Cronaca d'una serata di pop pulsante.
Fa bene al cuore respirare nell'aria voglia di sentimenti autentici.
Ai veneti Northpole l'onore di aprire il concerto presentando il loro disco omonimo in cui confluiscono una decina d'anni d'esperienza. Che si sente. Rielaborando stimoli sia di matrice anglosassone che di cantautorato italiano, riescono ad incorniciare un affresco di brani d'ampio respiro melodico, che ci raccontano lucidamente che "L' amore é un demonio" e che spesso non ci accorgiamo che la felicità si limita a sfiorarci. "Niente mi ricorda di te" evoca umori battistiani, poi é il turno della malinconica "Laura" con delicatissima dedica finale. "Luca Marc / La Canzone del Piave" é il pezzo che più catalizza l'attenzione, una frecciata diretta anti-ipocrisie percorsa da linee di basso incalzanti. Il set denso di pathos si conclude col fragore di corde di chitarra spezzate ad una ad una.
Tocca poi al perturbante sestetto piemontese. Pregasi attenzione. Indicazioni terapeutiche: stati d'animo di variegata umanità. Principi attivi: concentrato di tenerezza, essenza di nostalgia, polvere d'immaginazione e tocchi d'ironia. Posologia: ogni qualvolta si senta l'esigenza di canzoni in cui rispecchiarsi. Effetti collaterali: l'ascolto potrebbe suscitare numerose emozioni.
L'inizio della "terapia" spetta all'indulgenza nei confronti della ciclicità del tempo di "Dieci anni dopo", vengono poi estratte dal cappello a cilindro "Quattro gocce di blu" e "Chiedo alla polvere", che rivelano dal vivo tutta la loro sfuggente poesia. Ed il cuore resta appeso passo passo al filo dei ricordi, in un'alchimia di ironia e levità. Restano nelle orecchie l'intreccio fluttuante di tastiere e chitarre di "Spalle strette", l'incipit spiazzante di "Animalia", l'amore cantato ai tempi del cellulare di "Se mi scrivi" e la consapevolezza di un'acquisita maturità di "Canzone allo specchio". C'é tempo anche per dare uno sguardo ai passati album ed i sei propongono una manciata di brani più datati, tra cui spiccano i celebri paradossi di "Agosto" (cantata in parte da Tommaso in parte dal pubblico!), "Iceberg", "La rosa dei 20" e "Il senso delle vite". Da segnalare anche la straordinaria versione di "Love song" dei Cure. Osservando la sincera felicità di suonare insieme dei Perturbazione ci si rende conto di quanto le persone possano fare la differenza oltre-palco. Spontaneo é lasciarsi accarezzare dalla grazia ricamata da violoncello e tastiere e dal brio degli arrangiamenti. Traspare innanzi a tutto una freschezza contagiosa, che parla del dolce rumore della vita, del tepore degli affetti e della consapevolezza delle insicurezze che nostro malgrado ci appartengono. Alla ricerca dei sentimenti sepolti sotto strati di ordinaria quotidianità, alla fine della serata resta il desiderio di stringersi addosso i propri ricordi come Linus con la sua coperta, per trattenere attimi di vita dal tempo che sfugge. Piccole fragilissime abitudini che fanno più o meno parte delle vite di ciascuno di noi.
Cronaca di una serata di pop pulsante. Cronaca di una serata di pop in italiano. Cronaca di una serata in cui il fronte della nuova musica d'autore si intreccia a Brescia in un crogiuolo di emozioni.
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L'articolo Freemuzik - Brescia di Emanuela Tortelli è apparso su Rockit.it il 2005-04-30 00:00:00
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