La percezione di un progetto musicale è buona parte del successo nel mercato discografico degli ultimi anni. Come si fa agenerare hype attorno a una canzone? Più in generale, dove nascono le tendenze che influenzano la musica che – a quanto pare – le persone ascoltano maggiormente? Nove anni fa in Italia erano tutti cantautori sulla scia dell'esplosione della scena indie pop, adesso sembrano diventati tutti artisti urban che provengono dalla strada, ma i media come fanno a sostenere quale possa essere il genere del momento?
Ci sono tantissime domande a cui proveremo a rispondere con questo articolo, ma per farlo questa volta vogliamo partire da una serie d'affermazioni che si sentono dire frequentemente negli ultimi tempi per capire da dove nascono e se effettivamente sono vere, perchè in alcuni casi, vedremo, non è proprio così.
"Lo streaming ha salvato la discografia"
Sì, vero o almeno così la pensano in molti(noi ci siamo già espressi qua, e ci torneremo con altri contenuti). Sono aumentate le possibilità per sviluppare un progetto, ma non dimentichiamoci che lo streaming non equivale a un disco in formato fisico. In quanti vi hanno detto che il mercato fisico della musica, fatto di cd, cassette e vinili è terminato? Bene, dai dati che sono stati pubblicati a livello mondiale,la musica si compra ancora e il mercato è in netta crescita. Oltre il 9% rispetto allo scorso anno e in certi paesi, come in UK arriva addirrittura al 15%, insomma le persone scelgono ancora di sostenere il proprio artista comprando i dischi però questi dati, spesso e volentieri, non sono direttamente proporzionali al numero di streaming sulle piattaforme.
In sostanza, se fai un elevato numero di streaming utili alla tua promozione e vendita a livello pubblicitario, non è detto che vendi altrettanti dischi in formato fisico. Questione di target, non tutti i pubblici hanno interesse a spendere 30 euro per acquistare un vinile, ma preferiscono cliccare e condividere il brano sulle piattaforme. Andranno ai concerti? Resteranno nel tempo? È una tipologia di cluster chepuò dare valore a un progetto musicale o è solo di passaggio come per un talent show televisivo?
Nel frattempo nel mercato statunitense,anche l'utilizzo delle piattaforme in streaming è in crisi e molti musicisti si stanno muovendo contro il poco guadagno del mercato digitale, d'altronde se fai un disco e lo stampi,il guadagno è quello lì in maniera piuttosto chiara, mentre per quanto riguarda le piattaforme non si capisce mai quanto devi dividere per un singolo click di un determinato abbonamento che magari non è premium però insomma, un casino.
"Ha fatto 345 dischi di platino, significa che sta andando bene"
Certificazione equivale a successo? Forse no. Nelle ultime settimane è uscito quest'articolo molto interessante in cui si spiega che le classifiche e spesso qualche dato di vendita non tengono conto di molti fattori e il mercato potrebbe essere contaminato dalla totale assenza del circuito indipendente da questi conteggi.
Lo so, tutto sommato pensate che le 100 copie che avete venduto nel negozio di dischi sotto casa non cambierebbero l'industria musicale e il focus del mercato promozionale, eppure tracciare il sottosuolo indipendente e le sue vendite aiuterebbe non poco a regolare il volume del denaro che gira attorno a un progetto musicale e di conseguenza, avete pensato al mercato della musica dal vivo? Alla questione spazi? Alle possibilità che si possono generare se tutto ciò che non viene tracciato venisse riconosciuto?
"L'urban è il genere del momento"
Per generare tendenze bisogna essere in possesso di dati. Recentemente Penske Media (che possiede tra le altre cose Rolling Stone e Billboard) ha acquistato Soundscan, ovvero il sistema di classificazione e tracciamento Nielsen, adottato nel 1991 e riconosciuto come il sistema più accurato e credibile per traccia le vendite del settore e ha scelto di chiamarlo Luminatema non si è fermata lì, nel frattempo ha deciso di acquistare la società di pubblicazione di classifiche Billboard, senza dimenticare le quote di Golden Globe Awards, gli American Music Awards, gli Streamy Awards, gli Academy of Country Music Awards, i Billboard Music Awards e altri media che operano nell'industria musicale.
In sostanza, Penske Media possiede quindi il fornitore di dati e allo stesso tempo la pubblicazione che distribuisce i dati, i media che raccontano i dati e di base, possiede le classifiche musicali. Insomma, l'affidabilità dei dati di vendita è fondamentale per gli artisti e la loro rappresentanza, d'altronde se potete controllare i dati e possedere le classifiche, quanto è facile plasmare cultura e tendenze? Oggi il genere che va per la maggior è questo, tanto posso deciderlo io.
Ma se il sistema che può regolare le tendenze e di conseguenza mercato e scelte professionali delle persone (comprese le nostre) è in mano a una società privata, che recentemente ha ricevuto soldi anche da un fondo arabo, come possiamo cambiare tutto? Negli anni 90, avere un mercato trasparente ha dato la possibilità a molti generi, fino a quel momento considerati di nicchia e non rilevanti, di avere spazio. Pensiamo al mondo hip hop, oppure il punk rock e tante altre forme di musica nate in località dove si suonava ogni settimana e si vendevano dischi che avevano un valore culturale ingrado d'influenzare il proprio stile di vita.
D'altronde, se vieni rappresentato, allora esisisti e di conseguenza tutele, diritti e la tua visione del mondo possono avere un valore per qualcuno all'interno di una società. Sarà semplice e forse dai contorni romantici, ma pensiamo che tutti debbano avere la possibilità di accedere a questo privilegio. È giusto che tutti i dischi esistano e vengano considerati, perché un disco può salvare la vita.
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L'articolo Fare un disco d'oro vuol dire fare successo? di Teo Filippo Cremonini è apparso su Rockit.it il 2024-04-16 10:17:00
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