La nuova collaborazione tra Edda e Gianni Maroccolo per l'album Illusion, che uscirà il 23 settembre ha suscitato una grande curiosità in me, come negli estimatori di due delle colonne portanti di quella che una volta si chiamava la musica alternativa in Italia. Edda e Marok avevano già collaborato nell'album Noio; volevam suonar del 2020 a nome collettivo, stavolta invece l'album è tutto di Edda e Gianni è alla produzione.
È appena uscito il primo singolo dal titolo Lia e, una volta di più, sottolinea quanto Stefano Rampoldi sia uno dei cantautori più interessanti che questa nostra strana patria abbia mai avuto. In ogni parola che canta sembra metterci tutta la sua storia travagliata, tutto il suo sapere e tutto il suo sapersi nascondere in piena vista, specie per gli argomenti intimi e personali. La canzone viene presentata così:
Lia è un brano che lo stesso Edda definisce “allergico” e che apre la strada ad un nuovo viaggio artistico. La sua incredibile vocalità incontra le sonorità distese di Maroccolo e le unisce a testi tanto arguti quanto struggenti, liberando così la sua espressività pura in uno spazio sonoro denso e apertissimo.
Con queste parole Edda descrive il brano: "Le madri prima di essere madri sono state ragazze, bambine, figlie a loro volta. Noi le conosciamo solo come madri e così perdiamo una parte della loro vita. Lia parla di questa parte della vita delle nostre madri che a noi figli manca ed è forse anche stata la parte migliore della loro esistenza."
La canzone è estremamente struggente, ha una cadenza da ballata con una produzione liquida, che crea tappeti sonori tra l'etereo e il lo-fi, tra la magia e la sensazione terrigna, che è un po' la pasta della voce di Edda, che più matura più sembra consapevole del suo strumento, del suo veicolo espressivo più unico che raro. Il basso di Maroccolo fa da contrappunto alla linea vocale, aggiunge le frequenze che mancano e completa l'opera.
Nel disco ha suonato tra gli altri anche il tastierista Antonio Aiazzi, già con Maroccolo nella prima storica formazione dei Litfiba e la produzione dell'album è stata fatta anche al teatro Marchionneschi di Guardistallo (PI), il borgo toscano della musica (ne ho parlato qui). Scambiando qualche parola in quel luogo con Gianni, ho capito quanto il suo lavoro di produttore si limiti, per così dire, a tirare fuori il massimo dalle possibilità di un artista e di una canzone.
Se pensate alla sua collaborazione con i CCCP di Epica Etica Etnica Pathos, coi CSI, coi PGR, coi Marlene Kuntz, capite come il suo punto di vista sia sempre quello di un musicista che vuole rendere una canzone migliore di quanto già sia nella sua versione primodiale. Con questa Lia c'è riuscito perfettamente.
Edda riesce a toccare ancora una volta l'anima parlando di un argomento intimo e trasversale, come quello del rapporto con la madre e con la sua individualità di persona. Senza urlare, con un falsetto suadente e insieme spaziale (proprio come una delle sue canzoni più belle) che riesce a smuovere le emozioni anche di quelli che si sono scordati come si fa a provarle, le emozioni.
È una canzone che contiene canzoni, che cambia atmosfera e pelle per tornare sui suoi solchi, con un incedere quasi progressivo, malinconico, che gioca con la citazione di Ornella Vanoni de L'appuntamento e che fa sperare benissimo per l'album di prossima uscita, ma anche per la musica italiana di questa seconda metà dell'anno, perché osi di più e sia sempre più personale, meno assoggettata alle mode del momento o al singolo facile macina clic.
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L'articolo Edda tocca l'anima, ancora una volta di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-09-09 10:15:00
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