Gente de Borgata Boredom

10 anni dopo la compilation che li presentava al mondo, celebrata con una serata a Villa Ada lo scorso 5 agosto, il progetto nato nel melting pot di Roma Est è ancora un esempio di resistenza culturale e di purezza di ideali. Spontanei, sporchi, freak e fieramente sfigati, ecco chi erano e chi sono

Foto di gruppo di Borgata Boredom (da sx a dx): Gabor, Lady Maru, Toni Cutrone, Bob Junior, Demented, Ludo, Vic Sinex - foto di Martina Leo
Foto di gruppo di Borgata Boredom (da sx a dx): Gabor, Lady Maru, Toni Cutrone, Bob Junior, Demented, Ludo, Vic Sinex - foto di Martina Leo

Nel 2011 uscì Borgata Boredom - Music And Noise From Roma Est, prima (e unica) compilation di un variegato sottobosco di musicisti abituati a esibirsi in ogni dove e che hanno sviluppato una serie di contatti trasversali, dando vita a gruppi, associazioni, etichette come la NO=FI, 'zine come Epoc Ero Uroi, festival come Baba, progetti multimediali e performativi come Oxo, locali poi divenuti indispensabili nel tessuto urbano capitolino tra la Casilina e la Prenestina, come il Fanfulla, il Dal Verme e il 30 Formiche. Una vera scena che riacchiappava l'accezione sociale e Do It Yourself dell'etimo e che per anni ha alimentato la storia della musica (si pensi al post-punk di Manchester, al grunge di Seattle, per dirne soltanto due). La Borgata Boredom credeva nell'incontro/scontro di tutte le realtà come linfa vitale della crescita artistico-culturale di un dato luogo, in questo caso la cruda zona est di Roma – multietnica e pullulante di spacciatori, stranieri, studenti, artisti e pseudo-tali.

Locandina della serata del 5 agosto scorso a Villa Ada per il decennale della Borgata Boredom
Locandina della serata del 5 agosto scorso a Villa Ada per il decennale della Borgata Boredom

Aspetto casual di Hiroshima Rocks Around e Bobsleigh Baby o impavidamente (qualcuno lo definì) power-freak di Trans Upper Egypt e Creapopulusque, rapporto alla vita apolide più che on the road e strane canzoni dall'appeal lo-fi e teatrale nelle esibizioni: così era, riducendola all'osso. La prima volta che ne sentii parlare fu nel marzo, sfogliando le pagine di un noto giornalino di eventi dove si annunciava il dj-set di tale Lady Maru “punk-no wave esponente del progetto Borgata Boredom”. Seguivano i virgolettati della stessa: “Ho suonato più volte al Fanfulla 101, dove è nato anche uno dei miei progetti, e frequento spesso anche il Forte Fanfulla, in particolare il negozietto di dischi e fumetti interno. Sono spazi che amo perché danno la possibilità agli emergenti di esprimersi e ai professionisti di cimentarsi in progetti diversi e sperimentali”. Colpito e affondato, erano i motivi per cui io stesso mi imbarcavo dalla profonda periferia sud per vivere quei luoghi. Non riuscii ad andarci, però non mi persi la presentazione della raccolta il mese dopo, al Circolo degli Artisti.

Con mio stupore mi accorsi subito di due cose. La prima, importante: la Lady Maru dell'articolo non era affatto così anonima, l'avevo vista in giro decine di volte, fare un sacco di strada (nel senso di guidare, prendere mezzi, camminare, ecc.) per suonare (con i Dada Swing, terzetto solito esibirsi all'estero che avevo sentito di supporto ai Gossip qualche anno prima) e veder suonare, prima di diventare una “esponente del progetto Borgata Boredom” su un supplemento de La Repubblica. La seconda, non da meno, non trovarmi davanti all'abituale conventicola autoreferenziale di musicisti che si masturbano a vicenda. Anzi, ricordo uno dei fil rouge della serata fu la “gag” di storpiare il nome (Boaaa Beooo, o Borsata Borislav, o Bibbì-ma-mai-BB, o Borzala Borùm e via via dicendo) alla faccia di qualsivoglia (più o meno) logica strategia di marketing in una serata di presentazione. Il tutto, però, senza perdere un solo istante di credibilità di fronte al numeroso pubblico presente.

Grip Casino - foto di Martina Leo
Grip Casino - foto di Martina Leo

Nata, leggenda vuole, dalla serata noise Spasticalia di cinque anni prima, nel 2006, poco prima della nascita del Dal Verme, la Borgata cresce come forma di resistenza culturale dal basso nella Capitale e si trasforma in una fortezza della stessa grazie specialmente alla trinità composta, oltre che dalla onnipresente e ammaliante Maru, da Toni Cutrone e Demented (o Demented Burrocacao, al secolo Stefano di Trapani), tre personaggi senza cui non esisterebbero forse metà dei gruppi della Borgata (Cascao & Lady Maru, Le Truc Und Die Maschine, i Trouble Vs Glue, Mai Mai Mai, Metro Crowd, Maximillian, Sysymen Hardware Abnormal, oltre i già detti Hiroshima, Dada e Creapopulusque). A loro seguono Valerio Mattioli, importantissimo, che si è inventato il nome e Manu, punto d'unione con il Fanfulla e musicista in tre band. Infine si uniscono gli altri del album/Manifesto (composto in tutto da 18 band, selezionate da Toni e Valerio) di cui a distanza di dieci anni colpisce ancora, fra i suoni più abrasivi di Maximillian I° e il fake-noise di Sfhhh, il folk-blues dei Capputtini I'Lignu, il weird-garage dei Duodenum, l'anti-folk minimale dei Grip Casino e il post-punk degli Hiss.

Così, quasi un anno dopo la sua uscita, nel Natale 2012, persino il fashion XL di Repubblica decise di fare un articolo sulla Borgata Boredom: quattro pagine, di più di Lacuna Coil e Mak Lanegan. Un pezzo (possiamo dirlo) strano, dove l'autore cerca di intellettualizzare l'intera situazione affermando cose come “la poetica neorealista di Pasolini è tornata attuale tra Casilina e Prenestina”; insomma, dando alla borgata (e alla Borgata) quel taglio che è sempre stato sul culo a chi sul giro del Pigneto non ci ha visto mai una scusa per alzare il tasso di movida o fare balzare alle stelle il costo degli immobili. “Credo che nessuno di noi abbia mai pensato né di fare alta sperimentazione né arte concettuale", mi dice Lady Maru. "La musica della Borgata Boredom è stata finora una spontanea espressione del background culturale e della cultura noise, post punk, wave, eccetera”. Tuttavia, come spesso succede da noi, la Borgata venne semplicemente saccheggiata di alcuni contenuti per un tempo limitato in cui la supposta “intellighenzia” romana fece finta di fregargliene mezza.

Bobsleigh Baby sullo sfondo del pubblico della serata al Circolo degli Artisti nel 2011
Bobsleigh Baby sullo sfondo del pubblico della serata al Circolo degli Artisti nel 2011

Qualcuno poi disse che si trattava di qualcosa “di passaggio”, limitandosi a ipotizzare “un ritorno ai progetti a due o tre persone tipici dei tempi di transizione”, o del prodotto di un'altra crisi, quella del rock come musica forte, consistente e decisionista (sì, era l'anno dell'implosione de Il Teatro degli Orrori). Sono passati dieci anni e il mondo è ancora in crisi e il rock forse anche, mentre la Borgata si è allargata a macchia d'olio con esibizioni arrivate al MACRO e performance che hanno spostato soltanto il confine della borgata stessa (ultimo avvistamento: in Sardegna), aggiungendo al proprio giro la psichedelia sludge di Monster Dead, il gothic-surf di Heroin In Thaiti, le svirgolate stonate di Grip Casino, il folk-gioco e sublime di Trapcoustic, il dream-folk di Eva Won, ecc ecc. “La borgata esiste, nonostante i limiti" continua Maru. "Negli anni sono successe parecchie cose: chiusura del Verme, che per Trouble era sala prove e per molti un posto in più dove potersi vedere, riunirsi e suonare, impegni di vita vari tra chi vive altrove e chi lavora visto che non siamo più pischelli. Mi auguro che l'anno prossimo esca roba nuova, e che non ci si fermi, e chi lo ha fatto ricominci”.

Trouble Vs Glue - foto di Martina Leo
Trouble Vs Glue - foto di Martina Leo

E zitti zitti i Trouble Vs Glue son riapparsi dal vivo lo scorso giugno, mentre, per la serata-anniversario dello scorso 5 agosto all'interno di Villa Ada, molti dei gruppi della vecchia guardia, in un modo o nell'altro, sono tornati in pista con uscite, inediti e apparizioni fino alla settimana scorsa. Il quadro complessivo è quindi quello di un gruppo di artisti con un senso di cameratismo e di amicizia più forte e durevole rispetto ad altri ambienti, con un'attitudine che tende alla purezza, quasi sovrumana, come dimostra alla fine della nostra chiacchierata la stessa Lady Maru: “A me non piace l'hype. Ho cominciato a suonare a Roma attivamente nel 1994 ed eravamo sempre gli sfigati nei miniclub e centri sociali, liberi di esprimersi ma con poco pubblico. Vivere con quello che mi piace mi interessa ovviamente, come interessa a tutti, ma non mi piacciono i mondi con soldi che tentano di prendere energie e contenuti da ciò che abbiamo di spontaneo e ci siam salvaguardati con mille lotte e credendoci davvero”. Vaglielo a dire ai Måneskin, mi verrebbe da dire, ma taccio.

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L'articolo Gente de Borgata Boredom di giorgiomoltisanti è apparso su Rockit.it il 2021-08-18 10:00:00

Tag: roma

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