Franco Battiato è nato a Ionia in provincia di Catania il 23 marzo del 1945, è del segno dell'Ariete ascendente Leone e di professione, da qualche tempo, fa il semidio. Un tempo è stato cantante, musicista, compositore, regista e pittore, ma anche politico, asceta, intoccabile, icona vivente. Poi la malattia, la scomparsa e la celebrazione del suo mito che si copre di un'aura del tutto nuova, una luce irradiata di santità senza tempo, lo spettro della divinità incarnata. E non pensiate che ci sia dell'ironia in queste parole.
Chi meglio di lui merita lo status di creatura ultraterrena, venerabile maestro a cui ogni cantautore si deve inchinare per ricevere una qualche benedizione? Nella sua carriera ha abbracciato la musica in quasi tutte le sue sfaccettature, dall'elettronica sperimentale degli esordi al pop da primato in classifica (La voce del padrone), passando per l'opera, la musica etnica, il Medioriente, le contaminazioni filosofiche, esoteriche e mistiche, ha una collezione pressoché infinita di targhe e premi Tenco, ha inventato balli che sono passati alla storia del costume italiano, non è stato mai neanche di lontano sfiorato dalla sezione gossip dei giornali. È stato un enigma, una creatura insieme terrestre ed evanescente.
L'ultima sua emanazione è stata evocata sul palco del Teatro Ariston di Sanremo da Colapesce (che qui aveva parlato del suo rapporto con Battiato) e Dimartino, nella serata delle cover. I due cantautori siciliani hanno portato Povera Patria e, a sorpresa, la Voce del Padrone si è materializzata nelle tv degl'italiani tramortiti da tanta bellezza. È stata la famiglia del cantautore ad avallare l'operazione, un meta omaggio a Battiato e alla cover E ti vengo a cercarefatta dai C.S.I. nell'album Linea Gotica del 1996, in cui il suo autore aveva prestato la voce nell'ultima strofa, disegnando un ponte ideale tra la sua musica del decennio precedente e la nuova scena alternativa italiana che si stava prendendo sempre più spazio. Poco dopo avrebbe collaborato con Morgan dei Bluvertigo per ribadire il concetto.
L'ultima volta che avevamo sentito cantare Franco Battiato era stato nell'anno prima del Covid, quel 2019 in cui uscì Torneremo ancora, una raccolta live di qualche anno prima con un inedito dallo stesso titolo, che sembra sia stata in gran parte una mossa organizzata dalla casa discografica senza troppa voce in capitolo da parte del cantautore. Un argomento di cui avevamo già parlato, che fa morire di nostalgia.
L'ultima volta che ho visto Franco Battiato in forma, dal vivo, è stato in un concerto epocale al Mandela Forum di Firenze in una serata di fine agosto del 2013. L'evento era il doppio concerto insieme a Antony and the Johnsons, che apriva l'artista statunitense e chiudeva quello catanese, accompagnato dall'orchestra Arturo Toscanini, alla band rock e ad Alice, che duettò con lui in I treni per Tozeur e nella cover La realtà non esiste di Claudio Rocchi. Lui iniziò con Un'altra vita e Il re del mondo, finì con le cavalcate new wave di Voglio vederti danzare, Cuccuruccuccù e Centro di gravità permanente. Nel mezzo i neoclassici La cura, La stagione dell'amore, ma anche Inneres Auge e Del suo veloce volo insieme ad Antony. Un concerto da stapparsi la pelle delle mani dagli applausi.
Non l'ho più visto successivamente. Avrei voluto vederlo di nuovo sul palco con Alice, al secolo Carla Bissi, la sua più grande interprete, con cui Battiato ha fatto l'ultimo giro d'Italia pop nel 2016, in una serie di concerti imperdibili che mi sono perso. Sarà che non ero pronto a vederlo invecchiare così evidentemente, chissà. La mente segue vie contorte quando si tratta di accostarsi ai propri miti. Un po' come fece Michela Murgia, da fan di Battiato, quando come battuta butto lì che i testi di Franco fossero un equivoco mostruoso che lo vedevano cantautore intellettuale quando invece avevano poco significato ed erano in buona sostanza minchiate assolute.
Lo stigma e l'anatema caddero su di lei e sulla sua progenie da ogni dove, perché era il 2020, la gente stava già in casa per la pandemia e diventò per qualche giorno la notizia principale per qualsiasi sito, social, programma tv. Una donna che aveva attentato alla sacralità dell'opera battiatesca, già assurta allo status mitologico, mentre si stava consumando un atto che esiste in ogni scrittura che aneli al Cielo: l'uccisione del proprio dio per attingere nuova linfa e rigenerarsi. Un atto anche molto più terra terra: l'anarchica e iconoclasta libertà di poter prendere per in giro anche gl'intoccabili.
Non ho idea di come possa essere Franco Battiato nella vita fuori dall'arte, lo vedo congiunto in modo totale alla sua espressione e non ho mai avuto il piacere d'incontrarlo fuori dalla formula cantante/fan durante un concerto. Fortuna mia, perché sbagliare una qualche parola per ritrovarsi col rimorso d'aver detto una qualche cazzata a Battiato m'avrebbe fatto dormire male per più di una stagione.
Questo per dire che Battiato riesce a essere protagonista anche quando è assente, come un enorme lenzuolo fantasmagorico che si posa sul Paese, isole comprese, sotto cui rifugiarsi quando la vita si fa così assurda da non capirci granché, esattamente come ora. La sua espressione che mischia perfettamente riferimenti altissimi e bassissimi, vita ordinaria con tutti i suoi problemi quotidiani e vita straordinaria, spirituale, che anela al divino qualunque esso sia, è ciò di cui abbiamo più bisogno nell'eterno lockdown di questo anno infinito.
Di questi tempi più che mai si torna a Battiato, perché si ha voglia di cambiare l'oggetto dei propri desideri o cercare l'uno al di sopra del bene e del male; alla fine, lo si viene a cercare perché si sta bene con lui e si ha bisogno della sua presenza. In questo caso della sua arte, che nei periodi difficili trova sempre il modo di aprire un qualche spiraglio di verità. Quindi buon compleanno Franco Battiato e, anche se ci crediamo sempre meno, torneremo ancora. Ed è bellissimo perdersi in questo incantesimo.
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L'articolo L'esistenza di Dio e quella di Franco Battiato di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2021-03-23 10:20:00
COMMENTI (5)
bel racconto
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Bell'articolo!
Bella nostalgia, molto “amore". Grazie
Per qualche motivo sono 5 giorni che non riesco a levarmi Cuccurucucù dalla mente. La canticchio giorno e notte, sto impazzendo! Tutto è iniziato quando ho deciso di cantarla a mio figlio di 5 mesi e lui ha iniziato a ridere e allora gliel’ho riproposta e da lì basta, ho contagiato pure mio marito e mia mamma!