Giacomo Jack Fiocchi era libero veramente

Suonava tutto quello che gli capitava tra le mani, si è esibito con ogni tipo di band (Iori’s Eyes, Plateaux, JFS Wet Orchestra, etc), ascoltava “più o meno sempre Dylan”. Se n’è andato decisamente troppo presto

Tutte le foto di Jack arrivano dai suoi amici, ve le lasciamo qui, senza didascalie
Tutte le foto di Jack arrivano dai suoi amici, ve le lasciamo qui, senza didascalie

Giacomo Jack Fiocchi era nato a Milano nel 1982. Da ieri  non è più con noi, e questa cosa non è affatto semplice da accettare. Jack lascia qui la sua compagna V e tre bambine: A, E, G.

Batterista, compositore, produttore e polistrumentista, conduttore radiofonico: se esiste una scena musicale, se si fanno ancora le cose, se la musica può essere ancora concepita in maniera diversa è esattamente pe rle persone come lui. 

Ha militato nelle seguenti band, in ordine sparso: LudovicoVan, Propano, Iori’s Eyes, Horizon, Bogus, Captain Toke and the Line Oversteppers, Plateaux, Old Fashioned Lover Boy, il Triangolo, JFS wet orchestra , Monterosa, Popa, Effe punto.

Tutto quello che vogliamo fare è dare la parola a chi con lui ha condiviso studi, palchi, vita. 

Effe punto: “Jack è stato tra le voci più calde di Radio Raheem, programma Folk Wars dal 2018 al 2022. Una scusa per parlare e ascoltare sempre più o meno Dylan”.

Dorian Monterosa (JFS, Monterosa): “Ci siamo conosciuti sul palco durante un soundcheck. Salì sul palco armonizzando divinamente While my guitar gently weeps che stavo cantando.  É entrato così nella mia vita, senza bussare, unendosi in coro. E da allora per tutti questi  anni ho scoperto giorno per giorno, coro dopo coro, groove dopo groove, un fratello, un mentore, un batterista/polistrumentista e geniale produttore da Capt.Toke a Monterosa, fino alle avventure più spericolate con JFS wet Orchestra. Ha prodotto, mixato e messo la sua impronta fino all’ultimo secondo. Aiutava sempre gli altri a tirare fuori il meglio di sé. E quando non sapevano come fare lui tirava fuori un manuale d’istruzione e aveva la pazienza di leggerlo per bene. Se qualcosa sembrava impossibile o frustrante ti mostrava la soluzione come fosse già davanti ai tuoi occhi. Un maestro e il migliore amico di sempre. Per me è stato anche un padre”.

Nicola Quaggia (Plateux): “Quando camminavamo nelle sue Prealpi gli piaceva uscire dai sentieri, ma ti riportava sempre a casa, con qualcosa di nuovo e di diverso da raccontare. Come musicista era lo stesso, creava lo spazio all’interno del quale noi tutti ci muovevamo, uno spazio a volte pericoloso, dove la possibilità di sbagliare aumentava per tutti, perché sapeva alzare il livello come pochi. Uno spazio di libertà, perché una volta che capivi dove mettere i piedi non c’era limite a quello che poteva essere fatto”.

Lorenzo Basaglia (Plateaux): "Sono tornato dall'Irlanda per Jack, Nico e per ricominciare a suonare con i Plateaux. Mi sono addirittura assicurato che ci fossero le intenzioni di riavermi nel progetto, prima di firmare un contratto di lavoro per tornare a Milano. Ho ascoltato quel master con una media di 10 volte al giorno nelle ultime settimane e ho avuto la fortuna di suonarlo nella 'Last Dance' di martedì scorso alla Brutepoque. Last Dance, proprio uno dei pezzi di Neil Young che abbiamo ascoltato insieme venerdì sera, mentre il Tara faceva una lezione di armonia al piano a Edo. Ti voglio bene Jack, rimani per sempre e anche quando scriverò la mia prossima parte di chitarra nella mia testa mi girerò verso di te per sapere che ne pensi, pronto a prendermi una tirata di orecchie o a discutere su un mezzo legato. Tanto poi hai ragione tu, 100%".

Lorenzo Fornabaio (JFS,Baustelle): “L’entusiasmo di Jack ‘El Jefe’ Fiocchi era contagioso, suonava tutto quello che gli capitava tra le mani, il suo cuore grande quanto il suo talento, era spontaneo e generoso, abbiamo imparato tanto da lui sia come musicisti che come esseri umani. Mancherà tantissimo a tutti”.

Marco Ulcigrai (Il triangolo, Ministri): “Aveva la musica dentro, ma non solo dal punto di vista fisico, amava essere anche uno storico e un teorico della musica, infatti da quando aveva iniziato a suonare con noi 6 anni fa ormai le prove del Triangolo erano diventate una scusa per dilungarsi in discorsi assurdi e profondissimi su qualche artista o band del passato. Generalmente il discorso si trasformava in una discussione tra lui e Thomas, mentre io e Elton guardavamo divertiti. Giacomo era talmente vicino al concetto di rockstar che è riuscito addirittura a lasciarci subito dopo aver finito di registrare un album, proprio l'album della sua band, i Plateux. Se fosse qui adesso mi saprebbe citare almeno 10 artisti che nel passato hanno fatto la stessa cosa, ma a me al momento viene in mente solo lui”. 

Popa: “Giacomo per me è stata una persona fondamentale dal primo giorno, da quando sono salita per la prima volta sul palco. Era il mio mentore, ispirazione, una guida ,una luce. Una persona unica nel mondo, con più talento e cultura sulla musica di chiunque altro. Abbiamo vissuto insieme dei momenti molto belli in tour, era un fratello, un amico e una forza che sentirò vicina e porterò con me per sempre”. 

Elton Novara (Elton Novara, Il Triangolo): “Non sembrava agire seconda una ‘morale’ o seguire nessun tipo di percorso, eppure ogni passo che faceva tracciava un sentiero verso l'arricchimento per chiunque gli camminasse accanto. Stavi a sentire quella voce suadente e senza rendertene conto avevi imparato a fare il terzo tempo nel basket, che Christian Meyer chiamava il piatto China ‘il cinese’ e quale fosse il miglior disco dei Flying Burrito Brothers. Non aveva paura di nessuna emozione. Accoglieva ed incassava la mia rabbia, rideva alle mie battutacce di cattivo gusto e non aveva paura di dirmi che mi voleva bene. Sapevo che se avevo un assolo col Triangolo sarebbe stato l'unico della serata e me lo sarei dovuto giocare bene, e quindi non avrei assolutamente incrociare il suo sguardo o avrebbe iniziato a fare fill sempre più difficili ed intricati, fissandomi negli occhi; non accettava di lasciarmi solo nel mio momento, non voleva rubarmi la scena ma fare una cosa per me impensabile e per lui naturale come respirare: ‘Farlo insieme’. Guinness, il mio amico Guinness, è stato un regalo”.

Alessandro Panzeri (Old Fashioned Lover Boy): “Ho conosciuto Jack nel 2016. Ero in procinto di pubblicare il secondo album di OFLB ed ero alla disperata ricerca di un batterista per portare il disco in tour. Con Martino e Vince avevamo tentato già con alcuni musicisti ma mancava sempre qualcosa. Ad un certo punto Barnaba (Sangue Disken) mi gira il suo contatto fb. Iniziamo a parlarci e dopo pochi giorni siamo in sala. Mi sono bastati pochi minuti per capire che era lui. Un musicista incredibile, sembrava come se suonassimo insieme da una vita. Una sensazione di pura gioia, in una sola prova aveva portato il nostro sound ad un nuovo livello. Lui la Musica prima di suonarla la Ascoltava e la comprendeva. Da lì in poi ci sarebbero aspettati 4 anni meravigliosi. Decine di migliaia di km percorsi insieme in 4 in una Smart for four piena zeppa di strumenti e di voglia di far parlare di sé. Avrei compreso meglio il musicista, ma soprattutto avrei trovato un amico meraviglioso. Ore e ore intere in auto a parlare di musica, di quanto la vita fosse breve da non poterla sprecare senza dare tutto per essa e per le proprie passioni. Dell’Amore verso le piccole cose. Jack era la persona più libera che io abbia mai conosciuto. Era così come lo vedevi e ti dava tutto ciò che aveva. Infinite discussioni su Neil Young, su Dylan e sulle loro fasi ‘avanzate’. Sull’influenza del brit pop nella nostra musica e su quanto la musica di oggi fosse derivativa. Su quanto lo Yatch Rock fosse sottovalutato dai musicisti contemporanei. Jack aveva sempre una parola in più da aggiungere quando si parlava di musica. La conosceva a fondo, era la sua cosa e lo era più per lui che di chiunque altro. Lo stimavo tanto perché era riuscito a darle priorità, a differenza mia che mi barcamenavo tra mille cose e non ci credevo fino in fondo in questa cosa della musica. Ho ricordi meravigliosi di quegli anni, tra i più belli della mia vita. Concerti stupendi, concerti di merda , persone incontrate e aneddoti da morire dal ridere. Jack era la costante - rappresenterà per sempre per me un grande esempio di libertà e di gioia”.

 

 

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L'articolo Giacomo Jack Fiocchi era libero veramente di Redazione è apparso su Rockit.it il 2024-11-20 09:50:00

COMMENTI (2)

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  • rockitadmin 31 giorni fa Rispondi

    @MatteoGreco 🙏

  • MatteoGreco 31 giorni fa Rispondi

    ciao Jack, la persona più musicale che abbia incrociato in vita mia, hai lasciato un segno forte. un abbraccio