Edda, dimmi perché ci fai piangere e ballare

"E se" è il nuovo singolo di Edda, e come sempre non lascia indifferenti.

Edda "E se"
Edda "E se"

Io amo Edda: il suo passato denso, l'attitudine sincera, la voce che ti sbrana, il fottersene dei cori politically correct, e oggi ero naturalmente curiosa di ascoltare il suo nuovo singolo "E se", disponibile dalla scorsa mezzanotte su Spotify e annunciato dal cantante qualche giorno fa. A due anni da "Graziosa utopia", Stefano Rampoldi sceglie di mescolare, ribaltare, di sorprenderci come sempre fa, ché un animo rock e puro come  il suo sa dove trovare l'equilibrio, sa dove portano le parole e dove arriva la musica, o forse semplicemente sa mettere da parte le regole seguendo quell'istinto d'artista che lo rende un unicum nel panorama italiano. E così il brano parte tra luci notturne e un immaginario dancefloor cantautorale, prendendosi il gusto di ricreare atmosfere disco dove stendere un testo dai passaggi intensi, dove certe frasi sembrano perdere d'accelerazione sotto le ritmiche, ma se ci si ferma un momento spaccano il cuore, lasciano a pensare, veri macigni verbali che rotolano su una pista affollata.

Può spiazzare, anzi deve: le intenzioni di Edda sono sempre rivolte a grattare via dalla superficie tutto l'ovvio e il prevedibile, a liberarsi dalle convenzioni e dalle aspettative, a lasciare indietro ciò che indietro deve restare. Il presente di Stefano è una visione sonora aperta che racconta le storie della vita, e le storie sono quelle, quelle in cui ci sono sempre figure familiari, rapporti incompiuti, il sesso tra funzione salvifica, momentaneo stacco dalla realtà e puro godimento: non c'è bisogno di elevare filosoficamente determinati concetti, che invece più vengono portati alla luce nella loro forma essenziale, più lacerano e prendono a pugni.

Iniziare con un "E se mia madre mi rendesse padre è incesto, e se mio figlio mi nascesse morto è meglio" vuol dire prendersi, come sempre, ogni libertà espressiva, vuol dire abbandonare possibili forme di leggerezza anche se la musica diverte, scioglie: Edda vuol farci piangere mentre balliamo, vuole spezzarci in due mentre agitiamo il bacino, e lo fa, lo fa con una naturalezza che lo fa diventare ogni volta una voce più interessante delle altre, col linguaggio asciutto e diretto che non gira mai intorno a niente, e che ti guarda in faccia senza abbassare mai lo sguardo. E lo sguardo di Edda resta un punto di forza, la sua capacità di toccare la pelle, di accarezzarti dopo averti preso a schiaffi, la bellezza scarna e splendente, la sensibilità dei perdenti, gli errori che non si cancellano mai, piuttosto si disegnano croci sul muro per mostrarle agli ospiti.

Io amo Edda, e forse tutto il resto è superfluo.

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L'articolo Edda, dimmi perché ci fai piangere e ballare di margherita g. di fiore è apparso su Rockit.it il 2019-01-24 10:00:00

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