e la scaletta è stata identica a quella di Nonantola e Bologna!
Assistito ai concerti di Nonantola e Bologna. In entrambe le occasioni dell'ultimo album hanno suonato 4/5 pezzi. Per esempio non ho sentito "Gran Brianza lapdance asso di cuori stripping Club" in entrambe le occasioni. A Milano invece l'hanno suonata? Chiedo perché nell'articolo c'è questo passaggio: "Nel live trovano sfogo tutti i pezzi dell’ultimo album".