Il FARM Festival aveva promesso emozioni, nuove scoperte e nuove immersioni. Non semplicissimo mantenerle, in questi tempi dove tutto suona già visto e già sentito. Soprattutto se l'asticella delle aspettative è alzata ulteriormente dal luogo in cui una simile magia si dovrebbe verificare, il barese, un territorio (bellissimo) che negli ultimi anni è divenuto uno dei punti più illuminati della musica dal vivo in Italia (vedi alla voce Viva! e Locus Festival), un autentico riferimento per chi voglia fare eventi live di estrema qualità per scelte artistiche e organizzazione.
Se ci sono pochi dubbi sul fatto che FARM, in calendario tra la Valle d'Itria e la Bassa Murgia l'8 e 9 agosto, sarà una bella cosa, come da nove edizioni a queste parte. Difficile credere il contrario con una line up che prevede, tra gli altri, Post Nebbia, Go Dugong, Lazzaretto, Marco Fracasia, The Notwist.
Quello che siamo voluti andare a verificare era la sua preview, andata in scena il primo agosto nel Comune di Gioia del Colle. Presso il Parco Archeologico di Monte Sannace, per la precisione, dove sorgono i resti della presunta "Thuriae", citata da Tito Livio (X Secolo a.C.).
Dopo aver superato il botteghino, apprendiamo con stupore di esserci lasciati alle spalle l'attuale secolo. Il palco, piccolo e basso, è circondato dalle abitazioni delle popolazioni iapigie. Siamo ospiti loro, e del loro tempo.
La luna crescente dà il via alla serata, Checco Curci, artista di Dischi Uappissimi che segna un esordio molto atteso a FARM si avvicina al palchetto, insieme alla sua piccola orchestra/band formata da Piero D'Aprile (Basso, ex Gli Amanti), Gianni Console (Sax ed elettronica), Leo Steeds (Synth) e Giuseppe Amatulli (Violino). Una mezz'oretta di esibizione, per svelare per la prima volta al pubblico steso sull'erba il suo manifesto musicale. Convincente, emozionante.
Guardando la luna racconta gli amori adolescenziali vissuti millenni fa proprio in questo posto, Curci – di Noci, nel barese, un nome di sicuro interesse, con echi battiatiani e capacità di scrittura – narra della "Disamistade" che i litigi, le incomprensioni e le guerre possono generare. Fra Minotauri, synth e rimandi ai Radiohead di In Rainbows, si costruisce con il pubblico una comune visione, un'intimità, quasi un'introversione.
Non è solo Curci a sorreggerla con la sua musica, ma anche chi si esibisce dopo di lui: i canadesi Foundling e il big della serata Timber Timbre. Vogliamo evidenziare anche l'accoppiata fra Michele Jamil Marzella, trombonista e specialista unico europeo di tuba tibetana, e la compagnia pugliese/milanese di danza contemporanea Compagnia Eleina D, che tra gli scavi hanno intrattenuto i presenti tra un live e l'altro, facendoci immergere ancora più a fondo nei secoli che furono.
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L'articolo A fare festa come i iapigi di Umberto Veccaro è apparso su Rockit.it il 2022-08-03 09:08:00
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