Eurovision 2022: le pagelle della seconda semifinale

Altro giro, altra corsa continentale: in attesa della finalissima di Torino il prossimo sabato 14, ecco tutti i nostri voti ai semifinalisti (Achille Lauro) della rassegna musicale di cui nessuno sentiva il bisogno

Achille Lauro al casting per il Westworld Horror Picture Show
Achille Lauro al casting per il Westworld Horror Picture Show

Se pensiamo che l'Italia non ha partecipato per tredici anni, e che Raffaella Carrà si è sbattuta fortissimo per convincere la Rai a tornare in gara, e che la prima semifinale del 2011 è stata messa su Rai5 e ha fatto un ascolto minore dell'1%, il 27% della serata di martedi è un piccolo miracolo che rende l'idea di quanto l'aria dell'evento abbia portato tutti davanti agli schermi per un programma difficilissimo da digerire per il pubblico di Rai1. Questa sera non potrà che andare meglio, con 18 canzoni in gara – tra cui Achille Lauro accolto da San Marino – polito a contendersi i 10 posti per la finale di Sabato, con il duetto tra MIKA e Laura Pausini, l'ospitata de Il Volo (senza Gianluca Ginoble, positivo al covid e presente sul palco solo in digitale), ma soprattutto con la febbre eurovisiva salita ulteriormente dopo l'exploit a metà esatta tra il grande show e il camp più sfrenato che abbiamo visto qualche giorno fa. Ora: prendo i popcorn, e partiamo con le pagelle della seconda semifinale.

Finlandia, The Rasmus – Jezebel: 8 e wo-oooo o-oooooo

Se siete degli anni '90 come me, questo inizio è una botta al cuore: non soltanto Carolina di Domenico e Alessandro Cattelan insieme come ai vecchi tempi di MTV, ma anche i The Rasmus. Si, proprio loro. "I've been watching, I've been waiting, In the shadows for my time". Proprio loro, se non altro, nonostante l'effetto da pizzata riunione con i compagni delle medie – Oddio! Guarda com'è diventato! – si comincia con del rock&roll. Perdipiù nostalgico. Perfetto. Però dopo metto In The Shadows in loop. E forse piango. Forse.

Israele, Michael Ben David – I.M: 4

Uno così bravo che ci vuole far pesare così tanto di essere bravo che strafa e va di svirgolii e vocalizzi e stecca prima del decimo secondo della canzone. Bene così. L'importanza di essere se stessi decantata dal brano, sì, effettivamente, ma anche meno. Il vincitore di X Factor Israele riesce ad essere insopportabile anche a uno che era venuto qua con le migliori intenzioni come me, ma, per citare di nuovo gli Elio: "Se sei un cantante virtuoso / Stai attento / Che qui basta che fai ehhheyeyeyeheyeeee / E sei fuori". E infatti. FUORI.

Michael Ben David
Michael Ben David

Serbia, Konstrakta – In Corpore Sano: 7 e lavatevi le mani.

"Qual è il segreto che si cela dietro i capelli sani di Megan Markle?" No, non è una battuta di Guzzanti nei panni di Vulvia, è il verso di apertura di questa canzone, che sul palco viene rappresentata come una performance di Marina Abramovic ai tempi del doversi lavare le mani. È tutto strano e kitch, quasi pauroso, ma nonostante l'ironia della canzone, il messaggio sottolinea quan to sia necessario curare la salute mentale quanto quella fisica. E alla fine mi è anche catchy.

Azerbaijan, Nadir Rustamli – Fade To Black: 5, e poi?

Intensità e emotività livello 2000, ma la performance era così coinvolgente che ho pensato soltanto a quante volte il regista abbia usato il Fade To Black – la dissolvenza a nero –, il tutto canticchiandomi in testa la canzone dei Metallica con lo stesso titolo.

Georgia, Circus Mircus – Lock Me In: 6 e mezzo perché sono strani

Una band circense che ricorda qualcosa dei Black Keys e che sembra aver preso il meglio dalla regolamento di non poter suonare live: la canzone la fa tutta la parte strumentale, quella vocale è poco è niente. Minima spesa, massima resa grazie ai vestiti strambi. 

Malta, Emma Muscat – I Am What I Am: 6 perché le vogliamo bene.

Eccone un’altra che viene a ricordarmi di essere me stesso. L'ho capito, raga, mollatemi. Anche Emma gioca in casa, perché è famosa in Italia per aver partecipato ad Amici e per un po' di duetti con Shade, Junior Cally e altri. Tanto impegno per una esibizione meno camp e più da musical su una canzone non originalissima e fin troppo "normale" per il palco dell'Eurovision Song Contest. Performance vocale sotto la sua media, già passa in radio. ma potrebbe crescere in convinzione se dovesse andare in finale.

I segreti di Brokeback Mountain
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San Marino, Achille Lauro – Stripper: 8 per lo show.

Il celebre cantante sammarinese – no, dai, scherzo – è anticipato da una cartolina dedicata alla sua amata Roma. Poi sul palco ci sono due grandi gabbie con la band, un toro meccanico e Boss Doms. È il bigino di Lauro per spiegarlo al resto d'Europa: Lauro for dummies, considerato anche che Stripper è la solita formula post-Rolls Royce: powerchord, testi cut-up, citazioni pop e dell'immaginario sesso, fluidità di genere e rock and roll. Un bacio a Boss Doms e via: per noi è un po' sempre la stessa cosa, per il resto dell'Europa potrebbe essere una novità, anche perché, come Emma Muscat, non potrà contare sui voti dell'Italia.

Australia, Sheldon Riley – Not The Same: 5 e mezzo, giusto per non dargli la sufficienza.

La grafica dice che Sheldon abbia scritto questa canzone all’età di nove anni, inventando praticamente tutto il contemporary pop maschile degli ultimi quindici anni, da Sam Smith in poi. Ha partecipato a X Factor, The Voice e Australia’s Got Talent, poi ha deciso di venire qua a sbatterci estensione vocale e curriculum in faccia per farmi sentire un fallito, non si fa così. Uno staging elaborato con rampe di scale che si muovono come a Hogwarts che costringe MIKA a prendere tempo – vedremo se era scripted anche questo – e gli crea qualche problema con un’asta sul finale. Nessuno è perfetto, Sheldon. Nemmeno tu.

Cipro, Andromache – Ela: 4

All’eurovision l’etnico tira sempre, ai limiti della cultural appropriation, tanto siamo tutti fratelli e nessuno ti dice niente. L’artista cipriota si pone proprio in questo solco, ma quando finisce lascia poco, a parte la sbatta per portare via la scenografia mastodontica.

Irlanda, Brooke – That’s Rich: 7 but psycho

Una potenziale hit insopportabile di bubble gum pop, ma comunque baratterei volentieri tutti i passaggi radiofonici di Ava Max per avere That’s Rich in radio. Se vi ricorda qualcosina di Gaga è perché gli anni zero sono già revival e stanno tornando, bitch. Se vi ricorda qualcosa dei Blondie è perché il brano è ispirato alla biografia di Debbie Harry.

Dammi tre parole: cuore cuore cuore
Dammi tre parole: cuore cuore cuore

North Macedonia, Andrea – Circles: 7

C’e un po’ di emo sul palco, che mi rende Andrea già simpatica, anche perché ha rischiato di essere eliminata dalla sua stessa delegazione: si sono arrabbiati perché sul photocall della cerimonia di apertura, non sapendo cosa fare con una bandierina del suo paese, l’ha lanciata a terra. Sacrilegio! E invece è qua e ha cantato una ballata quasi dark in maniera precisa e con una performance minimale ma credibile. Non credo la riascolterò mai più, ma ha fatto una buona figura.

Estonia, Stefan – Hope: 5 yi-haaaa

Il celebre country estone. Il Blake Shelton estone saltella qua e là per il palco, rischiando anche di lanciarsi nella fontanella tra il main stage e la piattaforma più bassa, dove lo aspetta una seconda Asta e un secondo microfono già piazzato là per lui – scusatemi, a me ‘sti dettagli tecnici fanno impazzire –. La canzone parla di speranza, ma quando finisce, non lascia tantissimo se non l’esotica immagine di un cowboy estone che ha ascoltato troppo Nothing Breaks Like A Heart di Miley Cyrus e Mark Ronson.

Romania, WRS – Llámame: 3! Olè!

Dopo il country estone, come non citare il latin pop romeno: anche questa rischiamo di sopportarcela per tutta l’estate in radio e soprattutto nei villaggi turistici. Già vedo una animatrice sottopagata farsi in quattro per far ballare le casalinghe in un due stelle della riviera romagnola. Scrittone con il testo “Llamame Llamame” sul palco, così possiamo canticchiarla con lui: fossero stati gli anni novanta, questa non sarebbe andata nè nella compilation blu nè in quella rossa, ma in Festivalbar Latino. WRS nasce ballerino, e infatti non regge la performance vocale, con quel fiatone che fa tanto Pamela Prati alla fine di una performance cantata e ballata al bagaglino.

La Polonia con Michael Bublè versione Indovina Chi? in gara
La Polonia con Michael Bublè versione Indovina Chi? in gara

Polonia, Ochman – River: 5

Non è ironico che l’anno dopo la vittoria dei Måneskin, ci sia un cantante in gara che somiglia tantissimo esteticamente e per impostazione vocale a Lorenzo Licitra, che vinse X Factor quando la band romana arrivò seconda? Anche in quel caso, un vestito elegante, una voce a metà tra pop e classica, una buona capacità vocale, ma tutto spento da una canzone debole. Diversamente da quella finale, non vedo sorprese all’orizzonte.

Montenegro, Vladana – Breathe: 6 

Un controllo vocale invidiabile ma non esattamente una performance leggera. La giornalista montenegrina fa comunque qualcosa che raramente accade, portando in gara l’attualità degli ultimi due anni racconta la perdita della madre per covid. Considerato che si cerca sempre di dare una connotazione storica alle canzone che vince l’ESC, nel 2021 i media avrebbero fatto carte false per avere questa storia da raccontare. Sullo sfondo, il volto della cantante proiettato insieme a quello della madre.

Belgio, Jérémie Makiese – Miss You: 6 (ottavi)

Musicalmente Miss You gioca con i tempi: inizia in 6/8 e poi diventa un classicone pop che sembra ispirato al primo Justin Timberlake solista, quello prodotto dai Neptunes. C'è addirittura un momento in cui il cantante/portiere di calcio belga cita il Michael Jackson di Smooth Criminal in versione low budget: retto per la schiena da un ballerino. Potrebbe crescere se andasse avanti nella gara, e nonostante non una gran voce, porta a casa il risultato di apparire pop ma non fastidioso.

L'urlo di Domi terrorizza il continente
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Svezia, Cornelia Jakobs – Hold Me Closer: 9

Ed ecco una delle mie preferite in assoluto. La Svezia ha insegnato come scrivere una canzone pop all’Europa prima – non tutti sanno che gli ABBA vinsero l’Eurovision con Waterloo – e al mondo intero poi, considerata la quantità di produttori e autori svedesi che hanno fatto e fanno grande il pop. Cornelia Jakobs ha una canzone che ha una struttura inattaccabile, una performance non macchiettistica e intensa, con un lungo pianosequenza e tanti camera look. La canzone è quella che ascolto di più. Tralaltro: non era l’anno perfetto per portare l’ologramma degli ABBA sul palco? Ma devo darvele io le idee? 

Repubblica Ceca, We Are Domi – Lights Off: 8

Gli altri miei favoriti: sembrano gli ospiti internazionali, come quando a Sanremo alle 3 del mattino mettono un po’ a caso un pezzo dance, e viene costretto un sonnecchiante teatro Ariston ad alzarsi e ballare. Però qui sono tutti svegli, e Lights Off funziona tanto. Un muro di sintetizzatori – del tutto inutili, ‘ché già vi ho detto che nessuno può suonare live - e luci stroboscopiche e laser e una bomba di performance. Bene così. Sarò stanco, sarò troppo buono, ma approvo e aggiungo alla playlist.

Laura Pausini & MIKA – Fragile / People Have The Power: 8 e mezzo.

Possiamo dire tutto sul repertorio di Laura, sull’altalenante carriera discografica di MIKA. Ma sono, di fatto, due star internazionali, e si vede fortissimo. Accarezzano Fragile di Sting e fanno alzare tutta l’arena su People Have the Power, con intesa e complicità, senza l'effetto Karaoke. La cosiddetta star quality c’è, e ci hanno fatto fare bella figura in un interval act di tutto rispetto.

Il reboot de Il Trio
Il reboot de Il Trio

Il Volo – (You're My Everything) Grande Amore: 6- per la giuria, 9 per il televoto.

Non hanno vinto nel 2015 per uno sputo, nonostante fossero stati ipervotati al televoto. Hanno fatto anche cose buone, e in molti in Europa si sono avvicinati alla musica italiana grazie a quella performance. Tornano sul palco – con Gianluca Ginoble soltanto sugli schermi, perchè positivo al covid – con una versione riarrangiata di Grande Amore che pare una outtake da The Resistance dei Muse, con i chitarroni e gli arpeggiatori, per l'occasione riscritta in Inglese. Tutto così kitch da fare il giro e diventare capolavoro. La parte di me giuria tecnica gli dà una sufficienza scarsa per tutto ciò che rappresentano, ma il televoto, la giuria popolare del mio cuore, probabilmente, al PalaOlimpico si sarebbe alzata e avrebbe iniziato a cantare fortissimo. 

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L'articolo Eurovision 2022: le pagelle della seconda semifinale di Marco Mm Mennillo è apparso su Rockit.it il 2022-05-12 21:00:00

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