Si esce storditi dall'ascolto del nuovo doppio album di inediti di Elisa Toffoli, per tutti Elisa, una delle migliori cantanti italiane degli ultimi 20 e passa anni, senza se e senza ma. Si intitola Ritorno al Futuro / Back to the Future e contiene 25 canzoni, suddivise in due dischi ben distinti tra di loro, il primo in italiano e il secondo in inglese, con una serie di collaborazioni molto importanti e decisamente variegate: da Jovanotti a Mace, da Shablo a Elodie, e ancora Calcutta, Giorgia, Rkomi, DRD, Venerus, Michelangelo, Don Joe, Roshelle, Andrea Rigonat, Stevie Aiello, Sixpm, Marz & Zef. La cantante di Monfalcone ha affermato: “L’aspetto della collettività e della condivisione era ancora più importante e più centrale rispetto ad altre volte”. L’album arriva dopo la sua partecipazione al Festival di Sanremo con O forse sei tu, arrivata seconda sul podio.
Un disco che parla ai nuovi e ai vecchi fans, quelli che la seguono dagli esordi in inglese, quando una sedicenne Elisa veniva scoperta da Caterina Caselli e pochi anni dopo, nel 1997, registrava il suo primo album Pipes & Flowers, riuscendo a mettere d'accordo gli amanti del pop e quelli della musica più alternativa con canzoni come Labyrinth o A Feast For Me. Oggi, nel 2022, Elisa è arrivata al punto di non dover dimostrare più niente a nessuno, avendo raggiunto praticamente ogni traguardo possibile: 5milioni e mezzo di dischi venduti, la vittoria al Festival di Sanremo nel 2001 con la sua prima canzone in italiano, l'indimenticabile Luce (Tramonti a Nord Est) più una dozzina di altri premi, è passata anche dagli Oscar con la canzone Ancora qui, scritta da Elisa e composta da Ennio Morricone per la colonna sonora del film di Quentin Tarantino Django Unchained (2013), è passata dal cantautorato italiano al mercato americano con la splendida Dancing, dalla musica più leggera con Tommaso Paradiso in Da sola (In the Night) al duetto d'autore con Francesco De Gregori in Quelli che restano.
Elisa è innamorata della musica, altrimenti non si spiega una tale mole di lavori così diversi, che vengono rispecchiati in modo perfetto nell'ultimo disco in cui sembra aver voluto inserire tutte le sue anime a discapito della continuità musicale. Ecco, questa è una cosa che pochi artisti possono permettersi di fare, di solito un disco è un progetto unitario, organico mentre questo ritorno al futuro ha il sapore di un best of fatto con gli inediti. Alcuni riusciti, altri meno, ma il punto non è neanche questo, sembra ci sia un ragionamento alla base del doppio disco che suona un po' come: nella discografia di oggi servono i singoli e che vadano bene, così da sostenere tutto il progetto, e il progetto di Elisa è (anche) quello di tornare a quando scriveva le sue canzoni in inglese senza l'assillo di essere la numero uno. In passato arrivava lo stesso al top, oggi si sa che l'inglese funziona molto meno e un singolo disco di inediti in inglese non sarebbe streammato abbastanza.
L'idea è quella di accorparlo con un altro disco di canzoni in italiano, molto diverse come arrangiamento, forma e scrittura da quelle in inglese, molto più di facile presa, volendo più moderne, che facciano da apripista al disco che Elisa aveva in serbo. L'operazione funziona abbastanza e sono sicuro che Elisa si diverta allo stesso modo quando canta un rock lento in stile anni 2000 come Ordinary Day e quando canta Quello che manca con Rkomi o Palla al centro con Jovanotti. Nel primo disco c'è Litoranea (prodotta da Mace) scritta da Calcutta, che già aveva scritto per lei quel pezzone che è Piovesse il tuo nome, c'è Michelangelo, il producer e musicista dietro il successo di Blanco in Come sei veramente, c'è la battle royale delle voci in Luglio, prodotta da Mace, che vede al microfono oltre a Elisa Elodie, Giorgia e Roshelle. C'è addirittura Don Joe in Non me ne pento e si sentono addirittura i piattini della trap nell'arrangiamento nonostante sia una canzone piuttosto classica, poi ci sono i golden boys Venerus & Mace in Quando arriva la notte, a colorare tutto di contemporaneità e a portare nel futuro la voce sempre impeccabile e magica di Elisa.
Quando inizia il secondo disco sembra quello di un'altra artista: la produzione si fa americana, decisamente r'n'b, nonostante si quella dei pluriplatino italianissimi Zef e Marz, nei brani Show's Rollin', la bellissima Fire e Drink to Me. Dentro anche la super cattiva Fuckin' Believers, in cui Elisa gioca con rap e chitarre elettriche, Hope che sembra una canzone degli Imagine Dragons, ma anche pezzi che sarebbero potuti apparire nel primo album di Elisa, come Domino, My Mission (in collaborazione con Andy dei Bluvertigo), Tears May Roll Down o la conclusiva Let It Go To Waste On Me. Dentro, anche una cover cadenzata e piena di pathos di Shout dei Tears for Fears.
Nei testi di questo doppio album, Elisa sembra voler riavvolgere il nastro per concentrarsi sugli errori suoi e su quelli più generali, per sposare temi ecologisti, femministi e di liberazione, la stessa che ha avuto nello scrivere le canzoni di questo disco, che va dagli anni '60 di Chi lo sa al pop elettronico spinto di A tempo perso. Un doppio disco coraggioso perché senza confini, fatto per chi sa ancora ascoltare 25 nuove canzoni come fossero un viaggio ma anche per quelli che hanno la mania di skippare dopo 10 secondi se la canzone non li prende, perché spazia talmente tanto da non temere di annoiare. Di certo un punto e a capo nella carriera di Elisa che dopo il successo strepitoso di Diari aperti del 2018 sembra aver sentito il bisogno di rimettersi in gioco per aprirsi e parlare a chi la vuole ascoltare. Con un messaggio: “Di questi tempi mi pare importante dirlo, stiamo battagliando e abbiamo perso tante cose, ma non noi stessi. È fondamentale: il valore di una persona deve essere scollegato dal successo materiale”.
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L'articolo Lo strano best of di inediti di Elisa di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-02-18 13:54:00
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