Quando parte la strofa: "Ballare nudo tra le bolle di sapone / Coi capelli cotonati / Con lo sguardo di Chuck Norris / E un tutù da ballerina" di Buco nero, quinta traccia di Gettoni, disco d’esordio dei Giostre, si capisce bene perché il gruppo veneto ricordi tanto Furukawa Hideo.
Loro sono quattro: Jacopo Gobber e Camillo Dal Forno – ex tastierista del collettivo artistico C+C=Maxigross e reduce dalla sonorizzazione di We Are Who We Are di Luca Guadagnino –, Silvio Rondelli aka Michael Knife – produttore synthwave alla parte grafica e ai visual – e il cantante anti-eroe Marco Danieli aka Pluto.
Furukawa Hideo è tra gli autori giapponesi più importanti e eminenti della sua generazione, lo scrittore di Le tribù delle notti arabe e di Tokyo Soundtrack. Da poco è uscito, edito da Sellerio per la traduzione di Gianluca Coci, Una lenta nave per la Cina. Murakami RMX: un vero e proprio remix del notissimo racconto di Murakami che lo stesso Furukawa, tra il lusco e il brusco, aveva deciso di comporre qualche anno fa.
Il gruppo veneto ha appena sfornato Gettoni, un disco da calci in culo (intesa come la giostra): un synth pop mutevole e psichedelico, che cerca di unire il cantautorato punk alla synthwave anni ’80 e alla techno anni ’90 in maniera molto fresca, con testi pieni di giochi di parole e riferimenti più o meno geek. Furukawa è un autore raffinatissimo e originale.
Allora, perchè la connessione tra i due? Perchè sia i veneti sia i giapponesi amano galleggiare sul suggestivo confine del paradosso. Quando Furukawa scrive, per esempio: "Balzai fuori come un supereroe", non si capisce se lo dica perchè ci crede davvero, oppure perchè vuole solo prendersi gioco di noi lettori. Allo stesso modo, i Giostre quando cantano: "Senti come pompa la cassa integrazione / Senti come batte la cassa integrazione", sembra che stiano mettendo in musica un gioco-punk.
Ora che le cose sono chiarite, esplorariamo il primo disco de i Giostre tenendo sottobraccio Una lenta nave per la Cina. Murakami RMX, il libro di Furukawa: una citazione dell'autore giapponese per ogni traccia del disco d'esordio della band veneta.
Turandot
La prima traccia di Gettoni è un pezzo d'art-pop d’evasione, un'auto-affermazione del libero arbitrio personale, espressa a pieno in una strofa: "Questo giro decido io, sulla giostra non c’è Dio / Questo giro decido io, il giostraio è mio zio". I veneti "la buttano un po’ così" questa frase, eppure, se si ragiona un po', ci si accorge che ha un grande significato. Medesime sensazioni – di significato importante in forma leggera – le abbiamo provate quando abbiamo letto questo passaggio del libro di Furukawa: "Era verso la fine del quarto anno delle elementari. Febbraio, se non erro. Febbraio 1985. Andai a dormire, ma senza dormire. Ero disteso a letto da più di dieci minuti, incapace di prendere sonno, e di colpo ebbi una rivelazione. Arrivò da sola, senza che nessuno gliel’avesse chiesto: prima o poi anche tu morirai".
Beach in bici
Beach in bici, con la sua aria scanzonata e il doppio senso manifesto sin dal titolo, suona in coppia a questo passaggio di Una lenta nave per la Cina, in cui seguiamo i pensieri del protagonista, che "hanno la voce di un giovane Holden segnato dal trascorrere degli anni, che però non ha mai perso lo sguardo libero da pregiudizi e la lingua tagliente": "Guardo il retrocopertina e leggo i titoli dei brani. Tredici in tutto. The Stopper, Shadrack, On a Slow Boat to China… Su una lenta nave per la Cina… E in quel preciso istante riapro gli occhi. Violentemente. Sono fuori dalla scena. Il sogno ha avuto una crisi di rigetto e mi ha scaraventato via. Tremo. Ho freddo. Seduto sul moncone di pietra inanimato nel mezzo di Symbol Promenade Park. Odaiba. Tokyo".
Seguimi
Seguimi è il pezzo-manifesto per questo primo lavoro della band veneta, perché nel brano ci sono tutti gli elementi peculiari del gruppo: fortissima ironia, voglia di "fare balotta" suonando insieme, toni trasognati, produzione artistica e musicale sopraffina con grande cura per i suoni. Dal punto di vista dei testi, spicca il gusto per il gioco di parole e di tanto in tanto ci sono degli squarci poetici: "Seguimi. Tra l’immondizia digitale / Impareremo ancora a nuotare", si ascolta nel brano. "Io avevo piena cognizione della realtà dei fatti, ci mancherebbe altro. Ma non era una roba facile da spiegare a parole, neanche per un adulto. Figuriamoci per un ragazzino di dieci o undici anni, in giapponese, che non è certo la lingua più facile del mondo, con tutti i suoi limiti": questo il passo del romanzo di Furukawa da associare a questa terza traccia.
GarageBand©
Con il suo furore punk e il suo ritornello ossessivo, GarageBand© è il pezzo perfetto da mettere a una festa e che trova un suo correlativo oggettivo in questo passaggio del libro di Furukawa Hideo: "Iniziammo a cercare lavoro. Un’impresa facile, per nulla trascendentale". Quanti scrittori al giorno d’oggi riuscirebbero a comporre una frase del genere, motivandola perfettamente nella propria narrativa, senza morire di vergogna? I veneti ci riescono, e senza fare mezzo plissé, cantano: "Ma faccio tutto con GarageBand / GarageBand e una cassa di Heineken / Ora che la trap è il nuovo punk / Dovevo fare l'università / Tutti rockstar con GarageBand / La tua carriera finisce al S.E.R.T".
Buco Nero
"Ci piazzavamo dietro grandi alberi al riparo dalla vista della gente e del mondo intero. Noi due da soli, talvolta restando in silenzio e altre volte chiacchierando a tutto spiano. Spesso facendo anche l’amore, in piedi. Sempre e comunque in perfetta armonia. Ce lo meritavamo no? Dopotutto avevamo solo diciannove anni". Una storia d’amore sghemba e, dopo aver letto questo passaggio di Una nave lenta per la Cina, distrutti dalle emozioni, ci siamo abbeverati alla strofa di Buco Nero, che fa: "Voglio vivere così, con un buco nero in fronte e le canzoni delle giostre / Con lo strobo e con la macchina del fumo".
In coda alle Poste e Cassa integrazione
Si tratta di due pezzi da intendere e ascoltare assieme uno dopo l’altro, perché nascono dalla medesima consapevolezza di essere diventati adulti e di doversela vedere da soli, e della fatica e della scarsa accettazione di questo. In tal senso la frase dello scrittore giapponese è la perfetta concretizzazione di questo prendere cognizione che crescere significa anche non poter fare più certe cose. O, quantomeno, non poterle fare nella stessa misura: "Cercavo di resistere, ma non era facile. La nuova realtà era molto dura, non potevamo vederci e stare insieme tutte le volte che volevamo. Perché le cose belle non possono durare per sempre? La verità si presentò alle nostre porte con una crudeltà inaudita, infrangendo i nostri sogni e le nostre romantiche teorie: fare soldi significava sacrificare tempo. E sacrificare tempo significava stare lontani".
Piazza Italia
"Ci troveremo in Piazza Italia / E quando il tuo gelato sarà sciolto / Ti accompagnerò alla stazione / E tornerò a curare l’orto", promette la canzone conclusiva di Gettoni, la traccia più bella dell’intero disco. Abbiamo cercato un passaggio di Una lenta nave per la Cina. Murakami RMX che significasse per davvero le stesse cose, e l'abbiamo trovato: "E fu quello che feci, rifugiandomi nei miei sogni. Sogni non nel senso di ambizioni e fantasie, ma di veri sogni. Quelli che di norma si fanno durante la notte, mentre si dorme".
Questo è il vero tratto di (com)unione tra uno scrittore giapponese e visionario e un gruppo veneto pazzo e artpop: la capacità di continuare a sognare, ma sognare sul serio, mica per dire. Come se si avesse ancora undici anni e fosse, sempre, la notte di Natale. Solo che lo si fa con tutta la consapevolezza e il peso di una vita intera sulle spalle. Sogni concreti per una veglia a occhi chiusi.
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L'articolo Giostre, la vita è un grande remix di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2020-11-02 15:00:00
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