Quella struggente ebrezza di non poter ascoltare un nuovo disco

Lo abbiamo cercato in ogni angolo della Rete, poi ci siamo arresi: "Canzoni da intorto", il nuovo album di Francesco Guccini non è da nessuna parte online. Una sensazione atavica e irreale, di vuoto e piacere allo stesso tempo

Francesco Guccini in un'elaborazione grafica
Francesco Guccini in un'elaborazione grafica

Francesco Guccini è una leggenda, anche se siamo sicuri che lui non gradirebbe questo status. Ma come fare anche solo a iniziare a parlare di un tale peso massimo del cantautorato italiano senza prescindere da ciò che ha significato e significa per quattro generazioni di cantautori e di ascoltatori, per gli anarchici nel cuore, per quelli che hanno bisogno della sua erre arrotata e della sua voce cupa per trovare un appiglio di umanità in un mondo algoritmico?

Classe 1940, dunque ottantaduenne, Guccini torna al microfono per un nuovo album a dieci anni da quello che secondo lui sarebbe dovuto essere il suo ultimo disco in studio, intitolato appunto L'ultima Thule del 2012. Canzoni da intorto è uscito il 18 novembre 2022 e contiene 11 cover di canzoni, alcune popolari e altre d'autore, arrangiate da Fabio Ilacqua

 

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Un finale di carriera che sa di ritorno alle origini per Guccini che ha iniziato a pubblicare dischi nel 1967 con l'LP dal titolo Folk Beat n.1 e che torna al folk dopo più di cinquant'anni di attività cantando le canzoni che gli girano in testa da una vita, con ospiti come Davide Van De Sfroos o Francesco Bianconi. Si va da I morti di Reggio Emilia di Amodei a El me gatt di Ivan della Mea, da Sei minuti all'alba di Jannacci a Ma mì di Strehler e Carpi. Un album che è un concept per gli amanti non solo di quelle canzoni ma anche del Guccini da osteria, quello più verace.

Nessun disco d'inediti quindi, ma Francesco Guccini non ha certo da dimostrare niente a nessuno e se aveste bisogno delle sue parole nuove, potete trovarle nei suoi libri, dai gialli scritti insieme a Loriano Machiavelli alle fiabe e gli atlanti dei tempi andati, fino alla sua "quasi" autobiografia dal titolo Non so che viso avesse. Tanto Guccini, la sua zampata da saggio, da sempre impegnato nel sociale, la mette anche in un disco di cover. Non soltanto con la scelta delle canzoni, ma anche con la modalità di distribuzione dell'oggetto in questione

Il nuovo disco di Guccini, Canzoni da intorto, non si trova su Spotify o su Youtube, al limite sul tubo potete trovare alcuni fan che fanno la cover della cover. Per averlo bisogna fare alla vecchia: comprarlo nei negozi di dischi in formato fisico o sugli shop tipo Amazon, o ancora sul sito ufficiale di Guccini

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Il significato di questo gesto è quello che vi aspettate da un artista come lui: dare valore ad un disco, anche economicamente ma non solo. Il gesto di andarselo a cercare, ascoltarlo su un lettore cd o farlo girare nel giradischi senza poterlo ascoltare altrimenti è un atto di resistenza ai tempi moderni che impongono tutto, subito e gratis, con il risultato che il lavoro di mesi, a volte anni degli artisti esaurisce la propria spinta propulsiva dopo una settimana o due, perché nel frattempo è uscita un'altra caterva di dischi.

L'ascoltatore che vuole essere sempre aggiornato, in questa schizofrenica bulimia di ascolto è tenuto in ostaggio dalle continue nuove uscite che arrivano direttamente a casa sull'app di  riferimento, Spotify o chi per lei, in maniera quasi gratuita e la alla fine dei conti, l'affezione a un disco risulta assai minore rispetto al momento in cui il fan decideva di spendere i propri soldi per possedere l'oggetto, un gesto che obbligava a una scelta ponderata e che incrementava tantissimo la longevità del disco in questione

 

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Con questo gesto, l'ottantaduenne Francesco Guccini di sicuro non cambierà il mondo, ma di sicuro sta lanciando un segnale forte: la sua musica necessita di un ascolto approfondito, di un valore che non perdersi nel mare magnum delle uscite del venerdì. Può farlo grazie alla storia che parla per lui, la storia di un cantautore che ha sempre fatto ciò che ha voluto, mettendoci la faccia, portando la musica di protesta americana in Italia e facendola sua con un linguaggio nuovo che non fosse una scopiazzatura dell'originale ma che parlasse al territorio al quale si rivolgeva. Cinquanta e passa anni dopo, sempre contro corrente

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L'articolo Quella struggente ebrezza di non poter ascoltare un nuovo disco di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-11-22 10:06:00

Tag: album

COMMENTI (3)

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  • Samsungn3 2 anni fa Rispondi

    ...aaa ecco quindi Guccini non ha più niente da dire?...ottimo così non resta proprio più nessuno e ci togliamo il pensiero, comodamente nel divano ad seguire la Filippa!!!

  • Maurizio62 2 anni fa Rispondi

    @matad01 Diciamo che se c'è qualcosa di pietoso e schifosamente speculativo è proprio questo commento!

  • matad01 2 anni fa Rispondi

    Diciamo che non concordo affatto con chi ha scritto questo articolo. Personalmente da quando la musica è diffusa sul web compro più dischi di prima, perché ascoltarli prima aiuta nella scelta e se sono belli li si ascolta più volte. Solo chi fa dischi pietosi ha paura del web. E' una scelta meramente e schifosamente speculativa da parte di chi non ha niente più da dire, tipo il Guccini attuale, o pseudocantanti quali Pollina e Mussida (che vogliono che si compri a scatola chiusa)