La casa, che ha il suo concentrato e la sua potenza massima nella camera, nella tana, è il mio angolo di mondo, il mio primo universo, il luogo privilegiato, per me, di un rapporto a tu per tu. C'è qui sicuramente un elemento biografico. Quando ho davanti soltanto una persona sono a mio agio, perché in tre o più persone è conversazione, in due è intimità. E la conversazione è prendere coscienza che siamo tutti separati, l'uno dall'altro; in due, invece, forse, ho la speranza che si possa vivere senza più barriere emotive.
Per questo mi definisco un "cantante domestico": la canzone per me è intimità, è un rapporto a tu per tu, è far parlare una camera chiusa (e una camera chiusa nasconde molte più cose di una camera aperta). Quello che offro con le canzoni è proprio questo, svelo agli altri l'interno di una camera, faccio vedere cosa nasconde una casa, i pensieri che la abitano e che restano lì, come lampadari, a illuminarci con la loro luce a tratti ironica, a tratti angosciante. Provo a parlare di sentimenti che sporgono, cioè che si affacciano in mezzo a quella linea che per comodità chiamiamo quotidianità.
Mi sento, perciò, di proporre una musica domestica, che non vuol dire addomesticata, ma vuol dire che è personale, che è fatta di tutto ciò che nascondiamo per vergogna, orgoglio o imbarazzo, tutte esperienze emotive che generalmente preferiamo lasciare in casa. Da un lato, mi spaventa tutta questa nudità che mostro, dall'altro, però, sono curioso delle reazioni che susciterà. E poi, un caro amico mi dice sempre che si può essere nudi senza per questo essere indifesi. Gli credo.
Da quando in casa ci siamo tutti, per via dell'emergenza Coronavirus, continuo però a chiedermi chissà dopo cosa succederà. Sono giorni che penso a quando finirà la quarantena, a quando i cinema riapriranno, a quando si potrà andare ai concerti, a teatro, a quando potremo spostarci di nuovo. Chissà come sarà quel giorno, quale festa sarà. Stare a casa è necessario, lo dicono un po' tutti quelli che hanno le competenze per dirlo, e io mi fido. E posso scoprire sono nuovi film, nuove canzoni o nuovi libri, ma il coniugare i miei pensieri al futuro. Io penso già al dopo, a come sarà bello.
Francesco Sgrò nasce a Lucca nel 1989. "Non avvezzo alla vita sociale, studia pianoforte e chitarra, trovando nella musica un’alleata per i suoi problemi di comunicazione. Resta isolato in camera per troppo tempo, fino ad oggi", recita la sua biografia. Da pochi giorni ha pubblicato il suo primo singolo, "In differita", noi gli abbiamo chiesto cosa sia casa per lui, in questi tempi in cui le quattro mura domestiche (gabbia e salvezza) diventano così centrali nella vita di tutti noi.
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L'articolo Francesco Sgrò, storia di un cantante domestico di Francesco Sgrò è apparso su Rockit.it il 2020-03-11 15:57:00
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