Cosa faremo da grandi? Oltre ad essere il titolo di uno degli ultimi brani del cantautore toscano Lucio Corsi, è soprattutto una domanda che attanaglia la maggior parte dei giovani (e non) che ,mentre studiano o lavorano, cercano una risposta a questo quesito di non così di immediata soluzione. Un ragazzo che ha capito cosa fare della sua vita da grande, quali obiettivi voler provare raggiungere è Filippo Cattaneo Ponzoni, che a soli 18 anni è diventato un musicista professionista, iniziando a suonare la chitarra al fianco di Ghemon.
Filippo è un ragazzo di vent’anni, un cantante, chitarrista e cantautore di Bergamo. La sua carriera nel mondo della musica prende avvio nel 2017, quando ha avuto l’opportunità di suonare al Rocce Rosse Blues Festival di Arbatax (Sardegna), come più giovane artista nella storia del festival, nel quale negli anni hanno suonato artisti come David Bowie, Eric Clapton, B.B. King e molti altri. Da un anno a questa parte, invece, ha intrapreso il suo progetto da solista, grazie al quale ha avuto modo di realizzare molti concerti, dove ha presentato i suoi brani inediti e cover di canzoni degli artisti del cuore. Per concludere, in breve, la sua presentazione ci racconta: “Lo scorso gennaio, ho presentato in anteprima il mio EP, La Tua Alternativa, in uscita a novembre 2020, a Germi, il locale milanese di Manuel Agnelli, Rodrigo D’Erasmo, Francesca Risi e Gianluca Segale.”
Abbiamo chiacchierato con Filippo in occasione dell’uscita del suo ultimo singolo Non voglio aspettare, pubblicato venerdì 11 settembre e distribuito da Artist First. In questa canzone viene descritto un rapporto che si è sgretolato con il tempo, una relazione difficilmente recuperabile data la distanza, soprattutto mentale, tra due persone. È un concetto molto importante quello che fa emergere. Ci è venuto naturale, quindi, domandare Filippo cosa significhi per lui comunicare, sviluppare un pensiero critico su ciò che ci sta attorno. Comprendere, dunque, come abbia lui sviluppato il proprio modo di comunicare.
“Mai come ora, siamo circondati dalle parole e dalle informazioni che in ogni istante sono a portata di mano", dice. "Io credo che, per avere un punto di vista personale, sia necessario farsi guidare da uno spirito. È importante analizzare sempre con la propria testa quello che ci circonda. Allo stesso tempo è altresì importante il confronto con gli altri. Saperli ascoltare e capire costituisce una base fondamentale per un accrescimento personale. Tutto questo mi ha permesso di trovare un modo personale per comunicare i miei pensieri”.
Nonostante la giovane età, Filippo dimostra una grande maturità nella scrittura. Facendo un passo indietro, da dove nasce il suo amore per la musica e il desiderio di far sì che potesse diventare un lavoro? “Fin da quando ero piccolo ho respirato aria di musica in casa, mio padre è un grande appassionato e, avendo lavorato per molti anni in radio, mi ha trasmesso questa grande passione. Il mio amore per la musica nasce dalla chitarra. Durante un viaggio in Normandia nel 2011, con amici di famiglia, mi sono innamorato di questo strumento che aveva portato un caro amico. Dopo quella vacanza mi sono detto ‘devo assolutamente iniziare a suonare’. Da lì a poco ho capito che nella mia vita non avrei potuto fare altro che questo”.
La musica ha permesso al giovane cantante bergamasco di crescere, sia nei momenti di scrittura e di studio di uno strumento, sia affrontando i concerti dal vivo. Infatti, ci racconta l’importanza di questi diversi momenti: “Il live ha un’immediatezza unica mentre il lavoro di scrittura è più diluito nel tempo: implica un susseguirsi di riflessioni ed emozioni che alla fine ti accrescono. Tutto ciò serve a far emergere i propri pensieri per comunicarli alle persone che ti ascoltano. Allo stesso tempo, durante le sessioni in studio, cerco di ricreare l’atmosfera immediata e spontanea del live”. A proposito di situazioni diverse, possiamo dire che Filippo stia svolgendo in parallelo due percorsi diversi, quello del cantautore e quello del chitarrista al fianco di Ghemon. Come riesce a conciliare queste due strade?
“Sto investendo le mie energie in entrambi i progetti. È chiaro che avere la testa su più fronti è impegnativo. Si tratta, come per tutte le cose, di organizzarsi nel modo migliore. Cerco di non sovrapporre gli impegni e fino a questo momento ci sono riuscito”. Non potevamo non chiedergli quindi come ha avuto inizio la collaborazione con Ghemon. E come accade spesso, le cose belle della vita succedono per puro caso: “La mia collaborazione con lui è nata quasi tre anni fa per una serie di coincidenze, ma anche la fortuna ha giocato un ruolo importante. – e così inizia la spiegazione – “Avevo postato su Instagram un video dove improvvisavo su una canzone di Isaiah Sharkey (chitarrista di D’Angelo e di John Mayer). Qualche giorno dopo Sharkey l’ha ripubblicato sul suo profilo e Fid Mella (produttore austriaco amico di Ghemon) lo ha visto e glielo ha mandato dicendo che c’era un chitarrista che poteva fare al caso suo. Ghemon mi ha poi contattato su Instagram, ho fatto un provino e sono stato preso. Dopo un paio di settimane di prove mi sono ritrovato sul palco del MI AMI invernale, in un Fabrique sold-out".
"Quello è stato il mio primo concerto con Ghemon ed è stata un’esperienza incredibile che mi porterò per sempre nel cuore. Grazie a lui ho calcato alcuni tra i palchi più importanti d’Italia: il Primo Maggio di Roma nel 2019 e recentemente l’Arena di Verona per l’evento benefico Heroes”. Conclude così il discorso: “Lavorare con Ghemon mi ha sicuramente migliorato e fatto maturare come musicista e come persona. È un artista che ama curare ogni dettaglio del live e questo per me è un grande stimolo per migliorare e crescere. Oltre all’attività live ho partecipato alla registrazione dei singoli Criminale Emozionale e Rose Viola, canzone con la quale ha partecipato al Festival di Sanremo nel 2019. Infine, ho suonato anche in alcuni brani del suo ultimo disco Scritto Nelle Stelle”.
Filippo ci ha raccontato inoltre l’impegno che richiede “la vita da tour”, quando si percorrono tanti chilometri e bisogna cercare di dosare le energie per i concerti. È una parte di vita che ci descrive come frenetica, dove spesso si fa tardi la sera e il giorno dopo bisogna ripartire subito. “Ci trovo molta poesia, durante il viaggio in furgone il tempo è scandito non solo dalle lancette, ma anche dai paesaggi che si susseguono attraverso il finestrino. Certo il viaggio in aereo è sicuramente più comodo e veloce, ma non ha tutto questo fascino”. Ci dice inoltre che “durante il viaggio mi piace ascoltare tanta musica, quindi è sicuramente un momento per trovare intimità. Prima del live cerco di ritagliarmi un momento per me e per trovare la giusta concentrazione.”
Il lockdown ha dimostrato quanto la musica dal vivo sia fondamentale per gli artisti, per gli addetti ai lavori e per le persone che vanno a vedere i concerti, a prescindere dall’aspetto economico. Poter di nuovo, contro ogni previsione, ricominciare a suonare davanti ad un pubblico è stata un’emozione intensa e differente rispetto a come Filippo l’avesse immaginata. Durante il lockdown abbiamo vissuto in un tempo sospeso all’interno del quale, pur cercando di essere positivi, era difficile pensare che tutto potesse ripartire.
Ci descrive questa ripartenza come chitarrista e cantante così: “Con Ghemon abbiamo fatto un “mini-tour” in giro per l’Italia e una delle esperienze più belle è stato il concerto all’alba al Lido Gandoli (Taranto). Suonare così vicini al mare, con il sole che sorge davanti a te è stato qualcosa magico. Con il mio progetto, invece, ho avuto l’onore di suonare al Filagosto Festival in apertura a Lorenzo Kruger dei Nobraino”.
“La canzone parla di un isolamento interiore che permette, per un momento, di distaccarci da ciò che accade attorno a noi”. Con queste parole, Filippo Cattaneo Ponzomi descrive il proprio brano La tua alternativa, secondo singolo pubblicato questa estate. Ci domandiamo come abbia vissuto questi momenti, trovandosi proprio a Bergamo. “A Bergamo abbiamo vissuto dei mesi davvero difficili, siamo stati travolti da questa situazione terribile. Sicuramente la musica mi ha aiutato ed è stata di conforto ma, al contrario di molti, non sono riuscito a scrivere. Non poter uscire e di conseguenza non avere stimoli esterni non mi ha permesso di trarre ispirazione. In questo periodo a casa, ho approfittato della grande quantità di tempo a disposizione per suonare, guardare film, serie tv, leggere libri e ascoltare musica”.
Continua così: “Ho passato del tempo con la mia famiglia e riscoperto sotto una nuova luce il suo valore. Nel periodo “pre-lockdown” la vita frenetica e veloce non mi aveva permesso di trascorrere così tanto tempo a casa. Questo mi ha permesso, tra l’altro, di cogliere il valore delle piccole cose, non che prima non lo facessi, ora però le vedo sicuramente con occhi e testa diversi. Il tempo mi ha consentito di trovare, con più calma, spunti di riflessione su tutti questi aspetti”.
A proposito di riflessione, imbattendoci nella scoperta di questo giovane artista, abbiamo notato che ha scelto come simbolo, dato dalle iniziali del nome e cognome, una figura che abbiamo associato automaticamente ad un amuleto, alla mano di Fatima. Questo simbolo è il suo portafortuna. “Questa collana mi è stata regalata qualche anno fa e da allora la indosso sempre. Tra i tanti significati e leggende di cui la mano di Fatima si circonda, quello che ho fatto mio è il simbolo di libertà. Durante i concerti la porto con me perché sul palco posso sentirmi libero di esprimermi senza nessun tipo di filtro”. La tua alternativa è il titolo del tuo primo EP, dove con cinque brani (Dimenticarmi Di Te, La Tua Alternativa e Non Voglio Aspettare sono i singoli già pubblicati) ha voluto fondere vari generi e non avere così uno stile comune. Il trait d’union, se si vuole trovare, è data dalla chitarra, che gioca un ruolo fondamentale all’interno delle canzoni.
Ma cosa gli sarebbe piaciuto fare a Filippo, quale sarebbe stata la tua alternativa se non avesse “incontrato” la musica? “In questo caso un’alternativa non esiste. Se proprio devo sceglierne una, visto che amo molto il cinema e il teatro, avrei intrapreso un percorso legato a questo mondo”. Ci consiglieresti degli artisti, spaziando dal pop, al rock, al blues che sono affini in qualche modo alle tue produzioni? “Sicuramente Lucio Battisti, Pino Daniele sono i primi due nomi che mi vengono in mente in Italia. Poi, di getto, John Mayer, Eric Clapton, Michael Kiwanuka, Gary Clark Jr. La lista sarebbe molto lunga”.
Quali erano e quali sono i sogni di Filippo Cattaneo Ponzoni? “Tra i miei sogni di diversi anni fa c’era quello di fare musica nella vita. Ora che ci sto provando, il mio sogno attuale è che la mia musica possa arrivare al maggior numero di persone, anche nella dimensione live su cui io punto molto. Penso che dal vivo si possa creare una connessione molto forte tra artista e pubblico e questo permette di condividere in modo totale e reciproco le proprie emozioni”.
Riprendendo il titolo del suo ultimo singolo, cosa non vuoi aspettare? “Vorrei godermi tutto fino in fondo senza aspettare o dover rimandare, potrebbe essere il meglio che mi può capitare e non voglio avere rimorsi o rimpianti di non averlo vissuto a pieno.Questo perché non possiamo tornare indietro, o meglio, possiamo farlo solo attraverso i ricordi, che però non restituiscono la stessa sensazione di quei momenti. Quello che sto cercando di dire e di dirmi è di vivere qui e ora, senza far troppo caso al passato o al futuro”.
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L'articolo Filippo Cattaneo Ponzoni, chitarrista nato tra le scogliere di Enrica Barbieri è apparso su Rockit.it il 2020-09-11 11:55:00
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