Evoluzione? Trasformazione? O è quella cosa lì, maturità artistica? Mentre le lancette corrono, la domanda smette di essere impertintente e diventa inevitabile: che ne sarà della band perugina ever-young che porta il nome di Fast Animals and Slow Kids? Pochi giorni fa il gruppo ha pubblicato una nuova canzone, Come conchiglie, che tratta i sentimenti che i componenti dei FASK provano riguardo l’emergenza attuale. Basta il titolo per capire che non si è più davanti a quattro ragazzini degli anni ‘10.
Il loro primo album era del 2011, Cavalli, prodotto da Andrea Appino e pubblicato dall'etichetta Iceforeveryone. Con quell'esordio la band umbra tracciava la propria linea poetico-musicale, rompendo le regole in una maniera per l'epoca parecchio “alternativa”, per mezzo di 11 tracce aggressive, arroganti. Da lì il percorso è proseguito, con l'impegno costante del frontman Aimone nel dare fondamenta solide ai testi, oltre che uniformità a certi riff fulminanti. La firma per Woodworm era una conferma delle doti del gruppo.
Con gli anni, e fino all’album del 2017, Forse non è la felicità, i FASK non hanno mai smesso di fare evolvere scrittura e suoni, restando fedeli a loro stessi, e senza mai rinnegare l'irriverenza iniziale. Un esempio? In quel penultimo album di tre anni fa i quattro, al posto di un banale “mi manchi”, nel ritornello del pezzo che dà il titolo all’album scrivevano:
Ho ancora la tua lingua incastrata tra i miei denti,
sì ho ancora la tua lingua incastrata qui tra i denti miei
E così arriviamo a un anno fa esatto, quando viene pubblicato il quinto e ultimo album, Animali Notturni, pubblicato con Warner Music e realizzato con la collaborazione del produttore artistico Matteo Cantaluppi. Non c'è più traccia o quasi di "cattiveria", ma, al contrario, qui c’è il mondo intero, l’amore, l’età adulta. I FASK già avevano iniziato a sporgersi su tutto ciò che c'era attorno a loro, un po’ per desiderio, un po’ per necessità. Un disco che va “dritto al cuore” con il “cinema”, la quotidianità, le “canzoni tristi” sotto la doccia e la voglia di cantare. Ma di cantare in maniera diversa:
Oggi ho trent’anni, vorrei soltanto dire quello che mi va
Lo so, ti parrà strano, ma è questa la mia nuova libertà”
Un album ben strutturato, in cui si celano disordine e graffi tipici della band. Ora, però, chiediamocelo: come sarà il futuro dei Fask? Sarà un acustico leggero con qualche nota di rabbia sulla scia dell’ultimo pezzo rilasciato giovedì notte? O forse quella è stata solo una parentesi estemporanea, dettata dal momento. L’ultima canzone è, dalle parole di Aimone, messa insieme un po’ in maniera grezza
Certe volte, quando hai dentro qualcosa da dire è giusto farlo subito e, dato che è una canzone figlia di questo periodo qui, volevamo farla uscire adesso. Non è una canzone che racconta il COVID, è una canzone che racconta quello che abbiamo vissuto noi come esseri umani.
Con l’ultimo pezzo gli animali si sono, come tutti d’altronde, trasformati in conchiglie trascinate a riva dal mare, schiave di un’emergenza e del tempo che corre troppo veloce.
Il tempo ci scorrerà su, e noi come conchiglie
Il tempo ci trascina giù, e noi come conchiglie
Dieci anni fa, oppure cinque, con ogni probabilità i FASK si sarebbero limitati a urlare al mondo la loro incazzatura verso questa situazione, per cui nessuno ha colpe e tutti pagano, avrebbero "dato fuori di matto". Oggi quelle urla sono acustiche e strazianti, e ci raccontano di una personale quotidianità “da isolamento” in cui tutti noi possiamo facilmente ritrovarci.
Passo il giorno a riposare, a fare finta di star bene/guardo un film dalla finestra, vivo con quello che ho in tasca/Ti scriverò ogni giorno
Ma certi stati d'animo ci sono sempre
Muovo il pendolo del cuore, tra la rabbia ed il dolore
Mentre la noia ci distrugge, sappiamo che ogni giorno sarà sempre un “combattere per l’incertezza”. Dal 2013, anno in cui veniva pubblicato Hybris, è quello che fanno i FASK. Che ora sono cresciuti, e, se anche fanno e dicono le stesse cose, lo fanno in maniera diversa. Quindi sta a noi: prendere o lasciare.
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L'articolo I FASK sono diventati grandi (e quindi noi siamo vecchi) di Gaia Becchere è apparso su Rockit.it il 2020-05-12 17:02:00
COMMENTI (3)
per me gli artisti, o almeno certi artisti, devono morire giovani.
Salve ... personalmente incline ad approfondire la conoscenza del viaggio nei confronti di coloro che dopo anni hanno ancora tanto da dire . Crescere insieme è ciò che può assolutamente Essere...partendo dall'origine di chi eravamo, arricchendosi dello scorrere inesorabile cedendo nella trasmissione del presente e lasciando il segno di questo affascinante percorso... Grazie Fask...e Grazie Rockit per la domanda.
La canzone diventerà in breve un classico della musica Italiana, al pari di "vita spericolata", "certe notti" o "cosa mi manchi a fare". Una melodia, un testo e una interpretazione praticamente perfetti. Non ho mai salvato in una mia playlist un brano dei FASK e non è certo il genere che preferisco ma "come conchiglie" è la "bohemian rapsody" del Pop Italiano, o per lo meno quanto di più vicino ci possa essere. Personalmente preferisco anche staccarla dal contesto del Covid che sta stufando e la considero semplicemente come una canzone perfetta. Complimenti ragazzi, avete davvero scritto il pezzo della vita!